Recuperare le risorse necessarie per evitare l’amento dell’Iva ad ottobre (4,2 miliardi), gestire il problema degli “esodati” e far fronte alle esigenze delle zone colpite da terremoto: queste le necessità (calcolabili in circa 8 miliardi) con cui il governo ha motivato il ricorso immediato alla spending review, con un decreto che verrà approvato questa settimana. Questa mattina all’incontro con Regioni ed Autonomie locali il commissario per la razionalizzazione della spesa Enrico Bondi ha presentato quattro proposte.
All’incontro ha partecipato anche il presidente Enrico Rossi. “La prima proposta – spiega il presidente Rossi – prevede di intervenire sulla fornitura dei beni e servizi alla pubblica amministrazione. Sono state analizzate 54 voci di uscita (fra cui anche quelle della sanità, ma al netto dei prodotti sanitari e quindi prevalentemente mense, lavanderie, rifiuti, ecc). Applicando i costi mediani, secondo Bondi, si potrà risparmiare dal 25 al 60%”. “Il secondo intervento riguarda il personale della pubblica amministrazione e l’obiettivo di ridurre del 20% i dirigenti e del 10% il personale, facendo ricorso agli strumenti di accompagnamento alla pensione.
Terzo: tagliare le consulenze del 50% e riordinare e razionalizzare il sistema degli affitti attivi e passivi. Quarto: razionalizzare i sistema delle governance delle aziende ed enti pubblici con amministratori unici al posto dei Cda”. “Il punto critico – prosegue il presidente Rossi – è che il governo annuncia al tempo stesso di voler tagliare da subito anche il fondo per la sanità. Senza però precisare nè l’entità nè i criteri del taglio Questo rischia di tradursi in una mazzata inaccettabile sui servizi.
Per evitarla ho avanzato al governo una proposta precisa e, credo, ragionevole: dateci, ho detto a Monti, i compiti a casa, nel senso di indicarci precisi obietti, dateci strumenti legislativi per intervenire sui contratti in essere e poi un periodo di tempo preciso (ad esempio un mese) per intervenire e ricontrattare le forniture al di sopra dei costi mediani. Poi, solo allo scadere del tempo concesso, applicate i tagli. In questo modo avremmo la certezza che i tagli non finirebbero per penalizzare i servizi ai cittadini.
A queste condizioni, avendo tempi e strumenti, sono disponibile a fare la mia parte, a ridiscutere la fornitura di beni e servizi, altrimenti il rischio è che si intervenga con tagli lineari, che non sarebbero altro che un ulteriore colpo all’offerta dei servizi”. “Il governo ha risposto con la disponibilità ad affrontare subito in due appositi tavoli questa questione. Avremo un incontro specifico con il ministro Passera sulla questione dei finanziamenti al trasporto locale (ridotti da 2,5 miliardi ad 1,6 miliardi) ed un altro, fissato per domani mattina con il ministro della sanità.
Sarà quella la sede in cui capire meglio le reali intenzioni del governo. Da parte mia c’è la disponibilità a discutere di come intervenire per risparmiare, ma senza penalizzare l’offerta sanitaria nè abbassare l’asticella dei servizi essenziali”. È preoccupato, e non lo nasconde, il presidente di Anci Toscana Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno e coordinatore delle Anci regionali. Il presidente dell’Associazione dei Comuni della Toscana questa mattina era a Roma, con il presidente ANCI Graziano Delrio, per l’incontro tra Governo, Regioni ed enti locali, svoltosi oggi a Palazzo Chigi per discutere dei tagli alla spesa pubblica in arrivo con i provvedimenti dell’esecutivo sulla spending review.
ANCI ha dato la propria disponibilità a sedersi al tavolo e impostare il lavoro sui costi standard che, come ha ricordato il presidente Delrio, sono “l’unica via per ridurre nel medio termine la spesa pubblica”, ma i primi cittadini non possono procedere in questa direzione senza alcuna certezza sui risparmi di spesa che dal comparto degli enti locali si vuol ottenere. Proprio la assoluta mancanza di indicazioni sulle cifre è ciò che ha allarmato Cosimi, che lamenta, stando così le cose, l’impossibilità per i Comuni di pianificare gli interventi in maniera puntuale e il rischio di dover tagliare i servizi ai cittadini per conseguire gli obiettivi che Roma indicherà in un secondo momento.
In sostanza, secondo il sindaco di Livorno, si è trattato di un “incontro abbastanza deludente con un problema di fondo, vale a dire che non si è parlato di cifre. Personalmente – continua Cosimi – sono abituato a discutere su questioni concrete, invece ci sono stati chiesti suggerimenti su un provvedimento del quale non conosciamo nemmeno la natura”. Il problema, insiste Cosimi, è che “il Governo ha dato delle indicazioni di fondo sulla linea d’azione da seguire, che come ANCI condividiamo, ma per collaborare alla definizione dei provvedimenti, dobbiamo essere messi in condizione di poter discutere nel merito e sul metodo”.
I sindaci, insomma, non vogliono dover agire in conseguenza di scelte da già fatte, ma essere realmente partecipi di provvedimenti che li riguardano in prima persona. Il presidente di Anci Toscana chiosa con un auspicio, quasi un appello al presidente Delrio: “Sono molto preoccupato e spero che ANCI possa onestamente intervenire su questo tema perché i Comuni non possono permettersi tra Imu, costi standard e quant’altro, che non ci sia collegamento fra le azioni che portiamo avanti e, soprattutto – conclude – non si possono mettere a rischio i servizi per le persone”.
Altro fronte che non fa stare tranquilli, denuncia il presidente di Anci Toscana, riguarda la Sanità: se le Regioni hanno infatti chiesto al Governo di operare, come ha detto il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, “tagli con il bisturi” e non con l’accetta, dal Governo non sono arrivate rassicurazioni in questo senso, anzi: la richiesta di non toccare il Fondo Sanitario Nazionale, portata avanti dai presidenti delle Regioni italiane non potrà essere accolta. Ancora non si sa di quanto, ma i tagli ci saranno.
E, commenta Cosimi, “questo è un altro aspetto molto preoccupante per gli enti, perché c’è il rischio di ridurre la qualità dell’assistenza ai cittadini”. «Rossi si lamenta dei tagli al sociale e alla sanità? Cominci ad accorpare le Asl, così inizierebbe a combattere gli sprechi e a recuperare le risorse necessarie per non toccare i servizi». È quanto pensa il consigliere regionale della Lega Nord Toscana, Gian Luca Lazzeri, che commenta le parole di Rossi intervenuto a “24 Mattino” su Radio 24. «Accorpare le Asl – chiarisce l’esponente del Carroccio – è l’unica risposta possibile da dare senza intervenire sui servizi.
Nel resto d’Italia non esiste un’Asl a cavallo tra due province, ma noi abbiamo quella della Versilia. Nel resto d’Italia non esiste una provincia con al proprio interno due Asl, e noi abbiamo Firenze». Per Lazzeri il problema è anche un altro. «Le Asl toscane – spiega – oggi strutturano i servizi in base ai residenti della zona che coprono. Ma poi scopriamo che, per quanto riguarda per esempio i cittadini della provincia Livorno, molti servizi sono svolti dall’Asl di Pisa. Così Pisa dovrà dotarsi di una struttura di medici più ampia, Livorno si trova a strutturare dei servizi che in realtà vengono svolti soprattutto da un’altra Asl e infine paga ai pisani il corrispettivo per i servizi svolti.
Bisogna, quindi, ridurre le Asl per evitare sprechi e disservizi sul territorio». Secondo il consigliere regionale leghista, «i segnali di crisi c’erano, ma si è fatto finta di non vederli. Rossi deve scegliere la strada della Toscana: far parte del Sud Italia o del Nord del Paese? Noi preferiamo essere il Nord e per questo il Presidente della Regione deve strutturare la sanità sui modelli Nordeuropei». Che cosa significa avere meno Asl? «Vuol dire – risponde Lazzeri – avere meno direttori di ogni genere, meno dirigenti, ma vuol dire anche passare alle Estav l’amministrazione di tutte le attività non sanitarie che oggi, invece, vengono gestite a macchia di leopardo e in modo non omogeneo.
Se Rossi sarà capace di questo, finalmente potrà essere il Presidente di tutti i toscani e non solo di quelli che l’hanno votato».