Una storia che comincia con la richiesta al dott. Ciari di eseguire degli esami con raggi x, procedura da cui il medico era esentato per gravi motivi di salute e prosegue con l’altrettanto illegittima richiesta di manomettere la cartella clinica di un paziente deceduto, fino alla partecipazione ad un’operazione di asportazione di un rene, risultato poi sano. Episodi che portarono Ciari, ormai vessato da pressioni psicologiche di ogni tipo, a rivolgersi a Striscia la Notizia, nel novembre 2006. “Un sistema di potere soffocante dietro la gestione della sanità pubblica in Toscana”.
Questo è quanto emerso, secondo il consigliere regionale Dario Locci (Gruppo Misto), dalla vicenda che ha coinvolto il dottor Costantino Ciari, medico presso l’ospedale di Montevarchi. Da allora l’Asl 8, all’epoca diretta da Monica Calamai, ha avviato tre procedure (deferimento all’Ordine dei medici, danno erariale alla Corte dei Conti, citazione in giudizio per diffamazione) contro Ciari, difeso da Locci, tutte archiviate per insussistenza dei fatti, più un’azione civile per diffamazione, respinta dal Tribunale di Arezzo.
Ma non basta: l’Asl è stata condannata a pagare 200mila euro circa di risarcimento a Ciari in un’altra causa, stavolta per mobbing. Una sentenza storica, in Toscana, che vede per la prima volta un dipendente risarcito da un’azienda sanitaria per le pressioni psicologiche subite sul lavoro. “Eppure la vicenda non è ancora conclusa – commenta Locci – l’Asl 8 continua a spendere soldi pubblici con il solo fine di ‘eliminare’ dalla scena un personaggio scomodo”. Se la prima udienza del ricorso in appello legato alla sentenza per diffamazione si è tenuta i primi di giugno (aggiornata a febbraio 2017), è di pochi giorni fa la notizia che l’Asl 8 ha intenzione di impugnare in appello anche la sentenza relativa al mobbing. “Il direttore generale Desideri, appena riconfermato a capo dell’Asl 8 – dichiara il dottor Ciari – ha firmato la delibera il 15 giugno scorso, impegnando altri 13mila euro per l’appello.
Con questi il conto delle risorse buttate per perseguirmi – senza successo – sale a circa 300mila euro: soldi sottratti invano alla sanità pubblica”. “Quello che più stupisce in questa storia – aggiunge Locci, nella duplice veste di legale e consigliere regionale – è il clima di omertà con cui abbiamo avuto a che fare. Non essendo un esperto di mobbing – aggiunge – ho cercato un avvocato che potesse sostenere la causa: non ne ho trovato uno solo in tutta la Toscana che fosse disposto a intraprendere questo percorso contro un’Azienda sanitaria.
Mi sono allora messo a studiare per dare seguito a questo ricorso”. “Ciò che è avvenuto – conclude – è successo perché una struttura di potere ben radicata lo ha permesso. Da consigliere regionale continuerò a combattere per scardinare questo sistema e riaffermare i principi costituzionali di legalità, imparzialità e buona amministrazione”.