FIRENZE– Emergenza caldo, venerdì è atteso il picco: «allarme rosso» a Firenze. Fino a fine settimana non si avrà attenuazione dell'ondata di calore. E anche il caldo può esser nemico dei pendolari. Per questo oggi, date le temperature molto elevate e viste alcune segnalazioni ricevute dal numero verde per il trasporto pubblico 800.570.530, la Regione ha rafforzato i controlli del nucleo degli ispettori regionali e chiesto a Trenitalia una ricognizione speciale sul funzionamento dei climatizzatori.
L’esito delle verifiche è che in 43 carrozze delle 430 circolate nella mattinata negli orari più utilizzati da lavoratori e studenti (esattamente il 10%) si sono verificati problemi all’impianto di condizionamento. Il dato di oggi conferma esattamente la tendenza già evidenziata dagli ispettori regionali, che a partire dal 15 giugno hanno avuto mandato di effettuare speciali controlli sugli impianti di climatizzazione. I controlli ‘a tappeto’ effettuati dagli ispettori sui treni del servizio ferroviario regionale hanno evidenziato che la percentuale di impianti funzionanti è, ad ora, del 90%.
La certificazione da parte degli ispettori regionali di guasti agli impianti di condizionamento rientra tra i motivi per cui il contratto di servizio stretto stretto tra la Regione e Trenitalia prevede penali a carico dell’azienda di trasporto. Il sovraffollamento, la scarsa manutenzione degli edifici, la sempre maggiore carenza di risorse con le conseguenti difficoltà organizzative sono i problemi più scottanti delle carceri toscane e la situazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente.
I dati preoccupanti sono emersi in commissione Affari istituzionali, presieduta da Marco Manneschi (Idv), dalla relazione sull’attività svolta nel 2011 dal Garante regionale per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Alessandro Margara. All’audizione era presente l’assessore al welfare Salvatore Allocca. Il Garante ha sottolineato che precise scelte legislative hanno trasformato i penitenziari in luoghi di “contenzione”, invece che di “rieducazione”, contrariamente a quanto previsto dalla Costituzione.
L’utilizzo delle misure alternative appare più orientato a garantire esigenze di sicurezza, che a favorire il reinserimento sociale, nonostante i dati mostrino che tali misure riducano in maniera significativa (dal 67% al 18%) la recidiva. L’istruzione, primaria e secondaria, è tradizionalmente di buon livello, ma deve fare i conti con il taglio delle risorse, che incide pesantemente soprattutto sulle opportunità di lavoro retribuito per i detenuti.Margara ha fatto una panoramica sulla situazione dei singoli penitenziari della regione, in molti casi costretti a chiudere alcune sezioni perché non idonee, e sulla complessa attuazione della riforma sanitaria, con il passaggio dal servizio sanitario penitenziario al servizio sanitario nazionale.“Visitando le carceri con particolare riferimento alla parte sanitaria non sembra di essere in Toscana – ha osservato Marco Ruggeri (Pd) – E’ necessario sviluppare una riflessione.
Quanto previsto dal piano sociale e sanitario non è sufficiente. Forse dobbiamo creare una struttura a livello regionale”. “La Toscana partiva da un livello altissimo di civiltà. Il crimine era quasi sconosciuto – ha affermato Dario Locci (gruppo Misto) – Oggi la situazione è preoccupante e le carceri sono solo l’ultimo anello di una società disgregata, attraversata dalle dipendenze e da certe forme deleterie di immigrazione”. “La relazione non consente a nessuno di far finta di niente: ci deve far vergognare – ha aggiunto Marco Spinelli (Pd) – Ci sono problemi strutturali, non è solo una questione di diritti individuali.
Sono necessarie maggiori risorse. Il piano sociale e sanitario va rivisto”.All’unanimità la commissione ha approvato una risoluzione, che esprime apprezzamento per l’attività svolta dal Garante nel corso del 2011 e ribadisce l’impegno per assicurare la finalità rieducativa della pena ed il reinserimento sociale dei condannati e, più in generale, l’effettivo godimento dei diritti civili e sociali all’interno delle strutture penitenziarie. La risoluzione sarà all’esame del Consiglio regionale nella prossima seduta.