L'accusa sarebbe quella di aver partecipato alla realizzazione di una complessa frode fiscale. A muoversi è stata la Procura di Milano dove il Gup Maura Marchiondelli ha rinviato a giudizio Alessandro Profumo, ex AD di Unicredit ed attuale presidente del Monte dei Paschi, accusate altre 19 persone in quella che è stata presentata come una presunta maxifrode fiscale da ben 245 milioni di euro che sarebbe stata realizzata attraverso una struttura finanziaria chiamata Brontos. “Capisco che il Giudice per l’Udienza Preliminare non è il Giudice del merito e quindi aspetto fiducioso ed impaziente il giudizio pubblico, certo come sono della correttezza di ogni mio operato e che non potrà quindi che essere riconosciuto come tale.
In questo modo si porrà anche fine al danno di reputazione che sto di fatto, inevitabilmente, pur ingiustamente, subendo” risponde in una nota il presidente del Monte dei Paschi di Siena "La richiesta di rinvio a giudizio, conferma la solidità dell'impianto accusatorio del Pm di Milano, Alfredo Robledo, per la maxi-frode fiscale da 245 milioni di euro che sarebbe stata realizzata attraverso un'operazione di finanza strutturata denominata Brontos". Lo dichiarano, in una nota congiunta, il sen.
Elio Lannutti, Capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Finanze al Senato, e l'on. Fabio Evangelisti, Segretario Idv Toscana, a proposito del rinvio a giudizio del Presidente di Mps. "Italia dei Valori esprime gratitudine al Pm di Milano Alfredo Robledo - spiegano Evangelisti e Lannutti - che nonostante i cavilli e le fortissime pressioni, continua nel lavoro difficile di mettere sotto processo i 'potenti' come Profumo e altri dirigenti di Banca Unicredit, che hanno piazzato derivati avariati a fior di imprese come la Divania di Bari, portata al fallimento.
Chiediamo pertanto che la Banca d'Italia destituisca con effetto immediato il signor Profumo dalle cariche ricoperte al Monte dei Paschi di Siena, oltre a diffidare il Governo ad approvare nella delega fiscale la sanatoria per i banchieri che hanno frodato il fisco per 3,3 miliardi di euro". "In una fase di gravissima crisi economica prodotta dai banchieri e di vera e propria persecuzione fiscale di Equitalia ed altre agenzie fiscali per poche centinaia di euro a danno dei cittadini, famiglie e di tutti i contribuenti onesti - concludono Evangelisti e Lannutti - sarebbe una beffa mantenere inalterato l'Art.
9 della delega fiscale che, specie dopo la sentenza n. 7739/2012 della Terza Sezione Penale di Cassazione su Dolce&Gabbana, ha riconfermato reato penale l'abuso di diritto per frodare il fisco con artifizi e raggiri insiti nell'operazione Brontos".