All'indomani della notizia data dall'Assessore alla Mobilità del Comune di Firenze, Massimo Mattei circa l'aumento del titolo di viaggio urbano dagli attuali 1,20 euro agli 1,50 euro la città vive le quotidiane situazioni di disservizio pubblico. Un lettore ci segnala quanto avvenuto oggi sulla linea che unisce il centro storico con il nord della città. Firenze, ore 12 e 45, vettura 3661. La linea 22 effettua la fermata presso il capolinea di via de' Vecchietti, poi parte in direzione Unità d'Italia.
L'autista scende ed attende il cambio. "Ma come, dopo il capolinea?" si domandano i passeggeri. Lunga l'attesa sotto al sole. Del cambio nessuna notizia dalla centrale operativa del viale dei Mille. Accade l'inaspettato. Un'altra vettura recante il numero 22 supera l'autobus fermo in stand by. E' il caos, l'autista rischia il linciaggio verbale. Non si è accorto dell'arrivo del collega e non ha avvisato nessuno. Volano parole grosse e del cambio nessuna notizia.
Arriva l'autista di ricambio e la vettura riparte tra mille polemiche, non ultima l'aumento del biglietto rispetto ad un disservizio palese. Fermata successiva, scalette della stazione Santa Maria Novella. Altra lunga sosta. L'autista appena salito scende e lascia il posto ad un altro collega. I passeggeri, esasperati, si trovano a passare dal danno alla beffa. Dopo poche fermate ecco salire i controllori "Biglietti!". E per i disagi subiti? Intervento del capogruppo di Lista Galli Giovanni Galli insieme al suo vice Massimo Sabatini sul rincaro dei biglietti: “L’aumento deciso per i biglietti di tutti i bus delle città toscane dalla Regione dal gennaio 2013 è non solo pesante (+25%, da 1,20 a 1,50 per il titolo Ataf) ma anche incomprensibile.
L’assessore ai trasporti Ceccobao deve spiegare ai cittadini questa gestione schizofrenica del trasporto pubblico. Prima si afferma che per salvarlo occorre accorpare: niente più servizi locali ma un bando unico regionale. Bene. Poi che non basta, perché le strutture che comunque insistono sul territorio non sono sostenibili, e di qui la scelta di vendere ai privati, ‘spacchettando’ le varie aziende (Ataf compresa). Bene. Oggi scopriamo che, per salvare il trasporto pubblico, occorre aumentare i prezzi dei biglietti.
Ma allora a cosa è servito tutto il percorso precedente? Tanto valeva aumentare da subito i prezzi e salvare così le aziende pubbliche. In questo modo, invece, oltre a gravare economicamente sui cittadini già tartassati a causa della crisi, si fa un assist incomprensibile ai privati, per i quali la strada, dal momento del subentro nelle proprietà delle aziende oggi pubbliche sarà tutta in discesa. Così facendo, la Regione risolve infatti subito per loro la bega più grossa: appunto l’aumento del titolo di viaggio, perché? Troviamo tutto questo inaccettabile.
Chiederemo anche all’amministrazione comunale che cosa pensa di questa scelta da parte della Regione”. “Ingiusto far ricadere sugli utenti la cattiva gestione del trasporto pubblico locale. Gli aumenti previsti nell'ordine del 20% sono una vera mazzata per i cittadini che si spostano per andare a lavoro. Un vero deterrente ad un utilizzo maggiore dei mezzi pubblici. Gli stipendi sono fermi da venti anni e l'unica cosa di cui sono capaci è aumentare i prezzi”. Alessandro Cresci, coordinatore provinciale fiorentino IdV, commenta così la notizia degli aumenti che il trasporto pubblico regionale subirà a partire dal prossimo primo gennaio 2013: “I costi dei trasporti aumenteranno per colpa dei diminuiti trasferimenti dallo Stato alla Regione e di conseguena a cascata dalla Regione alle Province e Comuni, ma un aumento del 20% però ci sembra francamente troppo per giustificarlo.
Se esistono degli sprechi dovremo andare a cercare e colpire quelli e nn certo gli utenti/pendolari. Oramai sta divendendo una prassi dei governi centrali ma anche regionali, e degli pseudo governi tecnici, aumentare il costo della benzina per un qualsiasi evento che si verifica in Italia che determina spese impreviste, come per l'alluvione di Aulla per esempio oltre al terremoto in Emilia. Basta far ricadere sui pendolari la malagestione, in questo caso dei trasporti, come degli altri settori della vita pubblica.
Tanto più che all'aumentare dei prezzi non corrisponde un pari aumento della qualità del servizio, vedi il trasporto su ferro in Toscana che non passa mai giorno in cui gli utenti non si lamentano dei disservizi, settore anche questo ha già subito aumenti recenti”.