FIRENZE – Cassa integrazione ancora in aumento rispetto ad un anno fa, mentre nel breve periodo si assiste ad una contrazione. Queste le novità registrate dall’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro, che ha preso in considerazione i dati di aprile 2012 e quelli del periodo gennaio-aprile sulle ore autorizzate in Toscana. Ad aprile va meglio? Se l’aumento sullo stesso periodo del 2011 è del 12,7%, rispetto a marzo 2012 le ore autorizzate diminuiscono del -10,5%. Il flusso di autorizzazioni si concentra nella Cassa integrazione straordinaria.
Rispetto al mese precedente, invece, si è registrato un calo del -10,5%. Dai dati medi nazionali emerge un panorama del mese un po’ diverso da quello toscano, con una variazione tendenziale più favorevole (-5,4%) e una flessione su base trimestrale sostanzialmente non distante dal dato toscano (-13,6%). Nell’intero periodo gennaio-aprile 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011, la dinamica delle ore di cassa integrazione in Toscana mostra ancora un risultato moderatamente più favorevole di quello italiano, per il netto differenziale registrato nei primi due mesi dell’anno.
Complessivamente si rileva nella regione una flessione del -6,2% a fronte di un dato invariato a livello nazionale (+0,0%). Il commento “Anche se l’andamento della cassa integrazione – spiega l’assessore alle attività produttive, lavoro e formazione Gianfranco Simoncini – appare altalenante e mostra segni di discontinuità rispetto ad una tendenza univoca al rialzo, non possiamo che confermare la necessità di mantenere un forte e straordinario impegno per la tenuta sociale, in un momento che si profila fra i più difficili degli ultimi anni.
I dati ci dicono che la cassa in deroga in Toscana è prevalente e questo dimostra la qualità e l’entità dell’impegno della Regione che gestisce direttamente questo ammortizzatore. Ma il nostro impegno si concretizza anche nel presidio delle vertenze in atto e nel sostegno alle imprese per l’accesso al credito e negli investimenti per favorire la crescita. Voglio ricordare ancora una volta gli interventi per 125 milioni messi in campo dall’inizio dell’anno, che si affiancano agli incentivi all’occupazione e per la Cassa in deroga”. Ma se la Toscana fa la sua parte, altrettanto deve fare il governo, che l’assessore Simoncini sollecita a intensificare l’azione per lo sviluppo, con misure capaci di incidere subito sulla capacità delle imprese di restare sui mercati e ricominciare ad investire. Vertenza sulla Sirti di Sesto Fiorentino.
L'assessore al Lavoro della Provincia di Firenze Elisa Simoni esprime preoccupazione per un settore come quello delle telecomunicazioni che è fondamentale e che necessita di investimenti. L'assessore, rispondendo a due domande d'attualità dei gruppi di Rifondazione comunista e della Lega Nord, ha ricostruito la vicenda della Sirti, un’azienda di servizi a livello nazionale, fondata a Milano nel 1921. Risulta impegnata nei settori Telecomunicazioni, trasporti, energia e impianti tecnologici e occupa oltre 4 mila addetti (dei quali 110 in Toscana nelle sedi di Pisa, San Vincenzo e Sesto Fiorentino).
L’azienda nel corso dell’incontro svoltosi il 12 aprile al Ministero del Lavoro, ha presentato richiesta di trasformare la Cassa integrazione straordinaria in corso da Cassa per riorganizzazione a Cassa per crisi aziendale. I sindacati, invece, hanno proposto di ricorrere al Contratto di solidarietà. Le parti non hanno raggiunto l’accordo e in data 16 aprile l’azienda ha inviato comunicazione a buona parte dei lavoratori interessati dal provvedimento di Cigs per crisi (mille). Per la sede di Sesto Fiorentino, dove operano 60 lavoratori, la Cassa riguarderebbe 20 addetti.
Non viene prevista rotazione. I sindacati sottolineano come, al di là della crisi del settore, Sirti stia pagando la mancata capacità di gestione del management e la difficoltà a realizzare investimenti (normativamente previsti dalla Cigs per riorganizzazione). L’obiettivo delle organizzazioni sindacali è quello di ricondurre l’azienda ad una trattativa al fine di giungere ad un accordo. L’azienda non avrebbe intenzione di mutare le proprie determinazioni, ma si sarebbero riaperti margini di confronto, anche dopo l'ultimo presidio dei lavoratori l'11 maggio.
"L'azienda, forse, dopo la straordinaria mobilitazione dei lavoratori sarebbe disposta a mettersi a un tavolo senza scegliere la modalità classica del licenziamento", ha commentato il consigliere di Rifondazione Andrea Calò che con il consigliere Lorenzo Verdi ha presentato una nuova domanda d'attualità. Il 24 maggio a Milano si incontrano le parti sociali con i vertici dell’azienda. Rifondazione Comunista "a sostegno della vertenza chiede alle amministrazioni locali di qualificare le proprie iniziative per contrastare il massacro sociale".
Per Marco Cordone (Lega Nord) è importante che finalmente la controparte aziendale sia disposta a sedersi a un tavolo di trattative, "cercando di non forzare sugli iniqui provvedimenti del governo Monti. Continueremo a monitorare la vertenza e auspichiamo che dal tavolo del 24 maggio scaturisca la possibilità di mantenere i posti di lavoro, senza rifugiarsi nell'applicazione degli ammortizzatori sociali che sono sempre un ripiego". La vetreria Gobbini di Reggello realizza i suoi prodotti arredo bagno, componente fondamentale cristallo) rivolgendosi a una specifica nicchia di mercato.
Dal 2000 l’azienda ha debuttato col marchio “Q’in” sul mercato nazionale ed internazionale modificando stile e dimensioni, proponendo un prodotto ad alto contenuto progettuale. L’aumento dei costi e le difficoltà dovute alla crisi generale hanno motivato la richiesta di cassa integrazione ordinare per 13 settimane per tutti i 10 addetti (prevalentemente giovani). Il recente accordo raggiunto fra le parti ha determinato il ricorso all’ammortizzatore fino al luglio prossimo. In quel momento azienda e il sindacato, si ritroveranno per decidere quale soluzione adottare.
Il sindacato sottolinea la temporaneità della crisi e soprattutto, gli investimenti operati dalla proprietà. Nonostante le difficoltà l’azienda sta ricercando, anche attraverso la partecipazione a mostre del settore e altre forme di marketing, di ottenere maggiore visibilità sul mercato. Questa in sintesi la comunicazione dell'assessore provinciale al Lavoro Elisa Simoni in risposta a una domanda d'attualità di Rifondazione comunista. "Quella della Gobbini - ha commentato il consigliere Andrea Calò per Rifondazione - è una vertenza complessa e delicata che cerca di mantenere i livelli occupazionali e la presenza del sito produttivo.
I lavoratori sono in cassa integrazione ordinaria fino a luglio del 2012. Si è puntato a lasciare aperto il confronto tra le parti per trovare una soluzione positiva ad entrambi gli aspetti. Prendo atto del fatto che la Provincia di Firenze dichiara di mantenere alta l'attenzione, ma continua ad essere assordante il silenzio del Comune che ignora le numerose crisi aziendali presenti sul territorio. Rifondazione chiede che l'Amministrazione comunale rafforzi la filiera istituzionale al fine di salvaguardare occupazione, salario e redditi". “Esprimiamo grande preoccupazione per l’annuncio di messa in liquidazione della Pramac che rischia di provocare conseguenze pesantissime non solo sui 230 dipendenti dello stabilimento di Casole d’Elsa, ma anche su tutto l’indotto della Valdelsa, stimato in oltre duecento addetti.
Chiediamo prima di tutto all’azienda di fare la massima chiarezza sullo stato di crisi e di tutelare i lavoratori e lo stabilimento di Casole d’Elsa che, come afferma anche l’ad Campinoti, produce performance economiche positive. Sarebbe gravissimo da parte della proprietà far pagare ai dipendenti della Valdelsa il prezzo di un investimento, realizzato da Pramac in Svizzera, che non ha ottenuto i risultati attesi”. Con queste parole il presidente della Provincia, Simone Bezzini e l’assessore provinciale alle attività produttive, Tiziano Scarpelli commentano l’annuncio di messa in liquidazione di Pramac da parte della proprietà. “Pramac – dicono ancora Bezzini e Scarpelli - è un’azienda di rilevanza nazionale nel campo della produzione di generatori e carrelli elevatori che deve trovare l’attenzione non solo delle istituzione locali ma anche della Regione Toscana e del governo.
Per questo la Provincia di Siena è pronta a farsi carico di sollecitare, con la massima urgenza, tutte i soggetti coinvolti, a partire dalla Regione e dal governo per cercare di mettere in atto tutte le quelle azioni, tese ad accompagnare un percorso che porti alla soluzione positiva della crisi per lo stabilimento di Casole d’Elsa”.