Via Palazzuolo si tinge di giallo contro il degrado. Ma i colori potrebbero essere tanti, gli stessi che formano l'iride delle bandiere rappresentate dalla società multietnica che quotidianamente vive e si muove lungo la stretta strada fiorentina. Per la cronaca è la strada dello spaccio e della prostituzione, del degrado, della paura, dell'intolleranza e delle occasioni mancate. Per chi la abita è una casa troppo stretta e troppo brutta per essere vera. Bastano un po' di palloncini e qualche fazzoletto colorato per cambiare le cose? Assolutamente no, ma sono un ottimo inizio a giudicare dagli sguardi della gente, dal numero di persone che passano davanti alle vetrine. La via inizia alle spalle di piazza Santa Maria Novella, dalle parti di un cinema abbandonato, l'Ariston già trasformato in Bingo con malcelate probabilità di insuccesso.
Per i primi metri non esistono negozi, ma solo edifici residenziali ed istituzionali. Ad un certo punto la strada inizia il suo tratto commerciale ed è qui che incontriamo i segni della rivoluzione culturale, della richiesta di aiuto. Perché di questo si tratta: "Visto che non ci ascoltano, almeno così ci vedono" recita infatti uno dei cartelli affissi a vetrine e portoni. Quel che manca è il controllo? A detta di alcuni sì, sono i residenti che non riescono a trovare pace e che temono di uscire soli la notte.
Mentre per altri, per lo più stranieri, il controllo c'è e rischia spesso di fuorviare i passanti che si ritrovano impauriti, ma spaventa anche gli stessi frequentatori della strada che per timore di essere ripetutamente fermati si rifugiano nei locali o dove possono. "La gente cambia strada perché sa che qui è pericoloso, non perché è pericoloso" vittime dei preconcetti secondo alcuni. C'è chi ha scelto di vivere e lavorare qui pur sapendo già cosa lo aspettava "Ma il degrado inizia da noi, e possiamo portarcelo ovunque" spiega con estrema trasparenza un commerciante, che poi aggiunge "così ho pensato che tutto può essere cambiato, anche il modo di proporsi al pubblico".
Ci ha creduto, ci sta provando. Ha vinto o ha perso la sua sfida? Non ha rinunciato a giocarsela. "Una rissa di troppo e la strada diventa violenta" ci sentiamo dire. Bene sarebbe non cadere nel disordine sociale e mantenere il rispetto altrui.. "ma per alcuni è normale azzuffarsi in strada" usanze che dovrebbero rientrare nel vivere comune e misurarsi con il contesto affinché si possa parlare di libertà.
Ce lo raccontano gli 'addobbi' riservati, i palloncini appesi al proprio uscio e non oltre, i drappi personalissimi che non invadono il territorio del dirimpettaio. L'integrazione passa per uno scambio di parole, per una stretta di mano, per interessi comuni, come difendere la propria strada dalla paura e dall'indifferenza. Non è una cosa che si può vedere in un'ora, in un giorno, in una settimana di pareti colorate, è l'impressione di un momento, facile da ravvisare o da smentire. Peccato.
Peccato perché la buona volontà non manca, con i mercati rionali, con le feste di strada e con gli eventi, e sono i commercianti stessi a fare autocritica e a dirsi dispiaciuti per la presenza di eventuali 'concorrenti sleali'. Come il bar che vende alcolici a basso costo o quello che non fa rispettare le normali regole di comportamento impedendo la consumazione in strada con schiamazzi e bivacchi, o il frequentatore attratto da una situazione consolidatasi più nel credo collettivo che nelle reali esigenze altrui.
"Trovi lo spacciatore perché qui si spaccia, non perché ci vive gente che si fa".