Madoff ha rubato una cifra pari o superiore a cinquanta (50) miliardi di dollari. Una cifra che per l’uomo qualunque non può significare qualcosa: talmente grande da essere astratta. Per provare a dare un’immagine: con cinquanta miliardi di dollari si edificano 5000 ospedali, in Italia (la seconda nazione al mondo per livello sanitario, dopo la Francia) ce ne sono 1200. Come ha fatto Bernie Madoff a rubare 50 miliardi di dollari? Con una truffa che si chiama Schema Ponzi (dal nome dell’italiano che non la ha inventata, ma che per primo la ha usata su larga scala, anche qui eccellenza del Belpaese).
Lo schema Ponzi consiste nel promettere agli investitori alte percentuali di rendita se, oltre che ad investire con noi, porteranno con sé nuovi investitori: le prime rendite si pagheranno coi soldi investiti dalla seconda ondata di ‘vittime’ e così via. Un sistema degno del peggior imbonitore, non fosse che Madoff era uno dei più stimati rappresentanti del regno dell’alta finanza mondiale. Perché lo ha fatto? Per i soldi? Per il potere? Per la gloria? Non si sa molto su questo, sta di fatto che un giorno dicembrino del 2008 Madoff venne scoperto, arrestato e successivamente condannato alla modica pena di 150 anni di carcere. E' a questo punto della storia che il regista Patrick Duquesne e l’attore Dimitri Frosali hanno scritto a quattro mani lo spettacolo Madoff (In scena al Teatro Everest venerdì 30 e sabato 31 marzo alle ore 21.00).
Una co-produzione italo-belga delle compagnie Collectif Libertalia e Laboratorio Amaltea. Cosa succede a Bernie Madoff una volta in cella? E’ solo, abbandonato, vorrebbe sapere cosa non ha funzionato: lui è sempre stato infallibile. E’ da qui che il Madoff di Frosali (storico attore della Compagnia Arca Azzura) inzia a vivere. Quando qualcuno gli domanda dove sta la verità? Nella religione? Nel denaro? Nella rivoluzione? Chi si siederà alla tavola delle confessioni di Madoff? Un monologo potente ed ispirato su uno dei grandi mostri in giacca e cravatta che caratterizzano l’epica contemporanea, un modo innovativo di fare teatro sociale, non già alla ricerca di un colpevole per l’attuale momento di crisi, ma nell’assurda (utopica?) convinzione che da qualche parte, in qualche modo, si arrivi a lei, alla verità.