“La farmacia deve diventare sempre di più uno dei nodi qualificati di un welfare moderno, capace di integrarsi nella rete regionale dei servizi sociosanitari assistenziali, dei servizi alla persona”, ha detto il presidente di Confservizi Cispel Toscana, Alfredo De Girolamo che ha chiesto la modifica del decreto Cresci Italia per consentire anche alle farmacie pubbliche di partecipare alle assegnazioni delle nuove concessioni (142 in Toscana) Le farmacie comunali, discriminate per una scelta inspiegabile e sbagliata nel provvedimento sulle liberalizzazioni, sfidano il mercato e rilanciano il loro ruolo che è quello di fornire servizi di qualità al cittadino.
“La farmacia in generale e quella pubblica in particolare deve diventare sempre di più uno dei nodi qualificati di un welfare moderno, capace di integrarsi nella rete regionale dei servizi sociosanitari assistenziali, dei servizi alla persona”, ha detto il presidente di Confservizi Cispel Toscana, Alfredo De Girolamo, aprendo i lavori del convegno “Farmacia dei servizi” che si è svolto oggi a Firenze. Per rendere immediatamente visibile la nuova sfida, è stato lanciato un marchio regionale “FARMAQUI”, prima iniziativa di questo genere in Italia, che intende garantire la fornitura e la qualità di questi servizi integrativi in una rete regionale di farmacie comunali che aderiscano all’iniziativa.
“La farmacia pubblica – ha spiegato De Girolamo - è diffusa in tutto il territorio, è un marchio forte, credibile, e in questi anni ha garantito l'unica concorrenza nel settore, sia in termini di prezzo che di qualità del servizio”. I cittadini non esiterebbero dunque “a sceglierla come interlocutore di un’ampia gamma di servizi di welfare”. Solo così – ha proseguito – la farmacia pubblica può ritrovare la sua missione, e potrà competere con gli altri operatori e vincere la battaglia della liberalizzazione.
Battaglia che parte dalla correzione del testo del decreto Cresci Italia, in fase di conversione alla Camera: “All’apertura dei nuovi punti vendita non potranno partecipare le aziende comunali, una scelta – ha aggiunto De Girolamo – che priva questo mercato dell’unico concorrente vero alle gestioni private. Per questo chiediamo di modificare alla Camera la legge di conversione consentendo alle farmacie pubbliche di partecipare alle nuove assegnazioni, e puntando ad introdurre criteri di merito nelle selezioni, favorendo chi si integra nella rete regionale di servizi alla persona: i servizi di prenotazione, l’attivazione della tessera sanitaria, il supporto alle famiglie (psicologo, infermiere, aiuto familiare), la consegna di referti medici e l’offerta di strumenti di analisi e diagnosi”.
In Toscana, secondo l’attuale formulazione della legge, potrebbero essere aperte 142 nuove farmacie, in un’ottantina di Comuni. “Un incremento – ha commentato da parte sua Simona Laing, Coordinatrice farmacie Confservizi Cispel Toscana – che dal punto di vista quantitativo non comporterà modifiche sostanziali per i consumatori, ma che dal punto di vista della qualità potrebbe essere l’occasione per un miglioramento dell’offerta di servizi”. De Girolamo ha invitato infine le Regioni “a far sentire la loro voce, per consentire la partecipazione delle farmacie comunali alle nuove aggiudicazioni, ma soprattutto per poter introdurre a livello regionale, criteri di selezione per i nuovi punti vendita basati sull’adesione ad un programma di erogazione di servizi qualificati alla persona, quei servizi che vogliamo promuovere con il nostro marchio regionale”.
Nel corso del convegno, al quale ha partecipato anche l’assessore alla salute Daniela Scaramuccia, sono state illustrate numerose esperienze in corso da parte delle farmacie comunali toscane. La Toscana rappresenta un caso di eccellenza in Italia: 64 aziende partecipate dai comuni Toscani, con 212 farmacie aperte in 80 comuni della Toscana, la maggior parte in comuni sopra i 5000 abitanti. 2,6 milioni di abitanti, il 75 % del totale regionale, hanno almeno una farmacia nel proprio comune.
Un settore che genera un fatturato di 300 milioni di euro l’anno e che impiega circa 800 addetti. Il 25 % delle farmacie toscane è comunale e garantisce servizi di qualità