Rossella Urru, la 29enne sarda rapita tra il 22 e il 23 ottobre nel sud dell'Algeria, sarebbe stata liberata in cambio della scarcerazione di un detenuto salafita di al-Qaeda, Abdel Rahman Madou al-Azawadi, anche se la famiglia non ha avuto alcuna conferma dall'Unità di crisi della Farnesina. La cooperante italiana rapita nel campo profughi saharawi di Hassi Rabuni, è stata liberata in Mali insieme a un gendarme mauritano, Ely Ould Moctar, rapito a gennaio. “La città di Firenze esulta per la notizia della liberazione di Rossella Urru”.
Lo afferma a nome del sindaco Matteo Renzi e dell’Amministrazione Comunale l’assessore alle pari opportunità Cristina Giachi, una volta apprese la notizia che la cooperante Rossella Urru è stata liberata in Mali dopo oltre 4 mesi. “Anche se c’è ancora cautela – dice ancora l’assessore Giachi – quella della liberazione di Rossella è una bellissima notizia che riempie di felicità il cuore di tutti i fiorentini. Abbracciamo idealmente Rossella e ci uniamo con grande gioia ai familiari e amici.
Per l’8 marzo volevamo esporre uno stendardo con la sua foto, volentieri ne faremo a meno”. Lunedì 5 marzo Fabbrica Europa in collaborazione con il Caffè Letterario Le Murate e Controradio organizza una serata di raccolta fondi, informazione e musica a sostegno delle popolazioni Tuareg. Alle ore 19.00 presentazione del libro Tuareg di Barbara Fiore alla presenza dell'autrice. Introduce Marisa Nicchi. Cosa ne è oggi dei Tuareg? Degli spiriti che abitavano attorno a loro nel deserto? Della vita nomade attraverso l'immenso Sahara, come è raccontata già nella letteratura araba? Oggi i Tuareg, per via delle siccità, delle carestie e delle guerre locali, si sono trasferiti dagli attendamenti nel deserto alle periferie delle grandi città, dove provano bene o male a trasformarsi in sedentari.
Ma il legame col loro passato riemerge spesso ancora integro, in tanti aspetti della vita quotidiana, ad esempio nel modo di occupare le abitazioni in muratura, come gente che se pur ferma sembra sia ancora nell'agitazione del viaggio; poi nel cibo, nell’abbigliamento, e nel rapporto con gli essere soprannaturali, gli spiriti del deserto, che li hanno seguiti, e continuano a curarli, ad apparire loro, a tenerli d’occhio. Il libro è frutto di un’appassionata, accurata e complessa ricerca svolta dall’autrice che ha vissuto per alcuni anni presso una grande famiglia dei Kel Antsar del Mali.
Vi si raccontano i profondi mutamenti in corso, il momento in cui una straordinaria e antica cultura si sta perdendo, ma anche come con la musica i Tuareg riescano a far sopravvivere la loro identità.