“La Toscana ha messo da tempo al centro delle sue politiche per il lavoro il tema dell’occupazione femminile. Convinti che non si esce dalla crisi senza il lavoro delle donne, e che solo aumentandone la partecipazione al mercato del lavoro si potranno ottenere effetti positivi per l’economia, con risultati quantificabili in termini di Pil, come dimostrano le esperienze ormai consolidate di alcuni paesi europei”. Lo ha detto l’assessore alle attività produttive, lavoro e formazione Gianfranco Simoncini intervenendo stamani alla presentazione del nuovo sito realizzato da LegaCoop sulle pari opportunità. “Anche nella nostra regione – ha spiegato Simoncini – la crisi ha rallentato la crescita in atto nell’occupazione femminile che, negli anni dal 2000 al 2008, era passata dal 49,9 al 56,2 per cento.
E oggi registra una perdita di posizione che l’ha portata di nuovo al 54,5%, mentre il tasso di disoccupazione nel 2011 si è attestato sul 7,5 %, contro quello maschile del 4,4 %. Ma non è tutto. La crisi ha infatti pesato negativamente anche sulla qualità del lavoro delle donne, rendendolo più precario ed instabile”. Per questo la Regione si è mossa su un duplice fronte: quello degli incentivi specifici per favorire assunzioni e stabilizzazioni , ma anche quello che punta a inserire il tema dell’occupazione femminile trasversalmente a tutti gli interventi per il lavoro e la formazione professionale. Un altro campo di intervento è stato quello dell’imprenditoria femminile, colmando il vuoto lasciato dalla legge nazionale con una nuova legge che favorisce l’autoimprenditorialità delle donne (e dei giovani). “Quello dell’imprenditoria femminile – ha detto l’assessore – è un settore particolarmente promettente per la Toscana, dove c’è una forte tradizione e dove, ad esempio, nel settore cooperativo le cooperative femminili rappresentano una quota del 18,5%, più elevata rispetto ad altre regioni del centro-nord”. “Credo che questa consapevolezza del valore delle donne in termini economici e sociali – ha concluso l’assessore – debba essere presente anche nel dibattito nazionale sul mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda gli incentivi all’assunzione, ma anche per le politiche di conciliazione e i servizi.
Un paese dove vi è un gap di venti punti in percentuale fra occupazione maschile e femminile, non può dirsi un paese civile”.