L’aumento delle tariffe ferroviarie deciso dalla Giunta regionale alla fine del 2011 si è reso necessario per colmare un taglio da 400 milioni di euro lasciato dall’ultimo Governo Berlusconi al sistema del trasporto pubblico e ferroviario nazionale (di cui 40 solo in Toscana), nonostante il parziale reintegro operato dall’Esecutivo Monti. La maggiorazione del 20% delle tariffe entrerà in vigore dal mese di febbraio e riguarderà solo i biglietti di corsa semplice, quindi riguarderà di chi utilizza meno frequentemente il treno. In un secondo momento sarà necessario intervenire anche sugli abbonamenti, utilizzando lo strumento dell’Isee come per il ticket sanitario.
La Regione Toscana ha deciso infatti di salvaguardare criteri di equità e di tutela delle fasce più deboli, in modo da tutelare anzitutto i pendolari e i cittadini con capacità di reddito inferiori. L’aumento tariffario, cui la Toscana si è opposta a lungo, è stato deciso per mantenere alto il livello dei servizi e non rinunciare al piano di acquisto di nuovi treni, che dovrà essere garantito da Trenitalia nel rispetto del contratto di servizio. La percentuale di aumento deliberata dalla Giunta regionale, il 20%, è in linea con l’andamento generale degli aumenti stabiliti già nei mesi scorsi nelle altre Regioni.
Nell’ultimo anno, infatti, le Regioni che offrono un servizi di trasporti analogo a quello toscano hanno aumentato i biglietti ben oltre il 20%. In particolare l’Emilia Romagna ha fatto due aumenti scaglionati del 10% ciascuno, la Lombardia ha aumentato prima il 10% e poi un ulteriore 12,5%, infine la Liguria ha aumentato in una sola tranche i prezzi del 25%.