Una intesa che coinvolge 73 comuni e oltre 1,5 milioni di persone per l’autosufficienza dello smaltimento all’interno del territori I Presidenti di Provincia Andrea Barducci, Lamberto Gestri e Federica Fratoni hanno firmato stamani a Palazzo Medici Riccardi l’intesa preliminare del nuovo Piano interprovinciale di gestione dei rifiuti che riguarda i territori provinciali di Firenze, Prato e Pistoia. Approvato a novembre dalle tre Giunte, il Piano è lo strumento con cui le tre Province definiscono insieme le scelte in materia di politica dei rifiuti per l'ATO Toscana Centro: obiettivi di raccolta differenziata e riduzione dei rifiuti e relativi mezzi, scelte impiantistiche, e strumenti di verifica della attuazione del Piano stesso, che coinvolge 73 comuni e oltre 1,5 milioni di persone.
Il Piano consentirà di rispettare un principio fondamentale dettato dalle normative comunitarie, nazionali e regionali: l’autosufficienza dei territori nello smaltimento dei rifiuti. Si tratta di una scelta importante sotto il profilo ambientale (più i rifiuti « girano » più si aumenta il loro impatto sull’ambiente), politico (è giusto che ciascuna comunità si faccia carico dei rifiuti che produce) ed economico (esportare rifiuti aumenta i costi di smaltimento che ricadono su famiglie e imprese).
Dal 2015 grazie a questo Piano si prevede che l’ATO Toscana Centro non abbia più la necessità di rivolgersi ad altri territori – a differenza di quanto accade oggi - per smaltire i propri rifiuti. L’iter. Il processo di formazione del Piano Interprovinciale ha avuto avvio nel mese di agosto 2010, con la prima fase della valutazione ambientale strategica (VAS). In precedenza le tre Province avevano individuato l’autorità competente, formata da tecnici dei tre enti e di ARPAT.
Nelle ultime giunte provinciali sono state approvate la Sintesi non tecnica, il Rapporto ambientale e la Proposta di piano che dovrà essere adottata da tutti i Consigli provinciali. Successivamente il Piano verrà messo a disposizione dei soggetti competenti in materia ambientale, del pubblico che subisce gli effetti del piano, delle organizzazioni non governative che promuovono la protezione dell’ambiente, delle organizzazioni sindacali economiche e sociali più rappresentative, degli enti territoriali localmente interessati, della Giunta regionale.
Tutti i cittadini potranno fornire pareri e osservazioni. Il Piano eventualmente modificato e integrato ripasserà al vaglio delle Giunte e poi dei Consigli provinciali. Con la seconda ratifica dei tre Consigli Provinciali il Piano sarà approvato. Di tutti i passaggi (compresa la proposta approvata in Giunta) sarà dato conto sui siti dei garanti della Comunicazione delle tre Province. Gli obiettivi Il Piano si pone obiettivi ambiziosi. Per quanto riguarda la produzione dei rifiuti, ci si pone l’obiettivo di una tendenziale stabilizzazione: nel 2010 la produzione dei rifiuti per l’ATO Toscana Centro è stata di circa 1 milione e 10 mila tonnellate, mentre al 2021 si prevede la produzione di 1 milione e 57 mila tonnellate.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata il Piano prevede il 65% al 2015, a fronte del 43,99% certificato al 2010 nell’ATO Toscana Centro. Questo significherebbe passare da circa 600.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati, e quindi da smaltire in impianti, del 2010, a circa 400.000 nel 2015. Gli strumenti per il raggiungimento degli obiettivi del Piano: stop all’aumento dei rifiuti, differenziata al 65%, riciclo Il Piano Interprovinciale contiene la definizione degli strumenti attraverso cui arrivare al raggiungimento degli obiettivi: dalla riduzione dei rifiuti con comportamenti eco-sostenibili da parte di Enti Pubblici e privati, attraverso la diffusione di politiche di diminuzione della produzione di rifiuti, all’implementazione della raccolta differenziata.
Grande attenzione a questa tematica è stata data dalle tre Province. In ATO Toscana Centro dal 2008 sono stati finanziati progetti per la riduzione dei rifiuti per circa 6 milioni di euro. Tra questi ad esempio la distribuzione dei fontanelli dell’acqua di alta qualità in quasi tutti i Comuni delle tre province. Per quanto riguarda l’organizzazione dei servizi di raccolta, il Piano prevede la generalizzazione, ove possibile, sul territorio di raccolte differenziate domiciliari (PAP) per la frazione organica, la carta, il verde e le frazioni multi materiale o, in alternativa, l’adozione del sistema e-Gate.
Oltre alla diffusione delle “campane”, saranno potenziate le strutture di conferimento (stazioni ecologiche), adeguatamente distribuite. Tali stazioni avranno anche lo scopo di permettere la raccolta di materiali di natura non prevista dalla raccolta domiciliare. Saranno poi attivati sistemi per la determinazione del quantitativo di rifiuti indifferenziati prodotti da ciascuna famiglia o azienda, per calibrare puntualmente su ogni singola utenza il pagamento del servizio (PAYT).
Ciò sarà possibile con un sistema appropriato di contabilità che sarà definito nel Piano Industriale. Ad oggi, comunque, i sistemi più utilizzati sono quelli “a pesatura” o “a volume“ o “frequenza”. Al fine di raggiungere percentuali di raccolta differenziata del 65% e oltre, dovrà inoltre essere incentivata la raccolta dell’organico di qualità, che rappresenta un elemento centrale tra i rifiuti differenziati. In tal senso potranno essere istituiti servizi di raccolta in prossimità dei mercati rionali e centrali degli alimentari, supermercati, nonché mense e servizi di ristorazione studiando in alcuni casi sistemi di personalizzazione atti ad influire sulla tariffa dovuta per il servizio di conferimento. Gli impianti di smaltimento e le azioni ambientali.
Il principio di fondo che caratterizza il Piano per quanto riguarda gli impianti è, nel rispetto delle normative europee, la minimizzazione del ricorso alle discariche. Il Piano contiene alcune importanti novità anche da questo punto di vista. Se da un lato si confermano impianti già previsti nelle precedenti pianificazioni (nuovo impianto termico di case Passerini, ampliamento dell’impianto termico di Selvapiana-Rufina ; ampliamento dell’impianto di Testi-Greve in Chianti, discarica Le Borra-Figline V.no) alcuni dei quali in uno stadio avanzato di autorizzazione, o si inseriscono ex novo nella pianificazione (ampliamento termoutilizzatore di Montale; ripristino ambientale e recupero volumetrie discarica Fossetto-Monsummano T.
; ampliamento discarica in località il Pago-Firenzuola ; nuovo impianto digestore anaerobico in località Calice-Prato), d’altro lato si eliminano dalla pianificazione cinque impianti che erano stati precedentemente pianificati. Grazie agli obiettivi di stabilizzazione della produzione rifiuti e del 65% di differenziata sarà infatti possibile fare a meno di: discarica di Toiano-Vicchio di Mugello; impianto di compostaggio di Pratoni-Scandicci; impianto di termovalorizzazione di Calice-Prato; discarica di Rio Torto-Gambassi Terme; impianto produzione CDR di Pistoia.
Inoltre, con l’andata a regime del nuovo Piano (1 gennaio 2015), è prevista la definitiva chiusura dei seguenti impianti: discarica di Case Passerini-Sesto Fiorentino; discarica di Casa Sartori-Montespertoli; discarica di Vigiano-Borgo San Lorenzo; discarica di Corliano-Cerreto Guidi ; impianto di biostabilizzazione il Dano-Pistoia. Gli strumenti di valutazione dell’attuazione del Piano e la sua dinamizzazione: l’Osservatorio Interprovinciale. Un elemento fortemente innovativo del Piano consiste nella previsione di un’azione di monitoraggio permanente della attuazione del Piano stesso, con tappe “istituzionalizzate” che vedranno la pubblicazione di apposite relazioni periodiche (Rapporti di Monitoraggio).
Le relazioni annuali, oltre all’aggiornamento dei dati, dovranno contenere anche una valutazione delle cause che possono avere determinato uno scostamento rispetto alle previsioni di produzione rifiuti e differenziata e le indicazioni per un eventuale riorientamento delle azioni. Protagonista di questa azione sarà l’Osservatorio interprovinciale dei rifiuti, che offrirà la possibilità di gestire a livello di area vasta le attività di monitoraggio, nonché di svolgere le opportune forme di controllo della gestione dei rifiuti.
L’Osservatorio, oltre che elaborare ed interpretare i dati di produzione e gestione dei rifiuti urbani e di quelli speciali potrà anche verificare i trend evolutivi , gestire informazioni periodiche alla cittadinanza sullo stato della attuazione del Piano, promuovere nuove intese, monitorare costi di gestione, controllare accordi di programma e promuovere progetti mirati. Sulla base di queste attività l’Osservatorio potrà anche studiare e promuovere correzioni al Piano. A questo proposito il Piano, ad esempio, contiene anche uno scenario che prevede al 2018, a produzione dei rifiuti stabile e con il 70% di raccolta differenziata, la possibilità di procedere ad un aggiustamento della previsione impiantistica. Piano interprovinciale dei rifiuti Fi-Po-Pt ed allarme dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica al quale si unisce Ornella De Zordo capogruppo in consiglio comunale a Firenze L'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti, vantata oggi come obbiettivo principe del Piano interprovinciale Fi-Po-Pt, non può più essere considerata una priorità se si continua a insistere sull'utilizzo degli inceneritori.
La priorità degli amministratori deve invece essere la salute della popolazione, che si collega a minore produzione e differenziazione di rifiuti fino a rendere inutile il ricorso agli impianti di incenerimento. E invece,il “nuovo” piano interprovinciale dei rifiuti dell'Ato Centro (Area metropolitana Firenze- Prato-Pistoia-Empoli) firmato oggi è incentrato ancora una volta proprio sugli inceneritori. Che magari non vengono chiamati con il loro nome, ma con eufemismi per confondere le idee: 'bruciato' il termine di fantasia termovalorizzatore ora li chiamano: impianti termici quelli di Selvapiana e Case Passerini, termoutilizzatore quello di Montale (copiando il T.U di Brescia).
Come se bastasse cambiare nome per sdoganare le diossine, il particolato ultrafine, i metalli pesanti emesse dagli inceneritori e le ceneri tossiche da inviare in discariche speciali (altro che fare a meno delle discariche!) “L’incenerimento non risolve il problema dei rifiuti, sia perchè lo sposta in atmosfera e in discarica dove vengono conferiti i residui tossici della combustione e della depurazione dei fumi, sia soprattutto perché confligge con la riduzione dei rifiuti ed il riciclo dei materiali, in quanto una volta che questi impianti molto costosi sono stati costruiti, i gestori necessitano di una fonte continua di rifiuti per alimentarli.
È assolutamente raccomandabile pertanto che, in sostituzione della combustione, vengano implementate pratiche quali riduzione, recupero e riciclo: ciò darebbe un sostanziale contributo alla prevenzione primaria e ad un corretto utilizzo delle risorse”. Lo dice l'Associazione Italiana di Oncologia Medica-Progetto Ambiente e Tumori, un soggetto autorevole e estraneo alle logiche di mercato che influenzano scelte di impianti dannosi a salute umana e all'ambiente.