“Il Mistero di Rookford“ diretto da Nick Murphy e ambientato nell’Inghilterra post-bellica, è una classica storia di fantasmi che ha l'andamento di un horror di buona fattura. Siamo nel 1921 e nel Regno Unito è molto diffusa la tendenza all’evocazione degli spiriti dei caduti durante il conflitto e dei numerosi morti dovuti all'epidemia di “Spagnola”. In questo momento sono numerosi i truffatori che tentano di lucrare sul dolore dei familiari degli scomparsi, inventando false sedute spiritiche e improbabili colloqui d'oltretomba .
A Londra la scrittrice Florence Catartico (Rebecca Hall)è una sorta di indagatrice degli incubi e degli spiritismi, che si prodiga a smascherare le truffe e a scriverne libri di grande successo. La sua esperienza in questa sorta di antitruffa spiritica la rende famosa e stimata. La sua razionalità la rende disincantata e sempre pronta a cercare di dirimere i presunti misteri. Un giorno accetta la proposta di un certo Robert Mallory, che la convince a visitare un vecchio collegio di campagna dove sembra esserci il fantasma di un bambino, antico scolaro dell'istituto. In questo tipico edificio della campagna inglese, dopo pochi giorni di indagini, Florence sembra aver risolto il mistero.
In quel momento , quando la razionalità ha trovato la ragione del mistero, al collegio avvengono fatti inspiegabili che cominciano a ossessionare i piccoli studenti , inducendo la scrittrice ad accettare quell'esistenza del paranormale che aveva sempre negato . Questo il primo colpo di scena del film, che nella sua ultima parte rivelerà un esito davvero imprevedibile. Stanchi di horror che, spesso privi di una qualche psicologia, mostrano soltanto effettacci, sangue e torture sadiche, cogliamo con certo interesse questa discreta “ghost story”. In linea forse con le opere migliori del genere , ( “The Others, The Orphanage”) Nick Murphy confeziona un racconto decadente e misterioso, con la necessaria tensione e le paure improvvise al momento giusto, adoperando una fotografia dai colori che virano spesso quasi a un bianco e nero e ci proiettano sin dalla prima scena nell'atmosfera degli Anni Venti. Il film, che pur non è lungo, ha forse un andamento un po' lento nella prima parte, mentre acquista una maggior velocità nella seconda e più riuscita parte che si risolve in una soluzione di una grande efficacia anche formale.
Opera ,comunque, riuscita dell'esordiente regista che appare già abbastanza sicuro dei suoi mezzi espressivi. Alessandro Lazzeri