È una Toscana a due velocità quella che si pone il problema della tutela dei diritti delle persone LGBT: nelle intenzioni sensibile alla tematica, ma nei fatti non ancora capace di porsi come punto di riferimento per il problema dell’omofobia. È questo il quadro – non proprio roseo – che emerge dalla rilevazione effettuata su 267 dei 287 Comuni toscani dalla sede regionale dell’Avvocatura per i diritti LGBT – Rete Lenford, in collaborazione con l’Assessorato regionale al Welfare, Politiche Abitative, Sport e Tutela dei Consumatori. Obiettivo, tracciare una panoramica sull’attuazione delle politiche regionali in materia di lotta contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, in linea con quanto sancito dalla L.R.
n.63 del del 15/11/2004. I dati della rilevazione sono stati presentati mercoledì 16 novembre nella giornata di apertura di DIREeFARE, la rassegna promossa da Anci Toscana e dalla Regione Toscana che fino al 18 novembre si svolge al polo espositivo di LuccaFiere. Se il 66% dei Comuni ha un assessorato con delega alle pari opportunità, di questi solo il 50% ha istituito un organismo con specifica attribuzione di competenze in materia di tutela dei diritti delle persone LGBT. Nel 76% dei Comuni intervistati non si sono mai tenute iniziative di tipo normativo, culturale, o formativo, sull’argomento, con dei picchi preoccupanti nelle province di Pistoia e Lucca, dove la percentuale arriva rispettivamente al 95% e al 93%.
Le province invece più sensibili sono Firenze, Siena e Livorno, dove la percentuale dei Comuni che non hanno mai assunto iniziative scende al di sotto del 65%. La scarsa sensibilità delle Amministrazioni Comunali toscane sulla tematica della tutela dei diritti delle persone LGBT, è, insomma, ancora molto diffusa e si manifesta a "macchia di leopardo" sia dal punto di vista geografico che in base alla popolazione. I numeri si abbassano notevolmente se si parla di Registro per le coppie di fatto: sono solo 18 i Comuni toscani (tra cui nessun capoluogo di provincia) in cui le coppie omossessuali possono iscriversi.
Di questi, 11 sono Comuni del Senese, mentre 3 sono quelli in provincia di Livorno, 2 di Firenze, 1 in provincia di Pisa e 1 in quella di Pistoia. Il dato costante, inoltre, evidenzia come le Amministrazioni Comunali non costituiscono un punto di riferimento per il problema dell'omofobia: soltanto l'11% dei Comuni intervistati si dice a conoscenza di casi di discriminazione verificatisi sul proprio territorio. Un quadro decisamente deludente per una Regione che da sempre è attenta alle tematiche dei diritti e che sul sociale investe grandi risorse.
L’unico dato positivo riguarda il futuro: il 74% dei Comuni ha manifestato la propria disponibilità a realizzare iniziative per la promozione dei diritti delle persone LGBT, aprendo uno spiraglio per un maggiore impegno, non solo negli intenti, da parte delle Amministrazioni toscane. Tanto più che, come sottolineato dall’avvocato Saveria Ricci di Avvocatura per i Diritti LGBT, proprio “le istituzioni locali, grazie alla loro presenza capillare sul territorio, potrebbero essere uno dei motori di un cambiamento culturale e sociale rispetto al quale il nostro Paese è storicamente in grave ritardo, addirittura se confrontato anche con i Paesi considerati, dai più, meno avanzati".