Castelfiorentino - Il coraggio delle idee e la capacità di rappresentarle e tutelarle attraverso l’arte espressiva, la lotta contro la ‘normalità’ in quanto elemento incompatibile con la ricerca artistica. Sono questi alcuni dei tratti distintivi della complessa personalità di Marco Bellocchio che hanno fatto breccia nel cuore dell’“Angelo Azzurro” che da vent’anni batte per i maestri del grande schermo e i loro capolavori. Il circolo del cinema di Castelfiorentino, diretto da Jaures Baldeschi, ha scelto quest’anno di assegnare il premio alla carriera “Giglio d’oro”, organizzato in stretta collaborazione con il Comune di Castelfiorentino, ad uno degli autori più anticonformisti del cinema italiano: Marco Bellocchio, testimone e simbolo della regia contemporanea di qualità.
Un cinema da esplorare con un’ampia retrospettiva che propone proiezioni per un intero mese, un cinema da premiare per l’esperienza e il percorso intrapresi dal maestro, i successi ottenuti, i pensieri condivisi, i messaggi da trasmettere. L’evento Per la sesta edizione torna a Castelfiorentino il premio alla carriera “Giglio d’oro” dedicato al cinema di Marco Bellocchio, intitolato “Un sogno, che altro …. Film di Marco Bellocchio”, in programma dal 29 settembre al 28 ottobre negli spazi del Ridotto del Teatro di Castelfiorentino e del Cinema Teatro Scipione Ammirato di Montaione.
Una manifestazione di alto profilo culturale che invita a conoscere il mondo del cinema insieme e attraverso i suoi protagonisti: il regista al quale è dedicata la monografia, Marco Bellocchio, che sarà presente alla consegna del premio e alcuni dei critici più accreditati nel panorama nazionale come Tullio Masoni, Morando Morandini, Flavio Vergerio, Luisa Ceretto. Lo farà, come da copione, aprendo le porte degli spazi teatrali e cinematografici del territorio valdelsano ai cittadini, ai giovani, con il coinvolgimento diretto delle scuole e nello specifico degli studenti dell’Istituto superiore “Enriques” di Castelfiorentino, offrendo la possibilità di conoscere vere e proprie rarità, pellicole di valore non facili da reperire nel circuito tradizionale.
La rassegna si pone l’obiettivo di ripercorrere il pensiero e la carriera di Bellocchio, sintetizzati in una prolifica produzione che spazia dal 1965 al 2011 attraverso una maratona di tredici serate e oltre quindici proiezioni. Promossa dal Circolo del Cinema Angelo Azzurro, dal Comune di Castelfiorentino e dall’UICC, l’iniziativa è realizzata con il patrocinio del Ministero dei Beni Abientali e Culturali Direzione Generale per il Cinema, in collaborazione con il Comune di Montaione, l’istituto superiore Enriques e fra gli altri il contributo di Unipol di Castelfiorentino, Lafalegnami, Mesticheria Ciapetti, Mastereletric e Banca di Credito Cooperativo di Cambiano.
Quella di far conoscere al grande pubblico l’impegno e l’attività di noti autori del linguaggio cinematografico è una finalità che la rassegna biennale persegue da anni. Prima di Marco Bellocchio, noti cineasti del panorama italiano sono stati omaggiati con la consegna del premio alla carriera “Giglio d’oro”. Si ricordano i grandi Mario Monicelli (2001), Gillo Pontecorvo (2003), Giuseppe Ferrara (2005), Gianni Amelio (2007), Carlo Lizzani (2009). “Abbiamo voluto questo omaggio - commenta il direttore artistico della rassegna Jaures Baldeschi - ad uno dei registi più significativi del cinema italiano del cinquantennio a cavallo tra il XX e XXI secolo in occasione del Ventesimo anniversario di attività del Circolo del Cinema “Angelo Azzurro”.
Venti anni di cinema di qualità sono tanti, sono circa mille i film che abbiamo proposto al nostro pubblico, accompagnati da incontri, dibattiti, tavole rotonde. Abbiamo sempre avuto come riferimento la curiosità intellettuale, la ricerca e la divulgazione di quella magia della percezione visiva rappresentata dal cinema. Distaccati dalle mode e dal conformismo culturale imperante, scelte sempre più spesso difficili e qualche volta incomprese, tuttavia sostenuti dalla consapevolezza che la divulgazione della conoscenza e del confronto di culture diverse produce sempre dei frutti”.
Il regista Bellocchio è nato e cresciuto nel Piacentino, a Bobbio, ha frequentato le scuole salesiane dove dimostra già da piccolo un animo ribelle, segno distintivo che lo caratterizzerà anche in età adulta. Dopo le scuole superiori inizia gli studi universitari, per interromperli e seguire la passione del cinema; si iscrive al Centro sperimentale di cinematografia di Roma e comincia la sua ricchissima carriera come regista di cortometraggi, fiction e documentari. Attratto dalla complessità del cinema, approfondisce tutti gli aspetti dell’arte, formandosi soprattutto sugli insegnamenti del neorealismo e della tetralogia della malattia dei sentimenti di Antonioni.
Unisce così la sapienza tecnica ad un raffinato gusto estetico e realizza il suo primo film, “I pugni in tasca” (1965), rifiutato dalla Mostra di Venezia diretta da Chiarini, presentato al Festival di Locarno vinse (ex aequo con altri quattro film) la “Vela d’Argento”. Crudele, sfrontato, distruttivo, il film racconta la frustrazione di un giovane oppresso dall’educazione borghese dei genitori, un avvilimento che porta alla follia di un gesto estremo: lo sterminio della famiglia. Con un esordio del genere, accolto come una folgorazione da parte della critica più agguerrita, un film che segna una svolta nel linguaggio cinematografico a livello internazionale Bellocchio si trova a far fronte ad una serie di aspettative difficili da sostenere. Considerato uno dei registi italiani più politicamente impegnati, negli anni ’70 si spinge nell’interno delle istituzioni per denunciarne violenze, soprusi ed ingiustizie.
Una scelta di campo decisa e coerente contro il potere autoritario delle Istituzioni attraversando molteplici generi cinematografici riesce a cogliere le contraddizioni della società, Le sue debolezze con l’oppressione della famiglia, l’autoritarismo e l’influenza della chiesa nella vita quotidiana e nel costume. Il collegio “Nel nome del padre” (1972), o l’ambiente militare “Marcia trionfale” (1976). Il mondo dell’informazione “Sbatti il mostro in prima pagina” (1972), il mondo della giustizia, l’istituzione sanitaria dei manicomi “Matti da slegare” (in collaborazione con Rulli, Agosti e Petraglia).
La lotta sembra proseguire anche nell’ambito della sua vita privata. “Sono uno in perenne lotta contro la normalità, perché credo che la normalità non sia compatibile con la ricerca artistica”. Dalla metà degli anni Ottanta e Novanta si avvia verso un lungo periodo di esplorazione cinematografica dell’inconscio. È molto criticato per essersi fatto affiancare dal suo psicanalista Massimo Fagioli, in particolare durante la lavorazione de “Il diavolo in corpo” (1986). Sviluppa la sua ricerca sull’istinto della prevaricazione nel rapporto uomo-donna che si articola sulle dinamiche psicologiche dell’attrazione, del desiderio e della felicità con i film “La condanna” (1991), La visione del sabba (1988), Il sogno della farfalla (1992).
Nello stesso tempo effettua incursioni nel mondo letterario e teatrale dei suoi autori preferiti, “Enrico IV”(1984) e “La balia”(1999) di Pirandello , “Il principe di Homburg” (1977) di Kleist e Čechov con “Il Gabbiano”(1977). Nel nuovo millennio torna poi a volgere la sua attenzione verso i dilemmi dei giorni nostri. Ritornano i temi originari, la religione, la famiglia, il potere con un rigore e una lucidità di un grande maestro con il bellissimo “L’ora di religione”(2002).
Ritornano anche i temi del terrorismo con una delle opere molto discusse “Buongiorno notte” (2003) sul caso Moro. Nel 2006 ritorna in grande stile, applauditissimo dalla critica, con il film “Il regista di matrimoni”, protagonista di nuovo uno straordinario Sergio Castellitto, al centro di una nuova riflessione sulla religiosità e sul conflitto fra artista e società. Nel 2009 ha partecipato come unico italiano al festival di Cannes, selezionato in concorso. Il suo film Vincere. Il programma La rassegna si propone di scandagliare la complessità degli argomenti trattati dal regista che spazia dalla politica sessantottina alle conseguenze drammatiche degli anni di piombo, dalla follia dei manicomi all’incapacità di amare delle persone comuni.
L’evento di apertura è previsto il 29 settembre a partire dalle ore 19 con i saggi al Centro Sperimentale di Cinematografia “La colpa e la pena” (1961) e “Ginepro fatto uomo” (1962). Dopo l’intervallo-buffet la serata riprende alle ore 21,15 con la proiezione de “I pugni in tasca” (1965), preceduta da un’introduzione a cura del critico Tullio Masoni. La kermesse prosegue il 7 ottobre con “Salto nel vuoto” (1980), il 13 con “Diavolo in corpo” (1986), il 14 con “Il principe di Homburg” (1997), e il 20 con “L’ora di religione” (2002).
Il 21 ottobre lo schermo del Ridotto si accenderà per “Buongiorno notte” (2003), il 27 sarà la volta di “Nel nome del padre” (1971- revisione 2011), proiezione arricchita dalla presentazione del critico Flavio Vergerio. L’assegnazione del premio alla carriera “Giglio d’oro”, alla presenza del regista Marco Bellocchio, degli amministratori comunali di Castelfiorentino e dei critici Luisa Ceretto e Tullio Masoni, è prevista il 28 ottobre alle ore 21,15. Seguirà la proiezione del film “Vincere” (2009).
Tre appuntamenti, presso il cinema teatro di Montaione, sono dedicate il 9 ottobre a “La condanna” (1991), il 16 a “La balia” (1999) e il 23 a “Il regista di matrimoni” (2006) con inizio previsto alle ore 17,30. Eventi collaterali: Cinema Indipendente Premio del Pubblico Si intreccerà al premio un’iniziativa che mette in risalto le produzioni contemporanee di alcuni registi italiani che operano in maniera indipendente, al di fuori dei consueti circuiti cinematografici. E’ la minirassegna “Cinema indipendente Premio del Pubblico” che propone le ultime due proiezioni, in programma dal 30 settembre al 6 ottobre, con un evento speciale dedicato alla figura dell’intellettuale francese Simon Weil.
“Le stelle inquiete” è la pellicola che verrà proposta il 30 settembre alle ore 21,15 con la partecipazione della regista Emanuela Piovano, Gabriella Fiori e Tullio Masoni, mentre il 6 alle ore 21 il primo piano del filone indipendente è dedicato a “La bocca del lupo” per la regia di Pietro Marcello (2009); a seguire alle 22,15 “La Cina e vicina” (1967). Ad incorniciare la rassegna altre due iniziative di rilievo: la pubblicazione di un quaderno informativo a cura di Jaures Baldeschi e Tullio Masoni, contenente saggi e interventi di noti critici ed estimatori di Marco Bellocchio a disposizione del pubblico nel corso delle serate, e la mostra documentaria che accoglie materiale pubblicitario, immagini fotografiche e video inerenti i capolavori del regista di Bobbio.
L’allestimento è realizzato negli spazi del Ridotto del Teatro del Popolo di Castelfiorentino e rimarrà aperto per tutta la durata della manifestazione. Ingresso libero. Il premio Giglio d’oro Il riconoscimento è stato istituito nel 2001 in occasione del X anniversario del Circolo “Angelo Azzurro”. Il “Giglio” è una scultura originale, realizzata da Paolo Buggiani, cittadino di Castelfiorentino, artista di respiro internazionale, che vive e lavora tra New York e Roma. Ingresso Le proiezioni hanno inizio alle 21,15. Tessera associativa + Biglietto: 5 euro Ridotto del Teatro del Popolo Piazza Gramsci Castelfiorentinola targa dedicata agli alpini sulla passerella in legno è stata sfregiata Cinema Teatro Scipione Ammirato Piazza Gramsci Montaione