In Toscana quasi una impresa su 4 conta di assumere, ma il saldo tra entrate e uscite resta negativo. Appena un terzo delle assunzioni è destinato ai giovani, mentre aumenta ancora il ricorso al tempo determinato. Cresce la richiesta di profili high-skill Firenze, 28 ottobre 2011 - Con il 2011 tornano a crescere le assunzioni programmate, ma ciò non è ancora sufficiente a determinare un incremento occupazionale. La quota di imprese toscane che ha in programma di assumere personale nel corso dell’anno 2011 sale infatti al 23,4%, per un totale di oltre 60 mila assunzioni previste. Tale recupero non riesce tuttavia a invertire il segno del saldo occupazionale tra entrate ed uscite, che resta negativo per 3.750 unità (tasso di variazione del -0,5%).
Sono questi alcuni dei principali risultati scaturiti dall’Indagine Excelsior sulle imprese del settore privato con almeno un dipendente, realizzata da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro. A livello dimensionale, le maggiori criticità si registrano nelle microimprese, che prevedono una saldo negativo di 2.140 posti di lavoro, realizzando -insieme alle imprese artigiane - il peggior tasso di variazione previsto (-0,8%). In leggera crescita, invece, i livelli occupazionali delle imprese di maggiori dimensioni: per quelle con almeno 250 dipendenti il saldo netto fra entrate ed uscite è infatti pari al +0,1%.
Tra i settori di attività economica, sono le imprese dell’edilizia a prevedere la più consistente flessione occupazionale (-1,3%, 890 posti di lavoro in meno), sia pure in attenuazione rispetto al -4,0% dell’anno precedente. L’industria, con un tasso di variazione previsto del -0,4% (-1.050 posti di lavoro), si allinea invece alla dinamica occupazionale del commercio (-0,5%) e degli altri servizi (-0,4%), restringendo la forbice che si era aperta nel 2009 e nel 2010 tra le imprese manifatturiere e quelle del terziario.
All’interno del settore industriale vanno meglio il sistema moda (variazione prevista +0,2%) e il comparto della meccanica e dei mezzi di trasporto (+0,2%), mentre le perdite più pesanti sono attese per l’insieme del sistema-casa. Nel terziario hanno invece manifestato la volontà di allargare la base occupazionale le imprese di informatica e telecomunicazioni (+0,7%), di servizi avanzati (+0,6%) e quelle che operano nella sanità, servizi sociali e sanitari privati (+0,4%), per un saldo netto positivo pari nel complesso a +330 posti di lavoro.
Quanto alle forme contrattuali per i nuovi occupati, solo il 23% delle 60.280 assunzioni previste dagli imprenditori toscani per il 2011 è a tempo indeterminato - registrando, rispetto all’anno precedente, un calo dell’1,4% - mentre la forma contrattuale più utilizzata per le nuove assunzioni è il contratto a tempo determinato, utilizzato per il 35% degli ingressi in azienda. Il 32% delle entrate hanno carattere stagionale e il 7% è realizzato tramite contratti di apprendistato. Focalizzando l’attenzione sulle sole assunzioni non stagionali, pari in Toscana a 40.870, il rapporto di lavoro a tempo determinato rappresenta oltre la metà delle entrate nel mondo del lavoro (52%).
Rispetto alle caratteristiche del personale, per la prima volta dal 2007 diminuisce la quota di laureati richiesti dalle imprese toscane sul totale della assunzioni non stagionali programmate (nel 2011 tale quota è pari al 9,5%). All’estremo opposto, diminuisce leggermente anche la quota di assunzioni non stagionali per le quali non è invece richiesta alcuna informazione specifica, che tuttavia rimangono pari a bene il 35,5% del totale. Stabile la quota di lavoratori con qualifica professionale (12,6%), mentre cresce ulteriormente la quota di assunzioni per le quali è richiesto il diploma, che resta il titolo di studio preferito dagli imprenditori (42,5% delle richieste) Scendendo nello specifico degli indirizzi di studio più richiesti dalle imprese, a livello universitario si collocano ai primi posti i laureati in economia seguiti da ingegneria industriale e dalle lauree ad indirizzo sanitario.
Riguardo alle figure professionali, nel 2011 è prevista in Toscana l’assunzione di 7.640 lavoratori high-skill (professioni intellettuali e scientifiche ad elevata specializzazione, professioni tecniche), che rappresentano il 18,7% delle assunzioni non stagionali: tale quota è in aumento rispetto al 2010, anche se resta al di sotto rispetto al fabbisogno osservato a livello nazionale (dove la richiesta di lavoratori high-skill raggiunge nel 2011 il 22,4%). Tra le professioni ad elevata specializzazione si ricercano soprattutto informatici e telematici, mentre nell’ambito delle professioni tecniche sono i contabili i più richiesti.
Sono per lo più le medie imprese di servizi avanzati e informatici, studi professionali e settore media e comunicazione, oltre alla chimica farmaceutica, a ricercare profili professionali high-skill. Passando agli altri raggruppamenti professionali, le figure più richieste in Toscana sono soprattutto le professioni qualificate nel commercio e nei servizi, mentre risale la domanda di operai specializzati e si riduce quella per le professioni non qualificate. Fra i mestieri più ricercati, le aziende contano di assumere quasi 5mila commessi (4.880 le assunzioni previste) e quasi 3 mila addetti non qualificati a servizi di pulizia (2.720 assunzioni).
Fra le caratteristiche determinanti per l’assunzione conta in misura crescente l’esperienza pregressa, rilevante nel 60,4% delle assunzioni programmate. L’età risulta invece una caratteristica non rilevante nel 41,6% delle assunzioni, mentre il 34,6% delle imprese toscane predilige i giovani fino a 29 anni: tale quota è superiore rispetto all’anno precedente, ma ancora decisamente lontana dal massimo raggiunto nel 2006 (41,1%). Per gli under 30 le maggiori opportunità occupazionali si rilevano comunque nei servizi finanziari e assicurativi, nei servizi culturali e sportivi, nell’industria alimentare ed in quella elettrica, elettronica, ottica e medicale.
Le assunzioni programmate di personale immigrato, pari a in Toscana a 5.890 entrate non stagionali, hanno subìto una brusca frenata dopo il recupero dell’anno precedente, riducendosi del 25% rispetto al 2010: queste si concentrano nel settore dei servizi, seguito dall’industria, soprattutto nel comparto del tessile, abbigliamento e calzature.