A dangerous method, di David Cronenberg

Freud, Jung e Sabine Spielrein: un intrigante triangolo agli albori della psicanalisi.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 ottobre 2011 22:27
A dangerous method, di David Cronenberg

Sin da “Transfer”, il suo primissimo cortometraggio del 1966, David Cronenberg aveva manifestato un particolare interesse per la psicanalisi mettendo in scena un analista perseguitato da un suo paziente e nel corso degli anni ha sempre posto al centro delle sue tematiche l'uomo, le sue aspirazioni, la sua psicologia le , il suo rapporto con gli altri e con la morte. Il regista canadese si è imposto con uno stile tra i più sconvolgenti del panorama cinematografico, uno stile visionario che gli ha permesso di affrontare tematiche spesso legate all'angoscia interiore , al contrasto fra realtà soggettiva e oggettiva,all'esplorazione dei meandri mentali, sotto l'effetto di allucinogeni.

Adesso con “A dangerous method “ il regista canadese offre una summa dei temi da lui indagati nel corso della carriera e lo fa con una storia dedicata a Freud e Jung e sceglie uno strano menage a trois per raccontare la vicenda di questi due grandi uomini. Al centro della trama c’è la storia d’amore intensa e travagliata tra il grande psicanalista svizzero (interpretato da Michael Fassbender) e la psicoanalista russa Sabine Spielrein (Keira Knightley). Entrambi avranno rapporti con il padre della psicanalisi, Sigmund Freud, interpretato da Viggo Mortensen, attore feticcio di Cronenberg La storia inizia nel 1904 a Zurigo quando una giovane ragazza di nome Sabine viene portata in analisi dal giovane psicanalista Carl Jung seguace di Sigmund Freud e ansioso di mettere in pratica i risultati delle sue ricerche sulla mente umana.

Grazie al caso clinico della ragazza, in cui Jung vede una potenziale ottima psicanalista, il dottore riesce finalmente a conoscere Freud e a instaurare con lui un rapporto di forte amicizia e di intensa collaborazione scientifica,anche se le loro idee sin da subito sembrano divergere. Freud troppo pragmatico e legato al sesso, Jung , per certi versi ,più mistico e positivo verso il recupero delle potenzialità dei pazienti. Freud chiede al giovane di prendersi cura di Otto Gross (Vincent Cassell), un medico tossicomane e depravato che spingerà Jung nelle braccia della sua paziente.

Per il giovane sarà un cambiamento radicale, che lo porterà anche alla definitiva rottura con Freud. Il film è ben fatto, curato nei particolari ma rimane una narrazione d'eventi, un film storico di rara efficacia. Dal genio di Cronenberg, così attento ad indagare la mente umana, ci aspettavamo, forse, qualcosa di più. Il regista canadese non entra come in altri film all'interno della psiche dei personaggi, ma appare distaccato e soprattutto attento al quadro storico.

E' una storia elegante ,ricca di dialoghi profondi,interpretata da ottimi attori e ben diretta. Si fa apprezzare ma lascia un senso di incompiutezza . D'altra parte, la cinematografia ha sempre mostrato qualche difficoltà ad affrontare le vicende legate a Freud e Jung, come evidenziato anche,qualche anno fa dal film di Roberto Faenza “Prendimi l'anima”che trattava anch'esso del rapporto tra Jung e Sabine Spielrein. di Alessandro Lazzeri » La scheda del film » Il trailer » La programmazione nei cinema di Firenze

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