Da un lato l'occupazione, dall'altro i servizi alla persona. Queste le vittime del drastico taglio del governo al welfare: i 929 milioni destinati al Fondo per le politiche sociali nel 2008 sono diventati 273 nel 2011, con la prospettiva di un quasi totale azzeramento nel 2013. In Toscana le ricadute saranno pesantissime: ben 22 mila posti di lavoro sono a rischio nel settore della cooperazione sociale. Incalcolabile è invece il numero di cittadini e utenti che rimarranno senza servizi di assistenza, a partire dai servizi domiciliari agli anziani, all'infanzia e alle famiglie. Il grido d'allarme è stato lanciato questa mattina da Eleonora Vanni, responsabile di Legacoopsociali Toscana, durante il convegno organizzato a Firenze dai comparti sociali delle tre centrali aderenti all'Alleanza delle Cooperative Italiane – Legacoop, Agci e Confcooperative - per celebrare i vent'anni di vita delle cooperative sociali, nate ufficialmente nel 1991 con la legge 381 che ne definì gli scopi e l'ordinamento. Sul territorio regionale, la cooperazione sociale conta 538 cooperative aggregate, quasi 20 mila soci, oltre 22 mila addetti, di cui 16 mila donne, e ha contribuito all'inserimento lavorativo di 2 mila persone svantaggiate.
"Avere 20 anni oggi in Italia non è facile – afferma Vanni –. Finora il sistema welfare in Toscana ha retto: le cooperative hanno spesso preferito stringere la cinghia e talvolta hanno diminuito i loro risultati per mantenere l'occupazione. Oggi, però, i tagli del governo sono insostenibili. E' encomiabile l'impegno della Regione Toscana, che ha garantito il Fondo per la non autosufficienza azzerato dal governo. Ma non basta, purtroppo. La cooperazione sociale rischia di crollare: è in ballo il futuro di 22 mila famiglie toscane che lavorano nel comparto e di tutti quei cittadini che vivono meglio la loro quotidianità grazie ai servizi prestati dal mondo della cooperazione sociale" dice Vanni. Per reagire, servono nuovi soggetti in grado di attivare risorse ulteriori, una compartecipazione di tutta la società, privati compresi.
E' questa oggi la sfida della cooperazione sociale toscana. "Il governo deve impegnarsi a coprire i livelli di assistenza essenziale con la fiscalità generale. Ma serve una nuova partecipazione, serve reperire nuovi attori, che possono essere anche privati o aziendali, che siano in grado di immettere nel sistema risorse fresche. Ovviamente non si tratta di una privatizzazione del welfare: ogni soggetto deve mantenere il proprio ruolo, senza che il corpo mutualistico e solidaristico della cooperazione sociale venga snaturato.
Si tratta di ripensare il welfare sencondo un modello di gestione integrato. Solo così potremo salvare l'occupazione, i servizi e la coesione sociale", spiega Vanni.