Firenze - “Abbiamo bisogno di un cambiamento strutturale delle politiche e delle politiche economiche europee e nazionali. Correre, cambiare passo non è possibile fino a che in Italia e in Europa si percorrono politiche liberiste e recessive”. Questo l’appello lanciato oggi dal presidente della Regione Enrico Rossi nel corso del suo intervento all’assemblea regionale di Confindustria Toscana. “Ho sentito parlare di Toscanina e per molti versi ancora lo siamo – ha proseguito il presidente – Ma questa Toscanina sta all’interno di una Italietta che a suo volta è immersa nella piccola, debole Europa nelle mani dei banchieri.
Per l’Italia è anche un problema di autorevolezza . A Bruxelles hanno intitolato due palazzi a De Gasperi e a Altiero Spinelli: a quale altro italiano verrà intitolato un palazzo nuovo?”. “Siamo dentro un quadro di politiche – ha detto ancora – che consentono un attacco speculativo che pagano i lavoratori, le imprese, lo stato sociale. Dobbiamo trovare la strada per stabilizzare con un fondo europeo i titoli sovrani, abbiamo bisogno rilanciare politiche europee di investimento.” “Quanto a noi – ha continuato il presidente – dobbiamo insistere caparbiamente sulla centralità dell’industria, impegno che è anche mio.
Il rendiconto presentato in questa occasione dimostra che in questi mesi le cose si sono mosse. Non possiamo dirci soddisfatti, ma accettiamo volentieri la sfida per fare di più, per correre di più, con l’ansia di fare ma anche con giusta razionalità e lucidità, che vanno mantenute per raggiungere obiettivi importanti”. “La Regione – ha ricordato Rossi – ha realizzato, con Fidi e Sici, forti interventi di sostegno all’apparato produttivo. Siamo perfino oggetto di attacco per aver profuso risorse pubbliche alla finanza che supporta la nostra impresa produttiva.
Ma lo facciamo perché abbiamo visto che laddove riusciamo a intervenire per risanare, ristrutturare e rilanciare, imprenditori che hanno voglia di rischiare ci sono e insieme a loro possiamo fare il miracolo. Tuttavia è chiaro che siamo di fronte a un cambiamento strutturale del ruolo della Regione. Al netto della sanità, che ha un equilibrio vero nei conti, la nostra disponibilità di spesa, che era attestata sui 2 miliardi e 200 milioni di euro ha subito un taglio di 5-600 milioni. Non abbiamo prebende da distribuire e non vogliamo farlo.
Abbiamo rimodulato i fondi europei per alzare il livello di investimento in ricerca delle nostre imprese, abbiamo operato per impedire altre delocalizzazioni. Abbiamo avviato una profonda riforma della pubblica amministrazione che ha consentito di tenere i livelli di welfare, tagliando il bilancio e combattendo gli sprechi. Abbiamo tagliato i consigli di amministrazione, stiamo procedendo alla gara unica per il trasporto pubblico locale. Ci prefiggiamo una manovra che recuperi sul fronte degli investimenti”. “Abbiamo fatto molto per le infrastrutture – ha sottolineato il presidente -: la Tirrenica, le terze corsie, l’Alta velocità, il rilancio del porto di Livorno; per l’ aeroporto di Firenze stiamo risolvendo un problema quarantennale in poco più di un anno; vogliamo intervenire con il project financing per la Fi-Pi-Li e la Firenze-Siena.
Abbiamo investito in turismo e ricerca. Vogliamo lanciare i progetti per il corridoio dell’Italia Centrale. Sono angosciato dal fatto che anche in Toscana ci sono decine di migliaia di giovani fuori dai processi formativi e fuori dal lavoro. Per questo ho lanciato il progetto Giovani Sì, per portare i giovani vicino a noi, per provare il gusto di trasferire i saperi. I tirocini retribuiti saranno una esperienza unica e importante. Partiremo anche con finanziamenti per fare impresa, il prestito d’onore fino a 50 mila euro e fino a 300 mila per progetti più complessi.
Per correre più veloci abbiamo bisogno di gambe fresche”. “Ma la Regione non basta – ha concluso Rossi – Abbiamo bisogno di avere al nostro fianco il sistema bancario e quello delle imprese. Ho fiducia nella Toscana, nella sua creatività, nella forza della sua imprenditoria che vuole accogliere sfida modernità. Condivido la consapevolezza di un limite: quello della rendita che esprime sempre conservazione, localismi, corporativismi. E necessario e possibile combinare sviluppo e ambiente.
La modernità non contrasta con la tutela dell’ambiente. Dobbiamo andare avanti sulla una strada di lavoro, e per questo chiedo più impegno alle imprese”. “Ora che anche la Confindustria è pronta a scindere le sue responsabilità da quelle del Governo, per trovare un percorso di cambiamento vero, sono curioso di capire come Berlusconi e suoi cortigiani potranno addossare il fallimento dell’Esecutivo alla solita stampa comunista o alla magistratura complottista”. È il commento dell’on.
Fabio Evangelisti, Segretario Idv Toscana, alle parole della Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, intervenuta all’assemblea degli industriali toscani a Firenze. “Nel salutare la Presidente uscente di Confindustria, Antonella Mansi – aggiunge Evangelisti – noi di Italia dei Valori non possiamo che accogliere con soddisfazione il Manifesto degli Industriali annunciato da Marcegaglia, perché anche noi siamo convinti che all’economia italiana servano innanzi tutto una guida sicura e un deciso cambio di passo”.“Le proposte annunciate da Confindustria – spiega Evangelisti – ci trovano pronti al confronto senza alcuna pregiudiziale: la riduzione della spesa pubblica, la riforma delle pensioni, l’innovazione infrastrutturale sono senz’altro elementi importanti di una diversa proposta politica capace di restituire impulso al Paese”. “Ma da Confindustria e dagli industriali toscani – conclude Evangelisti – in questa fase melmosa per la politica e l’economia italiana, ci aspettiamo anche una seria apertura al dialogo e all’inclusione.
Le imprese rappresentano senza dubbio il volano di un nuovo percorso di crescita del nostro Paese, ma oggi in Italia è ineludibile riproporre nel dibattito e inserire nell’agenda politica anche la salvaguardia dei diritti dei lavoratori e dei giovani in cerca di occupazione, insieme alla responsabilità sociale dell’azienda. Aver salutato con favore il tentativo di Berlusconi di dividere il Sindacato non ha infatti portato alcun vantaggio alle imprese, ma soltanto degrado e recessione”. “La realtà è inequivocabile, il re è nudo.
Questa volta più che mai le parole di critica della presidente Mansi nei confronti del modello politico che blocca e frena lo sviluppo della Toscana risuonano alte e chiare. Il mito della crescita lenta, delle concertazioni infinite, dell’indecisionismo è definitivamente condannato e sepolto da tutti. Un mito sul cui altare è stato sacrificato almeno un decennio che avrebbe potuto essere fondamentale per disegnare un nuovo modello di sviluppo per la nostra regione”. Così Alberto Magnolfi, presidente del gruppo del Popolo della Libertà in Consiglio regionale, a commento dell’intervento tenuto stamani dalla presidente di Confindustria Toscana all’assemblea regionale degli industriali.
“Nel suo intervento la presidente Mansi non ha esitato nell’invocare discontinuità a fronte dei ritardi, in specie nel sistema infrastrutturale e nelle politiche di promozione, che attanagliano la Toscana e che fanno il paio con una inadeguatezza dei tagli dei lacci che frenano la crescita. Lacune e ritardi che il PdL da anni denuncia. La Toscana è soffocata da una politica che tarpa le ali allo sviluppo, occupando spazi che invece andrebbero restituiti alle energie della società civile.
Una regione ripiegata su stessa, in un autocompiacimento tanto sterile quanto non giustificato”, prosegue Magnolfi. “Condividiamo quindi il giudizio severo espresso dalla presidente Mansi, così come condividiamo la necessità di una legge sulla competitività: una legge che il nostro gruppo ha proposto la prima volta già nel 2006, ricevendo dalla Giunta regionale risposte limitate a mere enunciazioni di indirizzi. Poi – ricorda il presidente del gruppo PdL - tutto è finito nel porto delle nebbie, dove si stanno ammassando le promesse e i proclami di Rossi.
Nebbie che adesso è necessario dissolvere: confidiamo che la Giunta regionale inverta la tendenza, cominciando a confrontarsi ed accogliere proposte in grado di consentire un cambio di marcia quantomai necessario”, conclude Magnolfi.