E’ in costante aumento il numero di cittadini non in regola con l’iscrizione al servizio sanitario nazionale – stranieri extracomunitari, ma anche comunitari che vivono in situazioni marginali – che vengono ricoverati negli ospedali toscani, e per i quali si pone il problema del dopo. Una volta dimessi, è difficile garantire loro una continuità assistenziale, e in molti casi il ricovero in ospedale viene prolungato proprio per questo motivo. Per dare soluzione a questo problema, Regione Toscana e Comune di Firenze, assieme all’Asl 10 di Firenze, all’Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi e alla Società della Salute fiorentina, e in collaborazione con la Caritas, hanno messo a punto un “Progetto di continuità assistenziale ospedale-territorio per la popolazione non iscritta al servizio sanitario nazionale”. Il progetto è stata presentato stamani dall’assessore al diritto alla salute della Regione Toscana Daniela Scaramuccia, e dall’assessore alle politiche socio-sanitarie del Comune di Firenze (e presidente della SdS fiorentina) Stefania Saccardi.
A illustrare il progetto, c’erano anche i due direttori della Asl 10 di Firenze, e dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi, Luigi Marroni e Edoardo Majno, il direttore della SdS fiorentina Carolina Cuzzoni, e il direttore regionale della Caritas Alessandro Martini. “Nella nostra regione – è il commento di Daniela Scaramuccia, assessore al diritto alla salute della Regione Toscana – vogliamo garantire gli stessi diritti di salute e di assistenza a tutti i cittadini, regolari o irregolari.
Il Piano sanitario vigente pone tra gli obiettivi la definizione di percorsi assistenziali integrati per stranieri in situazioni di disagio, vittime di incidenti o colpiti da gravi malattie, che, una volta dimessi dall’ospedale siano sprovvisti di adeguate forme di assistenza. E una legge regionale del 2009 dispone che tutti i cittadini presenti sul territorio nazionale abbiano il diritto agli interventi socio-sanitari urgenti che ne garantiscano salute e dignità. Il progetto che presentiamo oggi vuole essere una risposta concreta a questa esigenza, e ci auguriamo di poterlo poi estendere anche ad altre realtà”. “Siamo soddisfatti che la Regione abbia recepito e sostenuto un progetto molto importante della Società della Salute di Firenze in collaborazione con Caritas – dice Stefania Saccardi, assessore alle politiche socio-sanitarie del Comune di Firenze – e che dà soluzione al problema dell’assistenza sociosanitaria a persone non iscritte al Sistema Sanitario Nazionale.
Questo progetto ha infatti un particolare valore perché si inserisce nel percorso delle dimissioni complesse e va a dare una risposta anche a chi non potrebbe averla, eliminando costi e occupazione di posti a carico delle strutture ospedaliere”. “Siamo orgogliosi di partecipare a un progetto così importante e innovativo, che va nella direzione di aiutare le persone più deboli e fragili – dice Alessandro Martini – e siamo contenti di essere uno dei soggetti protagonisti, con la Società della Salute.
Come Caritas non siamo nuovi ad affrontare situazioni di questo tipo, da nni siamo impegnati in questa realtà. La casa, che si chiamerà Stenone, entrerà nel circuito virtuoso di cui già fa parte l’ambulatorio Stenone, che da molti anni cura gli immigrati”. Destinatari del progetto sono: cittadini extracomunitari irregolari muniti di attestato STP (Straniero Temporaneamente Presente); cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno ma privi di residenza o di domicilio e senza fissa dimora; cittadini comunitari STP (bulgari e rumeni); cittadini italiani, privi di documenti, e comunque persone senza fissa dimora né residenti né domiciliati.
In molti casi queste persone, dopo il ricovero in ospedale, soprattutto se si tratta di patologie gravi o con conseguenze invalidanti, hanno necessità di essere ancora seguite dal punto di vista dell’assistenza socio-sanitaria. Così si verificano spesso casi di ricoveri molto prolungati, con conseguenze problematiche sia per la salute del paziente (che si trova a non poter usufruire nei tempi necessari di cure adeguate, soprattutto di tipo riabilitativo) che per i bilanci aziendali. Il progetto di continuità assistenziale prevede che, al momento delle dimissioni, il paziente che necessita di un proseguimento di cure venga esaminato da un’équipe pluriprofessionale che gli prepari un piano assistenziale personalizzato, in grado di garantirgli la continuità assistenziale post ospedaliera, individuare percorsi di cura socio-sanitari adeguati, e anche diminuire i costi derivanti da ricoveri impropri.
A questo punto interviene la Caritas (con la quale la SdS di Firenze ha stipulato una convenzione), che ospita il paziente in una Casa famiglia, o si occupa comunque di trovargli una sistemazione in una struttura riabilitativa. La Regione ha destinato alla realizzazione di questo progetto la cifra complessiva di 500.000 euro. Un osservatorio appositamente costituito verificherà l’andamento del progetto. Gli stranieri in Toscana La Toscana, come l’Italia, ha subito negli ultimi 20 anni un radicale cambiamento, passando dall’essere una regione storicamente di emigrazione ad una di immigrazione.
La quota di stranieri regolarmente iscritti nelle Anagrafi dei Comuni della Toscana è aumentata notevolmente, passando dal 3,6% del totale dei residenti al 31/12/2002 al 9,1% al 31/12/2009 e, in termini assoluti, da 127.298 a 338.746 persone. La proporzione di stranieri in Toscana è inoltre di due punti superiore alla media nazionale. La zona di Firenze, area principale di primo arrivo, ha perso nel tempo il suo primato a vantaggio di altre province (Caritas 2010). La popolazione straniera residente supera il 10,0% nelle Asl di Arezzo, Siena, Firenze ed Empoli, mentre raggiunge il 12,7% nell’Asl di Prato. È invece più bassa nelle Asl dell’Area vasta Nord-Ovest. Per entrambi i generi, i paesi più rappresentati in Toscana sono Albania, Romania, Cina e Marocco che, nel loro insieme, costituiscono il 59,9% dei residenti stranieri tra i maschi e il 53,8% tra le femmine. È in diminuzione la percentuale di stranieri irregolari (dal 13,4% al 9% sul totale degli stranieri presenti – Stima Fondazione Iniziative e studi sulla multietnicità – ISMU). L’incidenza dell’irregolarità della presenza (proporzione di irregolari sul totale dei presenti per ogni nazione) è più elevata per nazionalità quali Senegal (29%), Nigeria (20%), Camerun (18%), Costa d’Avorio e Tunisia (16%). La letteratura in materia di problemi di salute degli stranieri immigrati divide questi in tre categorie: patologie di importazione, patologie di adattamento e patologie di acquisizione.
È necessario tener presente la diversità dei bisogni in relazione ai differenti tempi di immigrazione. Le malattie d’importazione possono essere legate a differenti eziologie: a fattori ereditari del Paese di origine, a consuetudini quotidiane del contesto di provenienza o ad agenti patogeni infettivi e trasmissibili, endemici nei propri paesi, quali ad esempio tubercolosi, malaria, infezione da HIV, HBC. Le patologie di adattamento sono il risultato dello sforzo di adattamento alla nuova società che possono causare ansia, depressione, nevrosi. Le patologie di acquisizione, infine, dipendono dai fattori di rischio a cui l’immigrato viene sottoposto nel Paese ospite.
Generalmente, il migrante che sceglie di espatriare è giovane, in buone condizioni di salute, determinato e stabile psicologicamente, fenomeno che viene chiamato dagli esperti “effetto migrante sano”. Le patologie di adattamento: l’immigrato però si imbatte in molteplici problemi quotidiani: la ricerca di un alloggio e di un lavoro, l’accesso alle cure sanitarie e via dicendo, problemi che accrescono lo stato di stress emotivo e psicologico, con rilevanti conseguenze sulla salute. L’utilizzo e la conoscenza dei servizi socio-sanitari sono anche influenzati da variabili culturali e relazionali: l’immigrato può, per una sua impostazione culturale, rivolgersi ai servizi sanitari solo in casi urgenti, portando con sé un diverso modo di intendere la salute. L’ospedalizzazione degli stranieri in Toscana (escludendo il ricovero per neonato sano) La proporzione di cittadini non italiani ( STP compresi) che vengono dimessi dalle strutture ospedaliere della Toscana è in aumento: nel 2000 era il 3,3%, nel 2005 il 4,6% e nel 2010 il 6,8% e la maggior parte di essi proviene dai PFPM (paesi a forte pressione migratoria). L’Azienda sanitaria di Prato è quella che registra il maggior numero di ricoveri effettuati da cittadini stranieri (15,3%), seguita da Empoli (9,1%) e dall’Azienda ospedaliero-universitaria (AOU) di Careggi (7,9%). I ricoveri per stranieri STP rappresentano tra il 7 e 10% dei ricoveri complessivi per stranieri ed in particolare: nell’Asl di Prato il 14,3% delle prestazioni ricovero a stranieri è spiegato dall’impiego del tesserino STP, mentre lo è per il 9,6% nell’Azienza ospedaliero-universitaria (AOU) di Careggi.
Seguono l’Asl di Massa e Carrara (8,1%) e le Asl di Firenze (7,0%) e Versilia (7,0%) Le restanti Asl mostrano una quota di prestazioni inferiore al 5% del totale dei ricoveri di stranieri . Le più frequenti cause di ricovero per stranieri maschi provenienti dai PFPM sono traumatismi e avvelenamenti, malattie dell’apparato digerente e malattie dell’apparato respiratorio ( il ricovero per traumatismi è la prima causa in assoluto per gli STP). Per le femmine provenienti dai PFPM invece: complicanze della gravidanza, parto e puerperio, malattie dell’apparato genito-urinario, malattie dell’apparato digerente.