ROCCASTRADA (Gr)– Un terzo del prodotto italiano venduto nel mondo tanto italiano non è: un giro d’affari da sessanta miliardi di euro l’anno, ha detto qualcuno stamattina a Ribolla, nel centro civico di fianco al museo della vecchia miniera di carbone chiusa nel 1959. I prodotti toscani e italiani hanno fama e fortuna oltre i confini nazionali. Sono marchi ambiti. Ma tante sono le sofisticazioni e mistificazioni di prodotti venduti come italiani, che italiani sembrano ma italiani nei fatti non sono.
Al massimo trasformati in Italia, transitati dall’Italia per qualche settimana. A volte neppure quello. Cifre importanti. E sta qui il senso di parlare di valorizzazione di prodotti agroalimentari e difesa dei marchi di qualità con i rappresentanti dei toscani nel mondo: un convegno, organizzato dal comune di Roccastrada, che ha concluso l’ottava edizione della due giorni regionale dedicata ai toscani all’estero. Una tavola rotonda con politici, rappresentanti di categoria e imprenditori, su temi che non sono poi così lontani. Perché i toscani nel mondo possono diventare ambasciatori e controllori dei prodotti di qualità nostrani.
E qualcuno, tra le associazioni dei toscani all’estero, già lo fa: con fiere, depliant e volantini. “Perché abbiamo l’obbligo di curare una produzione di qualità – ricorda il presidente della provincia di Grosseto, Leonardo Marras – e la qualità di un cibo non è solo gusto e sapore ma uno stile di vita”. Perché l’agricoltura è anche lo specchio di un modo di vivere e cibo, paesaggio e arte, come ha ricordato sempre stamani qualcun’altro, sono i tre motivi per cui il cantante inglese Sting (e altri) hanno scelto ad esempio di vivere in Toscana.
Con schizzofrenia anche, talvolta: come quando l’anno scorso l’Italia ha concesso la medaglia di cavalier del lavoro ad un italiano d’Australia che lì produce mozzarella e parmigiano, che chiaramente italiani non sono. “Siamo vissuti nel mondo come la terra del buon vivere – ricorda l’assessore toscano all’agricoltura Gianni Salvadori, anche lui stamani al convegno di Ribolla –, conosciuti per uno stile di vita che stiamo lentamente perdendo ma che invece dobbiamo mantenere.
E’ parte della nostra forza”.Ma per vincere ed essere competitivi sul mercato serve anche altro e su marchi e etichette l’assessore ha le idee ben chiare. “Sigle come Doc, Docg o Igt dicono poco all’estero – spiega – Dobbiamo fare sistema, altrimenti la battaglia è persa e si creano solo piccole nicchie che non servono all’economia della regione. Serve un marchio ombrello toscano – chiarisce -, evocativo, che non azzeri Doc e Docg certo, ma capace di vincere i mille campanili e le mille guerre toscane”.
Soprattutto, aggiunge, vanno tracciati i prodotti nell’etichetta. Una ricetta, ammette lo stesso assessore, semplice e complicatissima allo stesso tempo. Ma senza obblighi di legge, “perché l’Unione europea ci bloccherebbe subito”: come “scelta autonoma toscana e dei produttori toscani, perché l’unico modo per aggredire il mercato”. “Dove la Toscana – sottolinea Salvadori – non può vincere né con i prezzi al ribasso, perché gli agricoltori non vivrebbero, né con la quantità (che non abbiamo)”.
Il primo passo? Creare strutture che inizino a certificare i prodotti, “in un Paese Italia – ammette sconsolato l’assessore – che su questo e altri fronti drammaticamente non c’è”. Prima e dopo: i ragazzi di “Orizzonti circolari” e la sagra del pane La mattina, al centro di documentazione della miniera di Ribolla, era comunque iniziata prima del convegno; con l’arrivo dei sedici ragazzi e ragazze di origine toscana ed emiliana che per due settimane saranno nel Parco dell’appennino tosco emiliano per poi diventarne ambasciatori al ritorno nei propri paesi.
Un progetto, “Orizzonti circolari”, alla terza edizione. Arrivano da Stati Uniti, Belgio, Argentina, Cile e Brasile. Sono giovani e giovanissimi. Hanno portato le bandiere dei paesi dove vivono e salutato tutti i partecipanti. A seguire, per restare in tema con il convegno, pranzo degustazione in campagna all’interno della locale sagra del pane al Pian del Bichi e passeggiata per il territorio. Per un’esperienza davvero autentica. Si è conclusa l’ottava giornata dei toscani nel mondo.
Non prima di un ultima chiosa dell’assessore Salvadori, rivolto ai toscani all’estero: “Da terra di emigranti, oggi emigrano soprattutto i migliori cervelli, la Toscana è diventata terra di immigrazione. Non vorrei che gli immigranti subissero il razzismo che tanti toscani che sono partiti hanno subito. Ma la Toscana non è terra di xenofobia ma accoglienza e di questo fatevi davvero sinceri ambasciatori”. Walter Fortini