Nell'anniversario della Liberazione il cardinale di Firenze presiederà la cerimonia. Piovanelli è stato stretto collaboratore del cardinale Elia Dalla Costa e oggi sulla cronaca di Firenze della Repubblica interventi di Marco Palla e Alessandro Sardelli mostrano dubbi sulla democraticità del cardinale Dalla Costa, dettati sulla base di documenti storici. Le polemiche sulla decisione di far tenere al cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze, la prolusione per la ricorrenza dell'11 agosto, giorno della liberazione, sono ''indietro sull'orologio della storia'' secondo il sindaco Matteo Renzi. "Nei giorni della guerra guerreggiata contro l’invasore nazifascista -intervengono però il Presidente dell'Istituto Storico della Resistenza Toscana, Ivan Tognarini, e il Presidente dell'ANPI provinciale, Silvano Sarti- impugnarono le armi migliaia e migliaia di giovani.
In Toscana furono poco meno di 15.000 i partigiani combattenti riconosciuti, quasi diecimila i patrioti e si contarono 3.641 caduti, 726 feriti e 67 mutilati. Tutto questo deve essere ricordato e questo è il lascito che non può e non deve essere trascurato o oscurato da revisionismi più o meno d’occasione e di moda. Questo lascito ha saputo attraversare le secche tempestose della guerra fredda ed è giunto fino ad oggi, base e fondamento della democrazia e della libertà. Un lascito che ci dice dello sforzo corale di tutto un popolo, al di là delle divisioni politiche, religiose, di razza". "Quel che lascia perplessi è che nessuno si sia posto il dubbio se Piovanelli sia un degno esegeta della Resistenza -interviene anche Marco Accorti dell'UAAR- visto quella resistenza che proprio lui ha fatto nei confronti delle vittime di don Cantini e della verità.
Possibile che per ricordare l'impegno cattolico si debba ricorrere ad esponenti del clero di dubbio merito, come se cattolico debba per forza coincidere con clericale".