Il Rapporto sul mercato del lavoro 2010-2011 rientra nei compiti istituzionali attribuiti al CNEL ed è curato dalla Commissione speciale ex art. 16 della Legge n. 936/1986 (III) - Ufficio per la raccolta e l'elaborazione dei dati. Il report è stato realizzato, come ogni anno, al fine di mettere in evidenza i trend di breve periodo del mercato economico all’interno dei processi di trasformazione strutturale di più lungo periodo temporale. Il rapporto raccoglie dati, statistiche ed analisi sul quadro economico del 2010, dedica molta attenzione all’occupazione, alla disoccupazione ed alle politiche con un focus speciale sui giovani ed il loro status nell’attuale quadro demografico e delle forze lavoro.
Il report, in conclusione, illustra anche le previsione per il 2011 e le prospettive di sviluppo di medio termine. Certo la riflessione più preoccupante riportata nel documento è la lentezza con cui i vari paesi, compresa l’Italia, stanno uscendo dalla crisi economica che ha colpito tutti. Ci si pone la domanda se si tratta solo di una crisi di breve periodo oppure se l’andamento dell’economia e le sue conseguenza sull’evoluzione della domanda di lavoro sono da considerarsi di medio-lungo periodo.
Il settore economico più colpito è quello industriale e questo penalizza molti paesi, tra cui anche l’Italia, visto che per molti il peso dell’industria è elevato. Pertanto, il contesto macroeconomico del 2011 non è confortevole. Gli andamenti dell’economia influenzano a grandi ritmi il mercato del lavoro e, come riportato nel rapporto CNEL, il quadro (…) non garantisce una crescita tale da assecondare il recupero dei posti di lavoro persi durante la crisi. Inoltre, sulle prospettive pesano le tensioni sui mercati delle materie prime, acuitosi a seguito della crisi politica che coinvolge i paesi del Nord Africa, e le incertezze sull’evoluzione della crisi delle finanze pubbliche delle economie periferiche europee.
L’Italia, con il suo sistema di ammortizzatori sociali, punta ad aumentare le forme di tutela per i lavoratori disoccupati e, con il Programma nazionale di riforma del governo italiano, assume l’impegno a rafforzare il collegamento degli ammortizzatori sociali con le politiche attive. Ma, la crisi ha inciso in maniera differente sui lavoratori, infatti, questi ultimi in base al tipo di inquadramento contrattuale hanno subito diversi trattamenti. I più colpiti sono stati i lavoratori con contratto a termine e quelli con contratti più flessibili.
E, dato che la popolazione più giovane è quella che è maggiormente occupata con le tipologie contrattuali più flessibili, sono stati proprio i giovani quelli ad essere i più penalizzati. La crisi, quindi, sta creando condizioni difficili più che mai per i giovani che devono affrontare le sfide della transizione dalla scuola al mondo del lavoro, spesso con la mancanza di corrispondenza delle proprie competenze con quelle richieste dalle imprese e con un basso livello di qualifiche. In aggiunta, si sta aggravando il fenomeno dei Neet (not in education or training nor in employment), in altre parole la condizione di quei giovani che non risultano impegnati nel mercato del lavoro e nemmeno in un percorso di istruzione o di formazione.
Con la crisi, in effetti, è peggiorata la condizione occupazionale dei giovani ma è anche più presente quella dei Neet. I dati mostrano altresì come in media si sia verificata una riduzione dei lavoratori con titoli di studio più bassi, mentre gli occupati laureati sono cresciuti di numero. Con la crisi cresce il fenomeno dell’overeducation, ovvero le minori opportunità occupazionali spingono i laureati ad accettare lavori che richiedono livelli di istruzione più bassi.
In base al sesso, nel corso degli anni, le statistiche indicano un aumento dell’occupazione femminile che è stato più favorevole di quello maschile. In base alla variabile territorio, invece, la crisi risulta aver colpito di più il Mezzogiorno, con una tendenza già negativa in precedenza del Sud rispetto al Nord, una differenza questa che vanta peraltro una lunga tradizione in Italia. Da tutto ciò l’importanza in questo periodo del cambiamento di tendenza delle politiche che da passive finalizzate al sostegno del reddito dei lavoratori disoccupati devono rivolgersi verso quelle attive.
Dunque, per il futuro, l’attenzione deve essere posta sulle politiche formative, al fine di incrementare gli skills dei lavoratori e farsi che non si crei una condizione per cui accanto a lavoratori disoccupati con esperienza ci siano anche molti posti di lavoro vacanti. Per consultare il Rapporto sul mercato del lavoro 2010-2011 completo: www.cnel.it di Concetta Fonzo