Arresto disposto per padre, madre e 4 fratelli. Gli uomini del Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata del Nucleo di polizia tributaria di Firenze hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 cittadini albanesi (un sesto è risultato latitante) accusati dei reati di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Le misure cautelari sono state disposte dal GIP del Tribunale Ordinario di Firenze - dott. M. B., su richiesta del sost. proc. della DDA di Firenze - dott.
T. C.. E' questo l'epilogo di una complessa indagine che ha portato a disarticolare una agguerrita associazione a delinquere operante in Toscana e strutturata come una vera e propria azienda (criminale) a conduzione familiare. I fortissimi legami familiari per molto tempo hanno reso assolutamente impermeabile ad ogni investigazione un'organizzazione che ha sempre avuto come regola il ferreo divieto di utilizzo dei cellulari. Per questo motivo tutte le comunicazioni avvenivano a seguito di contatti diretti. I trafficanti acquistavano la droga (principalmente eroina) in Albania e Grecia e, tramite corrieri, occultandola all'interno di automezzi, la introduceva in Italia, presso un'abitazione di Santa Maria a Monte (PI). La droga quindi veniva trasportata in un garage dove veniva tagliata, confezionata in panetti (generalmente da 400 grammi) e venduta a spacciatori della stessa etnia o a nord-africani che operano sulla piazza fiorentina, pisana e livornese. L'organizzazione era strutturata in senso verticistico:
il padre si occupava delle spedizioni dall'Albania e ne seguiva gli sviluppi in Italia.I quattro fratelli non svolgevano alcuna attività lavorativa e si erano creati una copertura ufficiale come impiegati presso alcune ditte edili della zona ("comprando le buste paga"). In questo modo cercavano di giustificare il conseguimento di una fonte di reddito necessario all'ottenimento del permesso di soggiorno. Le indagini sono iniziate nei primi mesi del 2010.In particolare, insieme a sua moglie, dava disposizione ai figli circa le attività di confezionamento e vendita nonché ricomponeva i dissidi che, spesso, nascevano tra fratelli in ordine alle modalità del commercio delle sostanze stupefacenti (frequenti erano le discussioni sulle modalità di pagamento). I coniugi, che tenevano anche la contabilità dell'attività illecita, gestivano anche le "entrate", controllando che i debitori pagassero regolarmente le "partite" consegnate (in alcuni casi si sarebbe deciso anche di non cedere più droga a credito ma solo in contanti); i figli si occupavano, presso un laboratorio sito all'interno di un garage ubicato sempre in santa Maria a Monte (PI), del taglio, del confezionamento e della vendita dello stupefacente.
Il laboratorio è risultato organizzato come una vera è propria "fabbrica" della droga: presse, bilance, frullatori, retini e sostanze da taglio per preparare i panetti di eroina, erano perfettamente funzionanti e idonei a realizzare le delicate operazioni concernenti lo stupefacente.
Grazie al continuo controllo delle piazze dello spaccio fiorentine da parte delle fiamme gialle, è stato possibile rilevare la presenza di alcuni soggetti albanesi che avevano la possibilità di rifornire gli spacciatori locali con grandi quantità di eroina. Un primo importante sequestro, concernente una partita di 850 g di eroina, ha dato la conferma dell'attività illecita del gruppo e della sua tecnica operativa. Grazie alle intercettazioni ambientali dell'abitazione si è quindi potuto smascherare l'intera organizzazione sequestrando ulteriori carichi di eroina, pari a complessivi 9 kg.
Importante, in questo senso, è stata la videoregistrazione dell'arrivo di una nuova pressa professionale nel laboratorio dove era lavorata e confezionata la droga. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati anche 19 Kg. di sostanze da taglio, 1 pistola e il relativo munizionamento. Il giro d'affari del sodalizio criminale è stato stimato in alcuni milioni di euro, così come comprovato dai numerosi riferimenti alle ingenti rimesse di denaro che, periodicamente, sarebbero state realizzate verso l'Albania mediante corrieri (da 50 a 200 mila euro per "viaggio").