Firenze – “Arrivano 13 profughi e sembra che sia scoppiata la guerra. Mi sembra troppo. Credo che si perda tempo e che ci si serva di pretesti per attaccare la Regione. Forse è bene abbassare i toni e discutere nel merito”. Questo il commento del presidente Enrico Rossi alle polemiche scoppiate a Prato per l’ospitalità prestata a un piccolo gruppo di profughi. “La procedura stabilita per l’accoglienza – prosegue il presidente – prevede che la Regione avverta le Province e questa, a loro volta, i Comuni.
Sappiamo che Prato ha già una presenza di extracomunitari importante e sappiamo che non dobbiamo sovraccaricarla. Ma 13 persone, insomma, non costituiscono un problema. C’è uno sforzo nazionale in atto, chiesto dal ministro Maroni a tutte le Regioni. Noi dobbiamo accogliere in Toscana, come dice l’accordo, fino ad un massimo di 3.500 immigrati. Non mi sembra che, per come ci siamo organizzati, la cosa crei chissà quali sconquassi, mi pare invece che l’idea delle piccole comunità d’integrazione, di piccoli nuclei favorisca i rapporti ed attenui le tensioni.
Insomma è un modello che funziona”. “Quello che invece non funziona più è brandi re la paura verso l’immigrazione. Noi abbiamo risposto ad un’esigenza che c’è stata posta da ministri che sono politicamente affini a chi governa Prato. La Toscana ha adottato un suo modello, il modello risulta vincente e ha rimesso in moto un vero movimento di solidarietà. Quando l’ho incontrato per discutere sul Progetto Prato il sindaco non ha accennato al problema. Non vorrei si usassero due ‘piste’, una istituzionale e una politica”.