di Nicola Novelli Direttore di Nove da Firenze FIRENZE- Nessuno organizzerebbe un dibattito politico in casa propria. Immaginate di convocare un incontro pubblico nel vostro salotto su un tema di scottante attualità. E di ritrovarvi a ospitare persone che non gradite e si esprimono in maniera spiacevole pure nei vostri confronti. E' quello che è successo nelle settimane scorse a Matteo Renzi, che ha trasformato il profilo personale di Facebook in un luogo di dibattito on line in cui annunciava le proprie iniziative politiche, locali e nazionali, per verificarne il livello di consenso presso gli “amici”.
Solo che non tutti gli “amici di Facebook” sono così amichevoli come ci si aspetterebbe. Alcuni sono in realtà detrattori dell'esponente del Partito Democratico e hanno preso a beccarlo pubblicamente proprio sfruttando il suo profilo personale. Alla fine il Sindaco di Firenze non ha potuto fare altro che mettere al bando alcuni detrattori che asfissiavano con le loro critiche il salottino on line, cancellandoli dalla lista degli amici, in modo da impedirgli di criticare i suoi post. Domenica scorsa uno dei “banditi” si è rivolto a Nove da Firenze per denunciare pubblicamente la scarsa democraticità del politico PD che “banna” chi critica i suoi scritti pubblicati su Facebook.
Il giorno dopo la notizia è stata ripresa anche da agenzie di stampa e quotidiani di carta. E ne avevano motivo. Da mesi l'Associazione Stampa Toscana, il sindacato dei giornalisti, criticava la pratica renziana di scavalcare i tradizionali canali di comunicazione, fatti di conferenze stampa e dispacci ufficiali, per usare Facebook come unico mezzo di dialogo con il pubblico. Renzi li aveva persino irrisi, come rappresentanti del passato. Ma poi è rimasto tradito dalla novità di un mezzo che richiede molta consapevolezza nell'utilizzo.
Commentando la notizia di Nove da Firenze molti sostenitori di Renzi hanno provato a contrastare le considerazioni dell'oppositore bannato. Ma in questo modo hanno ulteriormente amplificato l'effetto mediatico della contestazione. Un altro esempio dei rischi insiti nell'uso inesperto dell'informazione/controinformazione on line. Una settimana dopo Matteo Renzi ha commentato la questione. Lo ha fatto stamani in risposta ad un post sulla sua pagina FaceBook pubblicato ieri sera dal Sig.
Giancarlo Moreschi che chiede in sostanza di non bannare i critici. La risposta del Sindaco di Firenze é: "Credo che le regole di FaceBook consentano a tutti di criticare e fare polemiche -è il bello della democrazia- ma non di insultare gli altri. Almeno di non farlo sulla mia pagina. Tutto qui". “A parte il fatto che mi mette nel calderone dei profili falsi, come ha già fatto alla richiesta di chiarimenti fattagli dall'ANSA dopo che mi aveva intervistato -ribatte Giuseppe Arlia, che ha scatenato la polemica domenica scorsa con la segnalazione a Nove da Firenze- Renzi continua a non capire che è lui che ha deciso di spostare il confronto politico su Facebook.
E' in difficoltà e utilizza l'espediente retorico di riconoscere per disconoscere, ma senza che chi è dall'altra parte abbia il diritto di replica. Tra l'altro, i suoi centurioni in servizio permanente effettivo sulla sua pagina non sono mai citati. Il confronto a Matteo Renzi non piace”. Il punto è che nel 2011 anche i politici italiani sono chiamati a masticare un po' di grammatica e sintassi della comunicazione on line. Alcuni siti internet assomigliano ad una casa privata (blog, Facebook, ecc,) altri assomigliano ad un edificio pubblico (reti civiche, giornali, ecc.).
Il web è un mezzo di comunicazione individuale e di massa, e come tutti i media, nei suoi primi anni sta definendo proprie regole d'uso. Questo significa che ciascun contenitore on line (sito, blog, o Facebook) ha caratteristiche che lo rendono adatto a differenti tipologie di comunicazione. E vero che in condizioni limite i contenitori si sono adattati alle emergenze (è il caso dei siti di dating durante la rivoluzione egiziana), ma in generale dobbiamo prendere atto della relazione vitale tra contenuti e contenitori.
Stesso discorso per la partecipazione democratica, che vive attraverso processi e percorsi consolidati attraverso secoli di pratica della democrazia occidentale. E' scontato precisare che lo stesso discorso politico acquista rilievo differente a seconda che venga espresso in casa propria, al bar, oppure in un'assemblea consiliare. Anche in questo caso dobbiamo prendere atto della relazione essenziale tra contenuti e contenitori. Mescolare contenuti e contenitori ingenera soltanto confusione e rischia, nel lungo periodo, di deludere gli utenti circa il potenziale positivo del nuovo mezzo.