Il Comune di Prato ha ordinato la chiusura entro 30 giorni del punto Stefan cash&carry di via delle Fonti e la demolizione delle opere edilizie abusive realizzate nello stabile entro 90 giorni, elevando una sanzione pecuniaria accessoria di 501.714 euro (120 euro per ogni metro quadrato di superficie calpestabile dell’immobile). In seguito all'ennesimo accertamento effettuato dalla Polizia municipale è stata appurata ancora una volta un'attività di vendita al dettaglio di prodotti alimentari e non alimentari camuffata da vendita all'ingrosso, come già contestato dal Comune nel 2009 e nel 2010: in pratica attraverso il tesseramento all’interno dell’esercizio commerciale stesso, i clienti utilizzano la partita Iva della Cooperativa Nuova Lira, risultandone soci.
I regolari possessori di partita Iva che effettuano gli acquisti sono circa il 10% rispetto ai tesserati, che sarebbero ormai arrivati a quota 70mila. Come si legge nell'ordinanza di chiusura, "è stato sostanzialmente appurato che nei locali di via delle Fonti l’impresa opera un’attività commerciale al dettaglio, organizzata in funzione degli acquisti effettuati da parte dei singoli soci della cooperativa, essendo ininfluenti, oltre che sporadici ed eventuali, le potenziali vendite a favore dei soggetti titolari degli acquisti all’ingrosso".
Oltre che rispetto alle normative commerciali sono state poi riscontrate numerose difformità anche in relazione al Regolamento edilizio per opere eseguite senza le necessarie autorizzazioni, con cambio della destinazione d’uso nell'edificio che ricade in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico. Per il capannone industriale, trasformato di fatto in spazio commerciale, il permesso di costruire rilasciato dal Comune parlava invece di un frazionamento del complesso produttivo dismesso per la realizzazione di un centro poliambulatoriale, diagnostico e riabilitativo mediante una generale riorganizzazione degli spazi interni. Da qui le due ordinanze emesse stamani dall'assessorato alle Attività produttive, guidato da Roberto Caverni: «Dispiace dover far ricorso a questi strumenti e a queste estreme conseguenze per ottenere il rispetto delle regole e delle normative vigenti - afferma l'assessore Caverni - Non possiamo però accettare che un'attività di vendita al dettaglio sia mascherata da ingrosso, sfruttando i vantaggi dell'una e dell'altro a seconda dei casi, come l'apertura ogni domenica, che un capannone industriale sia stato adibito a commerciale senza alcuna autorizzazione e che siano stati commessi vari abusi edilizi».
Le ordinanze di stamani sono l'ultimo atto di una lunga battaglia legale che dal 2009 vede contrapposti il cash&carry Stefan e il Comune: la prima ordinanza di chiusura risale esattamente a due anni fa, con il conseguente ricorso al Tar di Stefan. Il giudice amministrativo respinse la richiesta cautelare avanzata contestualmente al ricorso dall'azienda evidenziando “ che le modalità con le quali viene svolta l’attività, attraverso l’immediata affiliazione dei clienti alla Cooperativa Nuova Lira, posta in essere all’interno dell’esercizio, si rivelano palesemente elusive del divieto di vendita al dettaglio” .
Nonostante ciò, l’atto impugnato è rimasto ineseguito, e pertanto il Comune di Prato ha dovuto intimare alla Stefan formale diffida ad adempiere all'ordine di chiusura. La diffida è stata impugnata con nuovo ricorso, e con un nuovo respingimento della misura cautelare, e successivamente la Polizia municipale ha eseguito il provvedimento di chiusura coattiva con l’affissione sulle vetrate interne dell'atto, l’apposizione di transenne nei pressi dell’ingresso principale per impedire l’accesso a nuovi consumatori e di sigilli sulla porta principale lasciando, lasciando libero un accesso per assicurare l’attività di commercio all’ingrosso.
Il legale rappresentante della società è stato nominato custode dei sigilli, mentre, al contempo, la Polizia Municipale garantiva il presidio per alcune ore, consentendo l’accesso all’esercizio soltanto ai possessori di partita IVA. Ma le misure adottate si sono rivelate del tutto inefficaci, perché la società, cessato il presidio della Polizia, ha oscurato mediante pubblicità dell’impresa “Stefan” i cartelli riportanti i sigilli ed ha utilizzato l’accesso lasciato libero per l’attività di ingrosso, per far passare i consumatori proseguendo, così, nella vendita al dettaglio della merce.