Firenze, 23 febbraio 2011- I dissidenti al regime hanno annunciato una marcia verso Tripoli, dove Muammar Gheddafi è asserragliato nella caserma di Bab Aziziya. Mentre la Cirenaica e gran parte dell'est della Libia è stato "liberato" dagli insorti. Ma la TV Al-Arabiya parla di 10mila morti. Ma dalle Ong cifre differenti. Un medico francese: soltanto a Bengasi 2mila morti. Il vice-ambasciatore libico all'Onu: «Genocidio». Continuano nel frattempo le operazioni di evacuazione dei cittadini stranieri in Libia.
A causa della crisi politica in Libia, Alitalia ha deciso di sospendere i voli di linea sulla capitale. E il numero uno dell'Eni, Paolo Scaroni, ha confermato che la produzione in Libia si è quasi dimezzata, a causa degli scontri. L'Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze esprime la propria preoccupazione per la feroce repressione del Governo libico contro i manifestanti e per le parole di Gheddafi che prospettano una guerra civile a poche centinaia di chilometri dal nostro territorio.
ANPAS manifesta inoltre la propria vicinanza a tutte le vittime del conflitto in corso, sia della società civile che dell’esercito. “Il Governo italiano – dichiara il Presidente nazionale ANPAS Fausto Casini - oltre a presidiare le nostre coste dal possibile sbarco di stranieri, si impegni nel rispettare l’art. 11 della Costituzione Italiana che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli. Inoltre, come previsto dalla Legge 185 del 1990, l’Italia deve interrompere immediatamente l’esportazione di armi verso uno Stato che ha dimostrato di non rispettare i Diritti Umani”.
“In questa crisi – continua Casini - il nostro Paese può agire un ruolo importante per la sua posizione geografica e la sua storia. Nel 150esimo anno dell’Unità di Italia, la nostra nazione deve farsi portatrice di valori come la democrazia e la solidarietà. L’Italia, insieme alla Comunità Europea, apra un dialogo con i Movimenti dei cittadini che stanno lottando per il cambiamento nel Maghreb e nel vicino Oriente, affinché il Mediterraneo sia un luogo di incontro e cooperazione tra altre culture e civiltà”. L’attività di ricerca svolta all’Istituto Universitario Europeo a Firenze è spesso rivolta alle relazioni tra l’Europa e il mondo Arabo-Musulmano, con particolare attenzione ai rapporti trans-mediterranei e al tema delle migrazioni.
Per questa ragione anche il Presidente dell’Istituto Universitario Europeo, Josep Borrell Fontelles, interviene sulla situazione in Libia: "Sono costernato dalla brutale repressione con la quale il regime dittatoriale del colonnello Gheddafi soffoca le richieste di riforma del popolo. Nel momento in cui un governo ordina ai suoi carri armati ed elicotteri di massacrare indiscriminatamente la folla dei protestanti e il numero delle vittime raggiunge le centinaia, diventiamo spettatori di un ignobile capitolo della storia paragonabile agli eventi di Budapest e di Tiananmen.
Per questo motivo ritengo necessario che il nostro Istituto esprima la sua condanna contro questa brutale repressione. Personalmente condivido la decisione dell’Unione Europea di sospendere i negoziati di associazione con la Libia, paese che per altro non fa parte né dell’Unione per il Mediterraneo né del processo Euro-Mediterraneo.Mi auguro sinceramente che la risposta dell’Unione Europea agli eventi in Libia costituisca un valido sostegno ai diritti del popolo, violati da questa brutale repressione”.