“Qualunque progetto di costruzione di nuovi appartamenti nell’immobile del cinema Variety rappresenta un’operazione assai complessa che richiede la presentazione da parte della proprietà di un piano di recupero e dunque un doppio passaggio in consiglio comunale”. Lo ha detto la presidente della commissione urbanistica Elisabetta Meucci che ricorda che “non solo la normativa è cambiata ma che anche nessun progetto è stato presentato in base alle nuove diposizioni che sono quelle cosiddette anti Quadra e quelle contenute nel Piano strutturale .
Secondo infatti le nuove norme, adottate proprio a presidio delle trasformazioni di questo tipo di edifici, occorre una procedura molto complessa di competenza del consiglio. Voglio comunque richiamare l’attenzione – ha aggiunto Meucci - sul fatto che questa amministrazione ha sempre considerato fra le sue priorità la tutela degli spazi culturali e cinematografici in particolare come si vede dall’approvazione di progetti di recupero importanti per la città come il Teatro nazionale e il Gambrinus e come dimostra anche in questo caso, l’approvazione di una variante nell’area del Variety per la costruzione di un parcheggio funzionale alle esigenze del cinema" Interviene anche la consigliera comunale Ornella De Zordo che già in passato si era occupata della vicenda per impedire che l'intero stabile diventasse un parcheggio senza Cinema. "Bene che si levino voci come quelle che sentiamo in questi giorni da più parti, e anche dal PD, in difesa del Variety come cinema di quartiere.
Della sua chiusura siamo dispiaciuti prima di tutto come cittadini perché sarebbe una perdita per tutta la zona , e non solo; come consigliera poi ho seguito da tempo la cosa, firmando un atto che è stato approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale e che impegna Sindaco, Giunta e uffici a non permettere l'utilizzo della superficie a parcheggio. Peccato che proprio la maggioranza in Consiglio non abbia accolto l’emendamento da me presentato che manteneva la destinazione pubblica dei locali, permettendo di fatto quella possibile trasformazione in residenze che ora si dice di voler contrastare. "Non si capisce - aggiunge - come mai alcuni esponenti politici del PD in Regione abbiano tenuto una condotta opposta a quella che li porta - giustamente - a manifestare stasera davanti al Variety, e tra questi spicca il presidente della commissone cultura Nicola Danti: costoro stanno ostacolando il ripristino del parametro delle distanze per l'apertura di nuovi cinema tra cui i multiplex e continuano a sostenere, ad esempio, l'apertura del multiplex di Novoli che, al di là di ogni polemica sui mancati permessi, avrebbe come primo e sicuro effetto quello di far chiudere una serie di sale cinematografiche, prima tra tutte il Flora, situato ad un chilometro di distanza". "E' troppo chiedere un po' di coerenza? - domanda la capogruppo di Unaltracittà.
"Forse che il quartiere di Rifredi ha meno diritto a essere tutelato e non privato di una sala così significativa per la sua vivibilità? O forse in certi casi altri tipi di interessi prevalgono su quelli culturali e sociali?" "Sono soddisfatta davanti al disco rosso che il Comune di Firenze pare voler mettere sul cambio di destinazione d'uso per il cinema Variety e davanti alla mobilitazione politica che si sta delineando per contrastare la chiusura di un altro cinema a misura d'uomo: da tempo, come Regione, siamo su queste posizioni.
Più siamo, meglio è". Così Cristina Scaletti, assessore alla Cultura di Regione Toscana, per la quale il problema è soprattutto culturale "Combattere contro il disegno di città sempre più omologate e sempre meno diverse è oggi imperativo categorico per ogni buon amministratore della cosa pubblica". L'assessore regionale torna a usare parole dure contro "il rischio di una cultura massificata, fagocitata dal mercato in un Paese intero ridotto a una sterminata distesa di multiplex, outlet e centri commerciali tutti uguali dove la persona si smarrisce e la comunità perde bellezza, storia, radici, passato, identità facendo a sé stessa un danno che, a breve, diventa anche danno economico".
E' per questo - prosegue - che "come classe dirigente dobbiamo sentirci tutti impegnati i n azioni concrete, coerenti, continue. Il mio auspicio è che questa battaglia per salvare le sale di qualità come il Variety prosegua, per le specifiche competenze di ciascun livello istituzionale e politico, senza contraddizioni, ripensamenti e soste nel vero interesse della città". “Nessuna decisione sul trasferimento delle licenze al multiplex fino alla nuova legge regionale di settore” Questa la dichiarazione congiunta dei consiglieri comunali PdL Marco Stella e Francesco Torselli e del consigliere regionale Nicola Nascosti “Parte domani la raccolta firme per mantenere la funzione di cinema nell’immobile del Variety.
Il cinema è una risorsa per il quartiere, non possiamo permetterci di perderlo. Chiederemo di firmare a tutti coloro che hanno a cuore i cinema di quartiere e la valorizzazione dell’attività cinematografica. I cinema sono punti di presidio culturale e di aggregazione fondamentali all’interno di una città, soltanto la miopia istituzionale potrebbe portare a preferire i multisala alle attività di quartiere. Non esiste soltanto un problema di variante urbanista nell’approccio a questa situazione, ma esiste principalmente una questione culturale che passa attraversa la difesa delle sale cinematografiche di quartiere.
Chiediamo che prima di ogni decisione sul futuro del Variety come attività cinematografica si aspetti la nuova legge regionale in materia di cinema. Non vorremmo che alla fine l’attività cinematografica si trasferisse dal Variety ad altra multisala prima dell'approvazione della legge regionale. Se si pensa veramente di valorizzare il cinema si salvi l’attività cinematografica del Variety La crisi del cinema a Firenze è scandita dall’elenco delle sale cinematografiche chiuse dal 1990 ad oggi e mai più riaperte: Ariston, Edison, Odeon, Astra, Ciak Atelier, Excelsior, Gambrinus, Goldoni, Ideale, Stadio, Supercinema, Nazionale, Teatro della Compagnia, Vittoria tanto per citarne alcuni, per non parlare dei cinema parrocchiali od amatoriali scomparsi da un giorno all’altro.
Faremo di tutto per scongiurare che a questo fitto elenco si aggiunga anche il Variety”.