Firenze, 17 gennaio 2011– Rallenta il ritmo di crescita degli scambi con l’estero della Toscana nel terzo trimestre 2010: nonostante la frenata, il commercio estero toscano mostra un andamento che resta comunque ancora sostenuto rispetto ai valori di minimo toccati nel 2009 (+13,6% le esportazioni, +24,0% le importazioni). Sul fronte dell’export, da segnalare che la Toscana si colloca al di sotto della media nazionale (+18,1%), risultando inoltre la principale regione esportatrice il cui andamento delle vendite sui mercati esteri subisce una seppur leggera decelerazione.
Ma è in particolare sull’import che si registra una decisa decelerazione dei valori, che va di pari passo con l’indebolimento congiunturale che ha caratterizzato l’economia regionale nel terzo trimestre dell’anno appena chiuso. Sono alcuni dei dati contenuti nell’analisi trimestrale sul commercio estero della Toscana, condotta dall’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana nell’ambito dall’Osservatorio sull’Internazionalizzazione della Toscana, realizzato in collaborazione con Toscana Promozione ed Irpet. Rispetto al secondo trimestre 2010 si segnala un rallentamento nel ritmo di crescita della domanda estera di beni di consumo, più accentuata per la componente dei non durevoli (+16,6% contro una crescita del 23,3% nel trimestre precedente) rispetto a quella dei beni durevoli (rispettivamente +19,8% e +23,5%).
In contrazione, invece, le esportazioni di beni strumentali (-17,6%). Quanto ai settori più vivaci sui mercati esteri, dati positivi arrivano per l’industria elettronica (+60,0%), i prodotti della siderurgia (+62,7%) e i prodotti dell’industria chimica, farmaceutica, plastica e gomma (+31,2% nel complesso). Con un +27,0% è in netta ripresa è anche il comparto dei mezzi di trasporto. A fare eccezione è il dato relativo al settore della meccanica, che evidenzia una variazione tendenziale decisamente negativa (-35,5%): tale dato, tuttavia, è da attribuire soprattutto a fattori di contabilizzazione legati a commesse pluriennali di una grande impresa localizzata in regione. Sotto il profilo dei mercati di destinazione dell’export regionale, nel trimestre considerato risulta determinante il contributo offerto dai diversi territori europei (la variazione tendenziale è del 25,1%) e -anche se con intensità inferiore- dal complesso del continente americano (+17,8%).
E’ invece negativo il contributo dei paesi asiatici (contrazione nel valore delle vendite pari al -3,6%), dell’Africa (-18,2%) e dell’Oceania ed altri territori. L’andamento delle vendite all’estero nel terzo trimestre 2010 mostra una crescita sostenuta per gran parte dei territori toscani. Fanno eccezione Pisa, in deciso rallentamento (+9,4%), e soprattutto Firenze e Massa-Carrara, province in cui il dato aggregato in valore rivela una vera e propria battuta d’arresto (rispettivamente -4,3% e -35,9%) in conseguenza della contabilizzazione di commesse pluriennali di cui si è detto in precedenza.
I territori con il ritmo più sostenuto di crescita sono le province di Livorno (+38,7%) ed Arezzo (+38,5%). “Nonostante la dinamica dell’interscambio commerciale della Toscana con l’estero rimanga vivace – sottolinea Pierfrancesco Pacini, Presidente di Unioncamere Toscana – il deciso rallentamento osservato soprattutto nelle importazioni di beni strumentali e prodotti intermedi conferma l’indebolimento congiunturale che - nel terzo trimestre - ha caratterizzato l’intera economia regionale, già da noi osservato attraverso l’indagine trimestrale sulle imprese manifatturiere. Malgrado le vendite all’estero abbiano accusato una decelerazione soprattutto nella componente dei beni di consumo, in positivo occorre d’altra parte rilevare come l’export toscano continui a crescere su ritmi sostenuti non soltanto verso molte aree emergenti (America Centro-Meridionale +12%, Medio Oriente +14%, Cina-Hong Kong +48%) ma anche verso paesi di più tradizionale sbocco delle nostre esportazioni (Europa +25%, America +18%): una maggiore diversificazione dei mercati, in condizioni di incertezza, può infatti consentire di accrescere la stabilità dei fatturati alle fluttuazioni del ciclo economico internazionale. In una fase in cui la crescita è primariamente export-led, come confermano gli ultimi dati -pesantemente negativi - sui consumi interni, occorre dunque un deciso intervento di programmazione che garantisca disponibilità di risorse e di servizi avanzati per l’internazionalizzazione delle nostre imprese, con l’obiettivo di potenziare la capacità del sistema produttivo toscano di cogliere le opportunità di business che si aprono all’interno di uno scenario in rapido mutamento come l’attuale”.