Firenze, 27 gennaio 2010- A seguito della crisi internazionale, la filatura italiana (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri), già provata dal significativo processo di ridimensionamento in atto da tempo, ha accusato un ulteriore ed intenso deterioramento delle performance, che induce a stimare per l’anno 2009 un calo di fatturato pari al -17,6% (per un valore sceso a 2,4 miliardi di euro circa). Anche l’attività produttiva riflette le criticità che il comparto ha registrato in corso d’anno: per il valore della produzione realizzata in Italia si prevede, infatti, una flessione del -21,4%, in linea con il dato medio del “monte” della filiera. Al cedimento stimato per il 2009 ha concorso l’andamento delle vendite estere, ma soprattutto la domanda intra-filiera italiana, che, mentre nel più recente passato sembrava aver dimostrato maggior capacità di tenuta rispetto a quella straniera, in corso d’anno è risultata particolarmente debole.
Secondo le prime stime, il consumo apparente dovrebbe infatti flettere del -23,6%. Con riferimento al fatturato estero si stima una contrazione su base annua del -18,9%, mentre l’import dovrebbe calare del -23,9%. A fronte di simili dinamiche degli scambi con l’estero, il saldo commerciale dovrebbe migliorare rispetto al 2008, portandosi sui 90 milioni. Rispetto al 2005, comunque, l’avanzo commerciale settoriale ha perso oltre 300 milioni di euro. Focalizzando l’analisi sui primi nove mesi del 2009, sulla base dei dati ISTAT, è possibile avere uno spaccato di maggior dettaglio relativamente all’interscambio con l’estero per le merceologie in esame. Con riferimento alle vendite estere, i filati cardati hanno registrato una flessione del -9,2% a valore e del -6,1% a volume (tonnellate).
Le maggiori difficoltà hanno interessato l’export intra-comunitario (-13,9%), mentre verso i mercati extra-UE, verso cui è diretto oltre il 60% dell’export italiano di questo prodotto, hanno arginato le perdite al -5,9%. Mentre i due tradizionali partner hanno mostrato delle flessioni di rilievo (Hong Kong -13,9%, Romania -16,6%), è cresciuto l’export di filato cardato nell’area est-europea: in primis la Croazia (+14,3%), ma anche, pur su livelli più bassi, Bulgaria (+18,1%) e Polonia (+12,9%).
In controtendenza rispetto al dato medio della UE, sono risultati in crescita le esportazioni verso Regno Unito (+4,2%), Portogallo (+6,5%) e Paesi Bassi (+10,7%). A fronte di simili dinamiche degli scambi con l’estero, il saldo commerciale dovrebbe migliorare rispetto al 2008, portandosi sui 90 milioni. Rispetto al 2005, comunque, l’avanzo commerciale settoriale ha perso oltre 300 milioni di euro. Focalizzando l’analisi sui primi nove mesi del 2009, sulla base dei dati ISTAT, è possibile avere uno spaccato di maggior dettaglio relativamente all’interscambio con l’estero per le merceologie in esame. Con riferimento alle vendite estere, i filati cardati hanno registrato una flessione del -9,2% a valore e del -6,1% a volume (tonnellate).
Le maggiori difficoltà hanno interessato l’export intra-comunitario (-13,9%), mentre verso i mercati extra-UE, verso cui è diretto oltre il 60% dell’export italiano di questo prodotto, hanno arginato le perdite al -5,9%. Mentre i due tradizionali partner hanno mostrato delle flessioni di rilievo (Hong Kong -13,9%, Romania -16,6%), è cresciuto l’export di filato cardato nell’area est-europea: in primis la Croazia (+14,3%), ma anche, pur su livelli più bassi, Bulgaria (+18,1%) e Polonia (+12,9%).
In controtendenza rispetto al dato medio della UE, sono risultati in crescita le esportazioni verso Regno Unito (+4,2%), Portogallo (+6,5%) e Paesi Bassi (+10,7%). Nel medesimo periodo il filato pettinato ha assistito ad una contrazione dell’export pari al -17,2%, con intensità piuttosto simile per l’intra (-18,6%) e l’extra UE (-16,2%). Si rileva che l’export verso Hong Kong è stato colpito da una flessione del -20,3%, mentre il filato pettinato esportato in Cina ha evidenziato una crescita molto sostenuta, pari al +32% circa sia a valore sia a volume.
Se Germania e Francia hanno contenuto le perdite (rispettivamente a -7,4% e -2,9%), al contrario contrazioni del -30% circa si sono rilevate per Turchia, Regno Unito e Stati Uniti. Infine si rileva un miniboom dell’export verso la Tunisia. Contestualmente, le vendite estere di filati misti chimico-lana hanno ceduto il -21% a valore il -19,8% in volume. Se i primi partner mostrano tutti flessioni molto accentuate, con l’eccezione della Romania (-3,2%), l’export è, invece, cresciuto verso il Portogallo (+74,7%), la Bulgaria (+29,9%) e la Grecia (+12,9%), così come verso Hong Kong (+4,8%). Per quanto concerne i filati di cotone, i flussi di export hanno evidenziato un calo del -25% a valore e del -29,8% a quantità.
Del resto, la maggior area di sbocco, con una quota di incidenza sull’export di questo merceologia pari al 73,5%, è rappresentato dal mercato comunitario, che in nove mesi ha subito una contrazione del -27,7%. Tra i Paesi che hanno performato meglio della media, consentendo un contenimento delle perdite, si rilevano, comunque, Francia (-14,8%), Croazia (-14,5%), Regno Unito (-12,1%). Sul fronte delle importazioni, nei primi nove mesi del 2009, si è assistito ad una contrazione generalizzata dei filati importati, sintomo di una debole domanda intra-filiera.
Risulta, tuttavia, in controtendenza rispetto al dato medio l’import di filato misto chimico-lana che ha messo a segno una crescita su ritmi sostenuti, pari al +13,5% a valore e al +21,9% a volume. Altra eccezione è rappresenta dall’import di filato cardato, che evidenzia una crescita sostenuta in tonnellate. Le importazioni di filati cardati, infatti, sono calate del -14,5% a valore, ma hanno evidenziato un incremento del +38,2% a volume. Se l’import dal Regno Unito si è dimezzato nel corso di soli nove mesi, si è assistito ad un vero e proprio boom dalla Lituania. Forte calo per l’import di filati pettinati: perso quasi il 40%, mentre risultano in controtendenza, evidenziando delle dinamiche positive, l’Ungheria (pur solo a valore) e la Romania.
Con riferimento alla Cina, il calo del -50,7% a valore è stato compensato da un aumento delle tonnellate di filati cardati importati del +22,6%. Come anticipato, l’import di filati misti chimico-lana ha fatto registrare una crescita del +13,5% a valore e del +21,9 a volume. La crescita è stata sostenuta soprattutto dall’area comunitaria (+16%), da cui proviene oltre il 73% dell’import di tale filato. Del resto la Romania, che detiene una quota del 45,7%, in soli nove mesi ha messo a segno una crescita del +70,5%. Con riferimento ai mercati di approvvigionamento extra-UE, sono cresciuti anche Turchia (+9,1%), Egitto (+16,5%) e, pur su valori più contenuti, Indonesia (+6,6%). L’importazione di filati di cotone ha assistito ad un forte peggioramento del trend negativo in atto dal 2007, accusando una flessione pari al -32,6%.
Alle dinamiche fortemente negative che hanno interessato gli scambi con i tradizionali partner commerciali, fanno eccezione le crescite di filato di cotone importato da Ungheria (+6,1%), Bosnia-Erzegovina (+96,3%) e Tunisia (+19,8%). Osservando da più punti di vista l’industria tessile italiana, si avverte che il peggio è stato lasciato alle spalle e che l’intensità della caduta ha rallentato sul finire del 2009. Al di là dei benefici di cui le imprese potranno fruire con il rilancio della domanda mondiale sul fronte dell’export, la ripresa della domanda intra-filiera, ancora in stand-by, risulta particolarmente significativa per le sorti della filatura italiana. L’occasione fieristica rappresentata da “Pitti Filati” risulterà, quindi, determinante per valutare l’evoluzione del comparto nel corso del 2010.