No al “panello selvaggio”. Coldiretti Toscana vuole evitare "che il territorio regionale si trasformi in un puzzle di maxi impianti fotovoltaici a terra". “Condividiamo la volontà degli amministratori regionali che, nell’individuare le aree di pregio ambientale e agricolo in cui limitare il proliferare di strutture di grandi dimensioni, vuole salvaguardare quelle realizzate dalle imprese agricole come attività connessa, per l’integrazione del reddito nelle zone marginali”, spiega il presidente Tulio Marcelli che aggiunge: “L’ipotesi formulata a sei mani dagli assessori regionali a urbanistica Anna Marson, ambiente Anna Rita Bramerini e agricoltura Gianni Salvadori, in ottemperanza alle disposizioni nazionali in materia di energie rinnovabili, pur necessitando di qualche aggiustamento, risulta del tutto condivisibile nei principi”.
Marcelli invece contesta apertamente le richieste di emendamento della delibera, presentate da alcuni enti locali che, al contrario, tendono a favorire la colonizzazione dei terreni da parte di quanti puntano alla nascita di macro centrali. “I piccoli impianti – aggiunge il direttore di Coldiretti Toscana Roberto Maddè – presentano uno scarso impatto ambientale, sono più semplici da gestire e non generano modifiche sostanziali all’asseto del territorio.
In più consentono alle imprese agricole di migliorare i loro guadagni e, quindi, di continuare a svolgere la loro attività produttiva e di presidio. Stupisce la disinvoltura con cui soggetti che, fino ad oggi, hanno posto tanti vincoli e ostacoli alla sistemazione dei pannelli sulle coperture e sui tetti, adesso, siano favorevoli alla colonizzazione dei terreni agricoli e assecondino gli interessi di chi su questo intende costruire pericolosi business: le aziende che producono e installano pannelli e che cercano di acquisire terreni agricoli, infatti, sottraggono importanti quote di spazio alle produzioni alimentari e rischiano di squalificare ambiente e paesaggio, compromettendo i veri punti di forza della Toscana”.
“Se è vero che esiste l’esigenza di produrre energia, c’è anche la necessità di conservare le nostre tradizioni alimentari e la capacità produttiva delle nostre imprese che, a fronte di contratti con i colossi del fotovoltaico, rischia di rimanere ingessata per periodi di tempo lunghissimi. In più, quello che oggi viene proposto come un affare, nel lungo termine, può trasformarsi in un danno economico per gli agricoltori e di immagine per la Toscana”.