ESPRIT si è allargata in Bulgaria e in Repubblica Slovacca con il contributo di fondi pubblici per quasi 180mila euro, grazie a decisioni della Regione votate anche da Salvadori. E’ l’ennesimo filone del caso Salvadori-Esprit sollevato oggi con una nuova interrogazione dai consiglieri regionali Giovanni Donzelli e Stefano Mugnai. “Si chiama Cecily il progetto per sistematizzare e trasferire il modello Esprit alle realtà bulgare e slovacche, avente per capofila la Regione e tra i partner proprio il consorzio fondato da Salvadori e attualmente diretto dalla moglie dell’Assessore Viviana Viviani”, spiegano Donzelli e Mugnai, ricordando che Salvadori, mentre era assessore, nel 2006 ha partecipato pure all’assemblea dei soci di Esprit votando il bilancio e il nuovo presidente del CDA.
“Per il progetto Cecily di Esprit la Giunta Regionale ha approvato la delibera 132 del 02-03-2009 e la decisione 20 della seduta del 28-06-2010. In entrambe i casi si cita il Progetto Cecily e/o Esprit, e in entrambi i casi Salvadori risulta essere presente e votante, così come Rossi, nel primo caso nella veste di assessore e nel secondo addirittura già presidente”, incalzano gli esponenti del PdL. “In Consiglio Regionale sia l’Assessore Simoncini che il Presidente Rossi avevano assicurato che Salvadori non aveva mai partecipato a votazioni riguardanti Esprit, ma gli atti di giunta del 2 marzo 2009 e del 28 giugno scorso affermano il contrario”, proseguono Donzelli e Mugnai che nell’interrogazione chiedono se Rossi è a conoscenza di tutto ciò e se – lui e Simoncini - ne erano a conoscenza quando sono intervenuti in Consiglio.
“Ai toscani dell'opinione personale del Governatore Rossi verso l’amico Salvadori poco interessa. I toscani meritano che chi li amministra adotti comportamenti corretti ed opportuni. Il punto non è se Rossi ritenga o meno Salvadori una persona onesta - commentano i consiglieri del PdL - la questione è politica ed istituzionale. I toscani non possono avere una conoscenza diretta dell’assessore Salvadori, ma adesso sono venuti a conoscenza di comportamenti che è difficile definire corretti ed opportuni.
Altro che ingenui! Il modo, ad esempio, con cui si è costruito il sistema dell’accreditamento sociale al fine di dare una posizione di oggettivo vantaggio ad Esprit è tutto fuor che ingenuo, come invece cerca di spacciare Rossi: un’operazione assolutamente raffinata volta a costruire un formidabile sistema di potere. Sono anni che Rossi ci fa la morale su tutto e tutti. Sono anni – rincarano Donzelli e Mugnai - che indica la pagliuzza nell’occhio altrui e poi fa finta di non vedere la classica trave che è nel suo occhio, nel cuore della sua Giunta.
Rossi vuol editare un nuovo vocabolario, quello della sinistra toscana: le scorrettezze, i comportamenti disinvolti, per niente politicamente ed istituzionalmente opportuni sono tali se vengono posti in essere da altri, se invece tali comportamenti li adotta la sinistra toscana allora si trasformano in banali ingenuità. Ingenuità nella gestione di milioni di euro dei contribuenti? Ma ci faccia il piacere! Ci vuole un bel coraggio ad ostentare un tale doppiopesismo. Rossi la smetta con i sermoni sulla morale, sull’eticità, sulla correttezza e sulla sobrietà.
Parlare di principi e valori è molto bello, ma è sin troppo facile, ben altra cosa è essere coerenti anche quando ciò comporta dei costi politici, la messa in discussione di un sistema di potere o il perdurare di fragili equilibri tra le componenti della maggioranza e soprattutto tra le correnti del PD. Qualcuno ha conservato il ricordo delle telefonate romane che hanno portato Salvadori ad essere riconfermato nella nuova Giunta Rossi? Ad oggi – concludono Donzelli e Mugnai - è evidente che le dinamiche di potere all’interno del PD sono per Rossi più importanti rispetto alla coerenza.
Ne prendiamo atto e con noi, ne prendono atto anche i toscani”.