Firenze – E’ iniziato in Consiglio regionale il dibattito a seguito dell’illustrazione del programma di governo da parte del presidente Enrico Rossi. Roberto Benedetti (Pdl), ha commentato che “molti degli enunciati del programma li avevamo già sentiti cinque anni fa, sono rimasti propositi per Martini e spero non succeda altrettanto per Rossi”. Benedetti ha posto l’accento su due questioni toccate dal presidente della Giunta nel suo intervento, la Costituzione e la legge elettorale.
“Per quanto riguarda la Costituzione c’è una contraddizione – ha spiegato Benedetti -, perché da un lato si ribadisce la sua sacralità, dall’altro si accenna a riforme che la cambierebbero sostanzialmente. Noi vogliamo sgombrare il campo da ogni equivoco: non vogliamo mettere in dubbio i valori fondanti della Costituzione, ma l’architettura delle istituzioni. Per quanto riguarda la legge elettorale ricordiamo che essa, come lo Statuto, è competenza del Consiglio, non della Giunta.
Vorremmo che l’accordo istituzionale appena firmato continuasse ad avere un senso, e la legge elettorale è uno strumento per mantenere l’impostazione prevista dallo Statuto”. Nicola Nascosti (Pdl) ha avanzato innanzitutto un’osservazione sulla scelta di un assessore “tecnico” e non toscano per la sanità. “Il presidente Rossi ha parlato della centralità del cittadino nel sistema della sanità – ha detto – ma temo che questo possa essere messo in dubbio con un assessorato tecnico, che darà valutazioni solo di tipo economico e non di tipo territoriale, che richiederebbero una profonda conoscenza della situazione delle varie aree della Toscana”.
Ancora, Nascosti ha ribadito la necessità di “far partire le grandi opere e rivedere il codice urbanistico. La Giunta deve dare tempi certi per la realizzazione delle grandi opere, a partire dall’aeroporto fiorentino”. Nascosti si è anche augurato che nei rapporti istituzionali la Toscana compia una svolta rispetto a quanto accaduto negli ultimi anni. Giuseppe Del Carlo (Udc) ha ricordato che la Toscana versa in un grave stato di cristi, in cui la povertà avanza e la coesione sociale è a rischio, e che in Toscana è stato registrato uno dei più alti tassi di astensionismo in Italia.
“E’ un fenomeno che deve far preoccupare tutti – ha detto Del Carlo – perché è sintomo di perdita di fiducia nella politica, e la legge elettorale ha giocato la sua parte. Le liste bloccate sono un’oscenità così come altri meccanismi che sono costruiti apposta per i capi partito. Noi abbiamo già presentato una proposta di legge per il ripristino delle preferenze”. Secondo Del Carlo per superare la crisi, inoltre, è assolutamente necessaria una radicale semplificazione amministrativa, così come far partire opere pubbliche immediatamente cantierabili per dare lavoro e creare sviluppo.
Secondo Marco Taradash (Pdl) “il programma di Rossi è molto vasto, non c’è tema per cui la Regione non abbia una sua soluzione, ma se fosse e se fosse stato così la Toscana non sarebbe in crisi come invece è”. “Vedo una grande volontà di controllo dall’alto – ha proseguito Taradash – ma non c’è alcun accenno alla libertà, se non altro alla libertà di mercato che di fatto non esiste. La provincia di Livorno viene completamente trascurata, a partire dal porto, e del resto in Toscana tutte le infrastrutture sono pessime, perché non creano ritorni politici immediati.
Occorre invece – ha concluso il consigliere – lasciare maggiore spazio all’economia e al merito”. Stefania Fuscagni (Pdl) ha posto l’accento sulla necessità di coordinare al meglio il lavoro delle Commissioni consiliari rispetto all’operato di Giunta e ha invitato ad affrontare alcune importanti questioni relative alle deleghe: prima di tutto, il turismo. “Il turismo era stato giustamente in passato diviso dalla cultura e fatto confluire nelle attività produttive, visto il risvolto economico che gioca in Toscana – ha spiegato Fuscagni -.
Invece adesso è nuovamente con la cultura: si crea così una distonia che può avere grandi conseguenze”. Seconda questione, la scuola. “Il settore scuola, ricerca, università e formazione è stato diviso in tre assessorati e ciò è inaccettabile – ha concluso la consigliera -. Non ha senso ad esempio, quando si parla tanto di alternanza scuola-lavoro, separare la scuola dalla formazione professionale”. Per Paolo Enrico Ammirati (Pdl) il programma di Rossi evidenzia “una totale carenza di un disegno organico”.
“C’è un’eccessiva continuità fra il governo Martini e il governo Rossi – ha detto Ammirati -, una stagnazione endemica che preoccupa fortemente. I dati sull’occupazione in Toscana sono allarmanti, ci stiamo allontanando dall’Europa. Noi abbiamo un’idea di sviluppo della Toscana diversa, che dovrebbe sostenere non solo le grandi industrie manifatturiere ma l’attività terziaria, le piccole e medie imprese artigiane, il turismo culturale e sostenibile”. Secondo Ammirati, inoltre, l’attenzione di Rossi viene tutta riservata all’area metropolitana e alla fascia costiera, mentre “si trascura completamente la Toscana meridionale, che rappresenta il 50 per cento del territorio”. Pieraldo Ciucchi (Pd-Riformisti toscani) ha osservato che la nuova Regione deve “soprattutto sapere rispondere alla crisi di rappresentatività elaborando in chiave di governo le esigenze dei cittadini, uscendo dal groviglio della legge elettorale”.
“Siamo consapevoli di dover mettere mano alla legge elettorale – ha detto ancora Ciucchi – ma questo non basta. L’Italia ha bisogno di una nuova stagione, in cui non ci si affidi più allo scontro permanente, alla delegittimazione, al fomentare le paure. Noi non conosciamo altra libertà se non quella data dal rispetto delle regole e vogliamo partire dalla nostra cultura riformista per creare una base per l’alternanza”. Secondo Ciucchi il programma di Rossi “non è un libro dei sogni ma costituisce una visione nuova e aperta, che può contare sul nostro sostegno leale, e che punta a dare alla Regione una governance migliore e a far partire tutti i motori di sviluppo”. “La Lega è il partito di quelli che non hanno santi in paradiso.
Non siamo gente strana, portiamo esigenze concrete”. Lo ha dichiarato Gianluca Lazzeri, concludendo il suo intervento sul programma di governo del presidente Enrico Rossi. “C’è una gran voglia di smarcarsi dal passato, ma quali sono le priorità?” ha chiesto. A suo parere non ci sono indicazioni precise “sulla macchina regionale e sugli enti che sono stati costruiti in questi anni”, mentre occorre “tornare alla programmazione politica ed abbandonare la gestione”. “La politica, oggi, non è decisa dall’aula né dalla Giunta, ma da una miriade di altri soggetti – ha rilevato Lazzeri – Le scelte vengono fatte altrove, qui c’è solo mediazione tra le varie caste”. “Lo scenario economico molto preoccupante” è stato al centro della riflessione di Monica Sgherri (Federazione della Sinistra e Verdi), che ha ricordato gli effetti della crisi in tutti i settori, maturi e nuovi, la cassa integrazione, la disoccupazione che scoraggia le donne ed i giovani, aumentando le diseguaglianze.
Di fronte a questo scenario, sono due le grandi priorità per le politiche regionali: il sostegno al reddito, “come si è già iniziato a fare nella scorsa legislatura, nell’assenza del governo nazionale”; l’innovazione e la ricerca, “elementi fondamentali per riconvertire il sistema produttivo toscano ed affrontare le sfide della globalizzazione”. Una nuova legge elettorale, lo sviluppo della legge sulla partecipazione, inoltre, sono le leve per contrastare il fenomeno dell’astensionismo.
“La riduzione del numero dei consiglieri è stata pagata soprattutto dalle donne – ha osservato Sgherri – anche se avremo l’unica Giunta a parità di genere in Italia”. “Per risollevare la nostra regione ed il paese occorre guardare oltre le appartenenze – ha dichiarato Caterina Bini (Pd) - Alcuni interventi sembravano echi di una campagna elettorale non conclusa. Sarebbe facile rispondere agli attacchi verso la Giunta precedente”. A suo parere il “buon programma” di Rossi punta a mantenere “l’alto livello raggiunto nei servizi alla persona, nella sanità, nella educazione” e “far raggiungere livelli analoghi allo sviluppo economico”.
“Per far ripartire la crescita non basta tamponare l’emergenza – ha affermato – Occorre semplificare e sburocratizzare, per dare tempi certi alle imprese che vogliono investire”. Bini ha, infine, sottolineato che “l’invecchiamento della popolazione e la precarizzazione dei giovani rischiano di far saltare un intero sistema di coesione sociale”. “Il programma è chiaro ed ha priorità precise. Se qualcuno ha dubbi, c’è un interprete che non viene dal nulla, ma ha già operato per dieci anni” ha rilevato Paolo Bambagioni (Pd), secondo il quale, per affrontare la crisi economica, “occorre porsi essenzialmente due domande: c’è qualità in quello che facciamo? C’è capacità di cambiare?”.
“Eccellenza ed innovazione sono le risposte – ha osservato – E quindi la ricerca, la determinazione, la coesione ricercata con il dialogo, il premio del merito, lo sblocco di risorse ferme per pastoie burocratiche. Occorre un salto culturale ed avere più fiducia in chi abbiamo di fronte ed allo stesso tempo punire pesantemente chi fa il furbo”. Bambagioni ha infine chiesto “un’attenzione particolare alla Piana fiorentina ed ai suoi nodi infrastrutturali, non per ragioni campanilistiche, ma perché rappresenta il cuore economico della Toscana”. Il consigliere Marco Manneschi (Idv), in apertura del suo intervento, ha voluto rendere un breve omaggio al 25 Aprile, “la festa di un paese che ritrova se stesso e guarda al futuro”.
Il consigliere ha sottolineato la “forte coerenza” tra programma di governo e Giunta, “la prima di modello europeo per parità di genere ed esperienze professionali”. “La crisi ha colpito in Toscana meno che altrove – ha affermato - ma nel programma c’è una risposta straordinaria, che troverà un Consiglio molto collaborativo, nel rispetto delle rispettive prerogative”. A suo parere “una politica del paesaggio e della qualità urbana possono attivare nuove forme di impresa e di lavoro”, mentre il superamento di alcune criticità “nei servizi pubblici locali possono rappresentare una grande opportunità per la crescita e la ripresa economica”.
Alle ondate di xenofobia, infine, si può far fronte intervenendo “nelle piccole involontarie ingiustizie nei servizi sociali”. “Fa meraviglia che il programma di governo si limiti a citare una serie di problemi che esistono da anni e che sono irrisolti”, ha esordito Marina Staccioli (Lega), che ha criticato la scarsa attenzione alle piccole imprese, “la vera linfa vitale dell’economia toscana”. E sul fronte dello sviluppo, Staccioli ha sottolineato la necessità di arginare l’impatto della globalizzazione e di promuovere politiche per l’accesso al credito bancario da parte delle imprese.
“Ci aspettavamo anche – ha aggiunto – una maggiore attenzione al ruolo e ai problemi delle donne”. A proposito dell’immigrazione, infine, ha auspicato la realizzazione in Toscana di un centro di identificazione e espulsione. “Ho sentito interventi da assise nazionale, ma vorrei ricordare a tutti che qui siamo in una assise legislativa regionale”, ha detto Paolo Marini (Federazione della sinistra e verdi), che ha affermato che non si può immaginare “lo sviluppo della Toscana senza prevedere l’esistenza dell’industria manifatturiera”.
Dalla crisi, ha aggiunto, “si esce in avanti e non ripercorrendo le modalità con cui ci siamo entrati, bisogna cioè superare il precariato e l’assenza di diritti dei lavoratori e in questa direzione il programma di Rossi indica una strada chiara e coerente”. Secondo Paolo Marcheschi (Pdl), il programma di Rossi “ha sottovalutato un aspetto importante, un problema irrisolto e che invece andava e va affrontato in maniera seria: parlo della politica dei servizi pubblici”. Secondo Marcheschi, la nuova Giunta doveva avere un assessorato dedicato e il programma di governo proporre una politica dedicata.
“Entro un anno servirà dotarsi di un’apposita legge, perché lo chiede l’Europa e il Governo nazionale, e immaginare una nuova governante del servizio idrico, della gestione del ciclo dei rifiuti, delle politiche sull’energia”. Fabrizio Mattei (Pd) ha affermato che nel programma di governo di Rossi “c’è l’ambizione a che la Toscana possa svolgere un ruolo importante a livello nazionale e internazionale” ma con “la consapevolezza delle difficoltà di questo momento” e “con il coraggio di andare al cuore dei problemi.
Il richiamo alla reindustrializzazione, ha aggiunto, è pertanto un orizzonte importante per ridare impulso allo sviluppo e cambiare passo. Per Giovanni Donzelli (Pdl), c’è un punto programmatico che lascia perplessi e che dovrà essere corretto, quello relativo all’accesso alle case popolari e, in questo contesto, all’accesso riservato agli extracomunitari. “Da anni – ha detto – molti aventi diritto alla casa restano esclusi perché scavalcati in graduatoria dagli immigrati. E’ un meccanismo che va corretto e basta introdurre il principio per cui chi è da più anni in graduatoria possa ottenere punteggio in più al momento di stilare le nuove graduatorie”.
Altro aspetto, è quello di evitare la concentrazione di un’etnia in un solo complesso immobiliare. Richiamando il tema del viaggio che Rossi ha usato per definire il lavoro dei prossimi cinque anni di governo, Alessandro Antichi (Pdl) ha detto che il governatore regionale “è come Cristoforo Colombo: sa da dove parte ma non sa dove arriverà né, al momento dell’arrivo, saprà dove si trova”. Importante, comunque, che “il punto di partenza sia quello che indichiamo noi da anni, e cioè che c’è un caso Toscana all’interno del quadro nazionale”.
Antichi ha criticato, inoltre, l’assenza della parola libertà nelle 90 pagine del programma di governo e ha concluso dicendo che “per risollevare la Toscana non basta il lavoro delle istituzioni e della politica, occore lo sforzo collettivo della Toscana, in un quadro di libertà economica e di affrancamento dalla burocrazia”. Il viaggio, ha concluso, “lo faremo insieme, ma per il bene della Toscana, il presidente ascolti anche la voce dell’opposizione”. “Non ci sono elementi di coraggio né di innovazione”.
Così il consigliere azzurro Stefano Mugnai che ha espresso più di un dubbio vista anche la “veemenza con cui il Pd aretino ha affrontato la vicenda assessori” e che palesa la convinzione che se manca il politico del territorio, questo territorio sarà svantaggiato”. Secondo Mugnai, occorre invece partire da un “ribaltamento della politica” per “mettere al centro la persona”. “Lasciamo che le regole vengano fissate – ha detto – ma non mettiamo sotto tutela ogni aspetto della vita sociale”. Critiche al programma di governo del presidente Enrico Rossi anche dal consigliere del Pdl Alberto Magnolfi.
“La Regione deve diventare cabina di regia strategica. Si deve rendere effettivo il principio di sussidiarietà, ridurre il numero delle leggi, redigere i testi unici, rivedere norme considerate da molti cittadini vessatorie, affrontare davvero il problema rifiuti, aeroporto e infrastrutture in generale”. Per Magnolfi, la Giunta Rossi “non può dare garanzie per la struttura politica che ha” e le ostilità della vigilia “sono solo un antipasto”. Forti critiche sono state fatte anche in materia di immigrazione: “siamo molto preoccupati per la legge varata nella scorsa legislatura.
Siamo contro ogni venatura razzista ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte a gravi manifestazioni di illegalità”. Per il consigliere, la “discontinuità annunciata da Rossi in campagna elettorale si è persa. La nostra opposizione – ha concluso – sarà ferma e pronta a cogliere gli spiragli positivi che eventualmente ci saranno”. A chiudere il dibattito prima dell’intervento del governatore, il consigliere del Pd Andrea Manciulli che ha espresso tutto il suo apprezzamento al programma di governo soprattutto per la “manifestazione di responsabilità, il cui continuo esercizio mi rende particolarmente orgoglioso”.
Per Manciulli, “non interessato a dibattiti televisivi” ma a “riportare la discussione sulle scelte strategiche da fare”, è necessario lavorare su temi quali “la coesione sociale, un valore che non si difende in astratto, segno distintivo della cultura di governo regionale”. Ancora, “fondare un nuovo stato sociale che sia di esempio per tutto il Paese”. Sul tema dell’impresa, Manciulli ha detto che “ripartiremo da chi ha avuto il coraggio di investire, superando la logica del ‘tutto uguale’ a vantaggio di una selezione di qualità”.
Tra gli ultimi punti ricordati dal consigliere, anche la “Toscana del sapere come arbitro delle opportunità non solo per la regione, ma come modello di sviluppo italiano”.