Piena disponibilità manifestata dalla Regione per l'apertura di un tavolo con istituzioni e proprietà, all'individuazione di strumenti per la tutela del reddito dei lavoratori e all'accompagnamento verso la ricerca di possibili nuovi investitori disposti a rilevare il marchio. La giornata di incontri sulla crisi della Sasch si è aperta stamattina, presso gli uffici dell'assessorato regionale al lavoro, con il primo vertice, quello con istituzioni e sindacati. Oltre all'assessore Gianfranco Simoncini ed i rappresentanti delle organizzazioni sindacali c'erano il sindaco di Prato Roberto Cenni, l'assessore al lavoro della Provincia di Firenze Elisa Simoni, quello al lavoro della Provincia di Prato Ambra Giorgi e quello alle attività produttive del Comune di Prato Roberto Caverni. É stato fatto il quadro complessivo della situazione, analizzando le prospettive sia per i lavoratori de l gruppo che per quelli dell'indotto.
L'assessore Gianfranco Simoncini ha messo sul piatto la piena disponibilità da parte della Regione sia all'individuazione degli strumenti per salvaguardare, nell'immediato, il reddito dei lavoratori che all'apertura di un tavolo istituzionale per cercare una soluzione positiva alla vicenda in tempi rapidi. "Faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità – ha detto – a difesa dell'occupazione di un patrimonio così importante per la moda e per la Toscana". Soldi veri e non promesse fini a se stesse.
E’ quello che chiedono i pastori della Cia Toscana riuniti a Nuoro nell’assemblea nazionale per rivendicare un’attenzione seria ai problemi di un settore che non ce la fa più a causa dei costi di produzione sempre in aumento, mentre, calano ricavi e redditi. I produttori – sottolinea la Cia Toscana - non riescono a stare più sul mercato e così molte aziende rischiano di chiudere i battenti. Un quadro drammatico che richiede pronti interventi e soprattutto una nuova politica che consenta ai pastori di avere validi sostegni e di guardare, pertanto, con maggiori certezze al futuro.
Insomma, un’azione realmente incisiva che apra prospettive confortanti e permetta di uscire al più presto da una crisi sempre più complessa e preoccupante. Da qui il forte impegno svolto della Cia Toscana anche in occasione dell’assemblea nazionale del settore che si è tenuta a Nuoro. "Il settore ovino – sottolinea Enrico Rabazzi presidente della Cia Grosseto e vicepresidente regionale - è in una situazione drammatica. Avevamo chiesto lo stato di crisi e invece abbiamo dovuto assistere anche allo scippo delle risorse della Pac, che attraverso l’art.
68 permetteva di assegnare un po’ di risorse agli allevatori per la qualità e il benessere degli animali; risorse che sono state utilizzate per le assicurazioni alle coltivazioni, che invece devono essere finanziate dallo stato". Rabazzi critica il ministro delle politiche agricole Galan, "che in questi mesi – aggiunge - ha fatto da scarica barile con la Regione Sardegna sulle risorse da impiegare per il ritiro dal mercato del formaggio invenduto e inventando anche un accordo con il movimento autonomo dei pastori sardi che oltre ad essere nella sostanza una bufala, rischia di creare nuove tensioni fra i produttori in un clima già abbastanza teso".
La Cia Toscana è impegnata con la Regione a ricostruire un accordo di filiera capace di impegnare tutti i soggetti, dai produttori ai trasformatori fino alla distribuzione commerciale. "Un accordo di filiera – prosegue Rabazzi - che possa assicurare per almeno tre anni un prezzo del latte giusto per gli allevatori, individuando anche nuovi criteri per riconoscere e qualificare la qualità del latte e poterne premiare i produttori che ne portano le caratteristiche. Naturalmente esistono anche altri problemi sui quali siamo impegnati; dalle norme igienico sanitarie che vanno interpretate uniformemente in tutta la Toscana, all’anagrafe ovicaprina, che va portata a regime con i minori costi burocratici (importante è stato il sostegno della Regione per abbattere i costi della marchiatura), lo smaltimento delle carcasse e la lotta ai danni provocati dai predatori in particolare dal lupo".
Certamente la mancanza di una politica nazione per il settore ovino fa sentire il suo peso quando si tenta di costruire politiche di filiera – aggiunge la Cia Toscana -; non c’è strategia e ogni soggetto è lasciato a se stesso. Sul piano nazionale si registra anche l’incapacità dell’industria di trasformazione nel ricercare nuovi mercati, nel produrre e commercializzare in funzione della remunerazione del prodotto primario, mancanza d’innovazione di prodotto, finendo per scaricare sui pastori, tutti gli oneri e le difficoltà della stessa industria.
"Nei prossimi mesi - aggiunge ancora Rabazzi -, saremo impegnati a favorire l’elaborazione di progetti di filiera, utilizzando il bando regionale sul Psr di imminente emanazione. E’ l’occasione per investire sui punti forti e qualificati della trasformazione toscana, per aumentare l’aggregazione del prodotto, qualificare e valorizzare il prodotto caseario trasformato con latte toscano favorendone uno sbocco qualificato sul mercato, in sostanza, - conclude Rabazzi -, ci sentiamo impegnati per cercare di cogliere tutte le opportunità che si presentano per dare una prospettiva agli allevatori ovini della toscana e a tutto il settore".