di Federico Taverniti Firenze- Le imprese in Toscana sono sempre più multietniche. É questo il risultato principale che scaturisce dalla mappatura delle imprese gestite da stranieri in Toscana realizzata dall'Università degli Studi di Firenze con la collaborazione, tra gli altri, della Confesercenti ed il sostegno della Regione. L’“Atlante dell'imprenditoria straniera in Toscana”, ricerca a cura della professoressa Margherita Azzari, docente di studi storici e geografici all'ateneo fiorentino, indaga il fenomeno non soltanto attraverso carte geografiche, ma anche storie ed immagini.
Il volume è stato presentato oggi a Firenze, insieme alla curatrice, dall'assessore al welfare Salvatore Allocca presso la sede della presidenza regionale, a Palazzo Strozzi Sacrati. Sono intervenuti anche Alessandro Martini, direttore della Caritas Firenze e Izzedin Elzir, responsabile delle imprese straniere per la Confesercenti Firenze, oltre che imam di Firenze. «L'Atlante, che abbiamo sostenuto in modo convinto – ha affermato l'assessore al welfare Salvatore Allocca - è uno strumento di grande utilità per comprendere la dinamica di un fenomeno che ha assunto ormai dimensioni importanti.
In pratica ci concretizza davanti agli occhi, grazie anche alle immagini che la illustrano, una storia contemporanea. L'elemento che emerge è la grandissima vitalità di singoli individui alla ricerca di propri spazi all'interno del mercato. In molti casi con successo. L'atteggiamento di apertura ed accoglienza mostrato da istituzioni ed associazioni di categoria merita di essere sottolineato, segnale evidente di come questo dinamismo venga percepito positivamente dalla società toscana». «L’imprenditorialità – ha detto la professoressa Azzari - rappresenta un indicatore importante per comprendere i processi di territorializzazione della popolazione immigrata che, scegliendo di fare impresa, dimostra, nella maggior parte dei casi, di volersi radicare nel nostro territorio.
Ciò che accade in Toscana non è dissimile da ciò che accade in Italia e in Europa, pur declinandosi in modo diverso, in relazione alle caratteristiche del sistema economico toscano e all’azione di reti etniche fortemente localizzate». Per Alessandro Martini il valore dell'Atlante consiste nel fornirci «una radiografia importante e reale di ciò che siamo come realtà toscana e come capacità di integrazione vera, insieme a quella voglia di mettersi in gioco dimostrata dall'imprenditoria straniera.
Un quadro del mondo del lavoro che dobbiamo comunque continuare a monitorare». «Uno strumento importante – è intervenuto Izzedin Elzir - che ci permette di governare l'immigrazione e non di esserne governati, nella consapevolezza che gli immigrati fanno parte del tessuto socio-culturale della Toscana, e ne sono cittadini di fatto. Con tutti i diritti ma anche tutti i doveri che ne conseguono, come prevede anche la legge regionale sull'immigrazione, una legge che deve servire da modello per le altre regioni». Il dato che emerge dalla mappatura realizzata dal Laboratorio di geografia applicata dell'Università di Firenze conferma il grande vigore della capacità imprenditoriale dei cittadini provenienti da altri Paesi in Toscana.
Non a caso il numero delle imprese individuali è passato dalle circa 7.600 del 1999 a oltre 32 mila nel 2008, di cui 10.000 solo a Firenze e 5.000 a Prato. L'altro elemento interessante, oltre a quello che certifica la crescita, rivela la profonda mutazione genetica, quanto all'origine del fenomeno. Mentre infatti nel 1999 più di un terzo delle aziende 'straniere' era gestito da cittadini delle regioni del mon do avanzato, dieci anni più tardi il quadro è completamente mutato. Nel 1999 l'imprenditoria prevalente riguardava soprattutto il settore turistico (fattorie, agriturismi, agenzie immobiliari) o il terziario.
Alla fine del 2008 il contributo dalle economie avanzate subisce un brusco rallentamento mentre cresce a dismisura quello dei cittadini provenienti dall'ex secondo e terzo mondo. I paesi con la crescita maggiore, 18 volte rispetto al 1999 e 11.306 aziende in totale, sono quelli europei ex socialisti, anzitutto albanesi e romeni, che superano quelli est-asiatici che comunque triplicano il loro contributo (quasi 8 mila aziende). Quelli nordafricani, specie marocchini e tunisini, aumentano di 7 volte toccando quota 4.673 e superando di quasi mille unità le economie avanzate.
Di 7 volte crescono anche le imprese di altri paesi africani, soprattutto senegalesi, passando da 387 a 2.745. In pratica quasi l'83% (in termini assoluti circa 27 mila) delle im prese hanno un titolare proveniente da queste aree geografiche. Al primo posto restano i cinesi, 7.029 imprese, seguono albanesi (5.114), romeni (4.259) e marocchini (3.489). Queste quattro nazionalità coprono il 73% del totale. In relazione ai settori di attività, circa l'85% delle imprese opera nelle costruzioni, nel commercio e nella manifattura.
Quelle attive in un unico comparto sono prevalentemente di nazionalità senegalese (commercio), albanese e romena (entrambe edilizia). La doppia specializzazione prevale nelle imprese cinesi (manifattura e commercio) e nelle marocchine (commercio e costruzioni). La plurispecializzazione è una caratteristica soprattutto di pakistane, argentine, brasiliane, macedoni e egiziane.