"Non siamo nati oggi. Abbiamo avuto dei grandi predecessori. La sedia Masters evoca il ricordo delle linee di tre grandi maestri e di tre grandi capolavori. Con la loro unione e fusione, creano un nuovo prodotto, un nuovo progetto, riflesso della nostra nuova società" con queste parole del 2009, è lo stesso designer a spiegarci l'etimologia del nome di questo suo ennesimo lavoro. La sedia -dichiara Philippe Starck- nasce come combinazione di elementi formali che derivano da tre celebri sedie, frutto della mente di tre dei padri indiscussi del design, ovvero la "Serie 7" di Arne Jacobsen, la "Tulip" di Eero Saarinen e la "Eiffel Chair" di Charles Eames. Ma..
chi ha l'occhio abituato alle radiazioni luminose del design forse un'osservazione si sentirà di farla. Al primo impatto, quello visivo, l'immagine della sedia Masters parrebbe voler ricondurre la memoria più alle storiche Thonet, con la loro esile struttura in legno curvato, sottile ma tenace, in grado di assicurare un bel gioco di "vuoti strutturali" che conferiscono un aspetto leggero quasi inconsistente alla sedia, piuttosto che agli altri tre capolavori menzionati, ai quali la Masters chiede in prestito il profilo degli schienali.
Una cosa che si nota successivamente, a mio avviso. E perché Thonet? Perché in questa nuova creatura di Starck, una serie di elementi curvati, di sezione circolare, (proprio come quelli in faggio di Thonet) emergono dalla seduta per incontrarsi e toccarsi disegnando i braccioli e lo schienale. In questo caso non c'è il legno, ma il ben più moderno policarbonato e l'aspetto è quello di un oggetto dal forte sapore "space-living", proprio come i capolavori di Jacobsen, Saarinen ed Eames. La Masters è senz'altro bella, chi l'ha provata giura che sia anche comoda e noi gli crediamo, così come crediamo che possa collocarsi molto bene nella classifica dei lavori del poliedrico Starck. Francese, architetto e designer, Philippe Starck inizia la sua avventura nel mondo dell'arredo da giovanissimo, sul finire degli anni 60, con una serie di complementi gonfiabili.
Da lì, una carriera ricca di incarichi prestigiosi, premi importanti, una parentesi di vita negli States per poi tornare alla sua Francia dove attualmente risiede e lavora. La sua opera più famosa è senz'altro lo spremiagrumi "Juicy Salif" ideato nel 1991 per Alessi, che ormai è un vero e proprio oggetto di culto, sicuramente per la carica formale ed espressiva che lo contraddistingue, un pò meno, così si dice, in termini di funzionalità. Ma d'altronde, di fronte alla pura bellezza.. qualche debolezza si può pur concedere. di Sergio Lipari