La mostra dell'artista romano, cui non è mancata nel corso degli anni il riconoscimento della critica internazionale, ha come titolo “Chinatown. Invito al viaggio”. E' un viaggio alla riscoperta delle origini del dialogo delle civiltà d’Oriente e d’Occidente. Pur essendo nate da principi e presupposti completamente diversi, nel corso della loro plurimillenaria storia, le più grandi culture del pianeta si sono infatti progressivamente avvicinate fino a contaminarsi tra loro in uno straordinario melting pot.
Questo documenta da oltre trent’anni il personalissimo percorso creativo di Pizzi Cannella, espresso attraverso un linguaggio raffinato ed enigmatico di segni criptici, di tracce simboliche ricorrenti dal significato quasi esoterico. Visitando la mostra si potrebbe a un superficiale colpo d'occhio, cogliere soltanto una sensazione di orientalismo. In realtà i segni: un fiore secco, una sedia, un ventaglio, immagini che paiono condensare metaforicamente la vita, le nostalgie, forse i sogni e le memorie collettive del presente, sono tracce di umanità vissuta.
Evocano forse il ricordo del teatro di ombre cinese cinese, ma sono declinate dalla personalità, per così dire, occidentale dell'artista. Un eleganza formale che è, forse, una sorta di codificazione occidentalizzata di ideogrammi orientali, da parte di una personalità caratterizzata dal suo essere occidentale e romano, con precisi riferimenti espressivi a quella “Nuova Scuola Romana” che vide Pizzi Cannella, protagonista nei primi anni Ottanta con Ceccobelli, Dessì, Gallo, Nunzio, Tirelli. “Sulle superfici delle opere in mostra- ha affermato il curatore Cesare Biasini Selvaggi - Pizzi Cannella contrappone alla visione occidentale dello spazio, fisso e idealmente chiuso, quella del pittore cinese che volge costantemente lo sguardo all’infinito e traduce le sue forme in una danza fluida scandita dal respiro della libertà, prediligendo la poesia del non-finito rispetto alla cronaca, alla copia fedele del rappresentato”. Sui cartoni di “Chinatown” si assiste allo scorrere di segni dai tratti dinamici che offrono particolari aspetti di una realtà intimamente soggettiva.
Una fenomenologia del reale che l'artista offre alla visione. Una sorta di scambio fra la cultura occidentale e orientale che regala uno straordinario invito al viaggio che come afferma il pittore è soprattutto un viaggio di scambio. “La pittura è la strada maestra - ha dichiarato Pizzi Cannella - e io viaggio solo anche se non posso fare a meno di incontrare i compagni di strada”. Una mostra intrigante col fascino di segni orientali, declinati in una visione occidentale, che dopo Firenze, dove rimarrà aperta sino al 4 dicembre, nella primavera 2011 andrà a Milano alla Fondazione Mudima per l’Arte Contemporanea, diretta da Gino Di Maggio; dopodiché, nell’autunno 2011, la mostra verrà presentata dal Lorand Hegyi al Musée d’Art Modern de Saint-Etienne in occasione della rassegna “cabinet du design”. di Alessandro Lazzeri