Il libro è una lunga inchiesta sui conflitti che attraversano il calcio moderno. Una ricerca sul campo, una raccolta di narrazioni e di testimonianze che, ripercorrendo la vita negli stadi e nelle curve, è capace di offrire uno sguardo inedito sulla recente storia italiana. Nei diversi capitoli si susseguono inchieste che riguardano gli scontri di Catania dove è morto l’ispettore Raciti, la presenza degli ultras al G8 di Genova, le mutazioni del tessuto sociale di Torino e i segni di questi cambiamenti nella curva granata, gli assalti alle caserme dell’11 novembre 2007 a Roma seguiti alla morte di Sandri, il caso «Balotelli» e il ruolo del calcio nei mondi migranti.
E ancora, le contraddizioni della legislazione d’emergenza sugli stadi prodotta dal 1989, i comportamenti delle istituzioni, il marketing che rende il football un prodotto, le modalità di racconto del gioco tramite il cinema, la stampa e soprattutto la televisione, descritte e svelate da un cameraman di Sky. Particolare attenzione viene destinata a quanto avviene nella città di Firenze. La sperimentazione di un inedito modello di gestione dei conflitti sotto la guida del questore Tagliente (denominata «modello Firenze») e le premesse di un progetto di «valorizzazione» di un’immensa area urbana, da consegnare al patron della squadra, assegna un nuovo spessore al ruolo del calcio nella vita della città.
Un intreccio che ha potenti ripercussioni sui rapporti sociali, sul piano regolatore, sulla politica della città, e che deve essere compreso fino i fondo, se non si vuole consegnare a chicchessia scelte fondamentali per la collettività. Si tratta di un lavoro collettivo il cui punto di partenza è la convinzione che lo stadio sia uno specchio delle nostre città e dell’Italia intera: lo stadio non è solo un luogo di intrattenimento, ma un luogo di comprensione del mondo. Gli autori invitano a ripensare lo stadio come un centro simbolico di un insieme di pratiche, di relazioni, di memorie e di identità che ospita al suo interno un gioco per sua natura destinato a generare conflitti.
Rifiutare di ridurre semplicemente gli elementi di tensione che attraversano il calcio a questioni di «sicurezza pubblica» consegna un nuovo punto di osservazione per un’analisi dei poteri ai giorni nostri. La fine del movimento operaio, la «pace sociale» degli anni ’80, l’ascesa di Berlusconi e del potere televisivo, il G8 di Genova 2001, la ristrutturazione del sistema di produzione, le contraddizioni dell’immigrazione, le profonde trasformazioni delle periferie, e più in generale, delle città italiane, si rivelano come il profondo scenario in cui si svolgono le «battaglie della domenica». Come i dispositivi di controllo e repressione del dissenso applicati agli ultras finiscono per circolare in tutti i settori «caldi» della città, allo stesso modo le relazioni intessute allo stadio modificano la vita sociale e politica dei soggetti coinvolti: lo stadio diventa il laboratorio di un modello sociale da imporre altrove. Quali conflitti allora, quali tecnologie di controllo, quali modelli di consumo, quali normative di sicurezza nascono sul terreno del calcio moderno per essere esportate nel complesso della società? Quali tensioni arrivano dai quartieri allo stadio, e cosa ne torna indietro? A queste, e altre domande, prova a rispondere questo lavoro di gruppo, fornendo così materiali nuovi, inediti, spiazzanti e attenti all’aspetto narrativo, con una bibliografia scientifica che fa i conti con le più recenti produzioni d’oltremanica su questi argomenti.
Giovedì 30 settembre ore 21.00 alla Melbookstore Seeber Via de' Cerretani 16r la presentazione del libro Stadio Italia, i conflitti del calcio moderno (ed. La Casa Usher) - Introduce e modera: Lorenzo Guadagnucci - discutono con agli autori: Renzo Ulivieri e Paolo Cento