In una Firenze di mezza estate, tra nuvole cariche di pioggia e qualche vago pensiero al Ferragosto sul Tirreno ecco che cade come un fulmine una notizia sconcertante che riattiva in poche ore i maggiori social network mondiali, perché la città del Giglio desta interesse ovunque, sempre. Il David di Michelangelo, l'opera maggiormente rappresentativa, quella che se la osservi in qualsiasi parte del mondo pensi "Firenze", apparterrebbe allo Stato, secondo una dettagliata relazione scritta dagli avvocati Maurizio Raugei e Luigi Andronio per conto del Ministero.
Lo studio sui documenti successivi all'Unità d'Italia riporterebbero alla consegna di Palazzo Vecchio alla città. Per la precisione si tratta dell'atto del 1871 in cui si evincerebbe un inventario privo del capolavoro michelangiolesco non rientrante né tra i beni mobili o immobili di pregio né tra i beni annessi e connessi. Il David nel 1872 è stato poi trasferito dall'Arengario di Palazzo Vecchio (la pedana presente davanti alla facciata dove ora si trova una copia dell'opera) all'Accademia, senza, secondo gli avvocati ministeriali, che il Comune di Firenze rivendicasse particolari diritti di proprietà. Il sindaco del capoluogo toscano rivendica immediatamente la proprietà, non solo alla luce di una questione di rispetto, di logica morale e culturale, ma anche di documentazione pratica e formale: "Il David è della città" fa sapere Matteo Renzi che successivamente auspica un incontro a breve termine con il ministro Bondi durante il quale affrontare tutti i discorsi ancora aperti e recentemente evidenziati dai rapporti tra Comune e Soprintendenza per la tutela dei luoghi museali. "Questa del David è l'ennesima barzelletta - ha detto Renzi a margine di un intervento odierno - il Ministro Bondi sa benissimo che esiste un Regio decreto che ha indennizzato la città di Firenze dal non esser più Capitale d'Italia, non è una dichiarazione o un auspicio, ma un Regio Decreto quindi una Legge con la quale passano alla città Palazzo Vecchio e tutto ciò che stava sull'arengario.
A me di mettermi a bisticciare a Ferragosto non mi va - sottolinea - parliamo invece delle cose serie, lo Stato intasca ma a noi ci danno da pagare le pulizie e le spese, incassano denaro ma non lo redistribuiscono al territorio, questo federalismo non ci piace. Dopo Ferragosto ci metteremo ad un tavolo - conclude - ma sui documenti non si scherza". Quel che più sconvolge coloro che in pochi minuti, attraverso Facebook, rilanciano questa notizia è il fatto di associare la paternità dell'opera del maestro Buonarroti ad un mero fattore economico, quasi che la crisi si possa toccare nel fondo di quel barile in cui, tra le altre voci di beni in ingresso si trova anche "Biglietteria del David", e che frutta qualcosa come 8 milioni di euro annui. E' indiscutibile il valore della statua, così come il fatto che riesca ad attirare turisti da tutto il mondo verso la Galleria dell'Accademia che la custodisce gelosamente, volti estasiati e contemplativi davanti a quella teca di vetro che tiene tutti a distanza di sicurezza ma permette uno sguardo a 360 gradi della perfezione di un'opera unica, incomparabile. Potrebbe essere solo la prima di una lunga lista di beni da 'redistribuire' oppure una marcata attenzione ed interessamento verso un aspetto fino ad ora riconosciuto ma poco osservato come la Cultura italiana che offre su tutto il territorio beni di vario tipo, opere inarrivabili per ingegno e sapienza, per sensibilità e prodezze realizzative. Un simbolo che i fiorentini, c'è da scommetterci, difficilmente accetterebbero di dividere o, peggio ancora, di vedersi "espropriare". AL