Una straordinaria rassegna dei maestri che all'inizio del Seicento rinnovarono la pittura e l'iconografia sacra e profana. Dopo decenni di nuove ricerche scientifiche, scoperte, attribuzioni e acquisizioni storiche, il Polo Museale Fiorentino propone, alla Galleria degli Uffizi e alla Galleria Palatina con la mostra “Caravaggio e caravaggeschi a Firenze”, curata da Gianni Papi, un nuovo viaggio nel mondo del Caravaggio e del caravaggismo internazionale, presentando una rassegna di opere, legate al naturalismo e alla rappresentazione della realtà quotidiana resa attraverso i mezzi pittorici della luce e dell'ombra. Per molto tempo si è ritenuto che Firenze fosse stata, per così dire, impermeabile alle innovazioni di Michelangelo da Caravaggio e che non vi fossero stati artisti toscani attratti dalla sua lezione. Per fortuna la ricerca storiografica contribuisce a superare certe affermazioni, soprattutto quando gli studi riescono a portare in luce nuove opere che evidenziano al di là del consueto e scontato post manierismo toscano, della fine del Cinquecento, una variegato e composito gruppo di artisti ”caravaggeschi”. Di Caravaggio sono esposti in mostra due dipinti di recente attribuiti al maestro, quali il “Ritratto di Maffeo Barberini” proveniente da una collezione privata, ed il “Ritratto di Cardinale“ della Galleria degli Uffizi.
Queste due opere sono, per così dire, le punte di diamante della grande mostra dedicata al maestro Merisi. Dell'esposizione, realizzata in occasione del quarto centenario dalla morte del Caravaggio fanno parte oltre cento dipinti, tra i quali vi sono anche sei dei più celebri capolavori del Merisi:il Bacco, l'Amorino dormiente, la Medusa, il Cavadenti, il Sacrificio di Isacco e il Cavaliere di Malta. Il ritratto di Maffeo Barberini è stato realizzato nel 1596-1597, ed è dunque considerato opera giovanile del maestro lombardo, mentre, il Ritratto del Cardinale, raffigurazione del Cardinal Baronio, tela da tempo parte della Serie Gioviana degli Uffizi, è stato a lungo erroneamente attribuito ad un altro artista.
Alle opere del Caravaggio si aggiungono dipinti di tutti i pittori caravaggeschi, giunti a Firenze per la maggior parte grazie alla curiosità e alla passione dei Medici, primo tra tutti Cosimo II che subito si accorse della dirompente novità del Caravaggio, ma anche grazie alla committenza e al collezionismo storico di alcune altre famiglie private fiorentine come i Corsini, i Gerini, i Guicciardini e i Martelli. Emblematico è il caso della famiglia Guicciardini che nel 1620, nella cappella di Santa Felicita, tentò di riunire tre pale d'altare di tre diversi protagonisti del movimento caravaggesco: Cecco del Caravaggio, Gerrit Van Honthorst e lo Spadarino.
Se davvero queste opere fossero state collocate alle pareti della cappella (di cui la mostra offre una ricostruzione virtuale) avrebbero potuto cambiare il corso della pittura del Seicento a Firenze. “Caravaggio e caravaggeschi a Firenze” è un evento espositivo di qualità e di ottimo impatto mediatico che evidenzia come Firenze possa vantare oggi la più grande raccolta al mondo dopo Roma di quadri caravaggeschi. Presenze importanti, nell'ambito della rassegna, sono anche le tele del Manfredi, dell'Honthorst e di Rombouts.
Collegata alla mostra è l'esposizione "Caravaggio e la modernità-i dipinti della Fondazione Longhì”, curata dalla storica dell'arte Mina Gregori ed allestita a Villa Bardini. Nel suo ambito sono offerti alla visione del pubblico i quadri acquisiti dallo storico dell'arte nel corso della sua vita, dal "Ragazzo morso dal ramarro" del Caravaggio, a quelli dei suoi primi allievi. Alla presentazione delle due rassegne, tenuta a Palazzo Pitti, hanno preso parte, tra gli altri, Mario Resca, direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale per il Ministero dei Beni Culturali, il sindaco Firenze Matteo Renzi, la sovrintendente al Polo museale fiorentino Cristina Acidini, i direttori degli Uffizi e della Galleria Palatina, Antonio Natali e Stefano Casciu, il curatore Gianni Papi, la storica dell'arte Mina Gregori. La mostra, che si pone come l'evento espositivo più importante della stagione, rimarrà aperta sino al 17 ottobre.
Da segnalare l'ottimo catalogo edito da Giunti e Sillabe. di Alessandro Lazzeri