Appello per non chiudere l'Accademia della Crusca

La richiesta: “Sia finalmente assicurata all’Accademia della Crusca, per legge, una dotazione ordinaria, in grado di consentirle un sicuro funzionamento e uno sviluppo delle attività adeguato ai propri fini statutari”.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 giugno 2010 18:43
Appello per non chiudere l'Accademia della Crusca

Una legge per assicurare all’Accademia della Crusca le risorse necessarie per consentirle “un sicuro funzionamento e uno sviluppo delle attività adeguato ai fini statutari”. È questo il contenuto dell’appello firmato da tutti gli accademici della Crusca presentato oggi in Palazzo Vecchio dalla presidente della storica istituzione Niccoletta Maraschio e dall’assessore alla cultura Giuliano da Empoli. Erano presenti anche numerosi accademici tra cui Tullio De Mauro, Francesco Sabatini, Maria Luisa Altieri Biagi.

“Il caso dell’Accademia della Crusca è particolarmente sconcertante e al tempo stesso straziante – ha dichiarato l’assessore da Empoli –. Stiamo attraversando un momento in cui le politiche culturali sembrano dettate dall’andamento della borsa e dei mercati valutari, un momento di tagli in cui è importante individuare le priorità strategiche su cui investire. Ebbene, l’Accademia della Crusca rientra assolutamente in questo elenco e non soltanto per il suo prestigioso passato e per il ruolo fondamentale che ha rivestito nella nascita e diffusione della lingua italiana.

Oggi l’italiano è la quinta lingua più studiata al mondo e cresce di giorno in giorno la domanda di studi e ricerche non soltanto a livello nazionale. E ancora in altri paesi, per esempio la Gran Bretagna, stanno pensando ad istituzioni per la tutela della lingua. Invece – ha aggiunto l’assessore da Empoli – l’Accademia della Crusca è costretta di anno in anno, di Finanziaria in Finanziaria a lottare per la propria sopravvivenza e per cifre assolutamente irrisorie per l’importanza di questa istituzione”.

Come ha spiegato la presidente Maraschio, infatti, “per consentire il funzionamento dell’Accademia ogni anno servono 400mila euro. Si tratta di spese fisse, equamente suddivise tra personale (sei dipendenti e 15 collaboratori, gli accademici e i soci non percepiscono alcun compenso) e il mantenimento della sede. Nel 2009 dallo Stato sono, però, arrivati solo 190mila di contributi. Pur non essendo nella lista degli enti culturali che hanno subito i tagli del governo – ha precisato la presidente – l’Accademia si trova quindi in una situazione di grande difficoltà.

Non si tratta di problemi nel portare avanti i progetti e gli studi in corso, ma di non poter pagare le bollette o di non poter comprare il materiale, come i libri, necessari per la nostra attività. Quello che è a rischio è la vita stessa dell’Accademia”. Una situazione di estrema difficoltà che emerge nettamente nella denuncia degli Accademici e dei soci corrispondenti italiani e stranieri. “In questo grave momento di crisi economica e di ripensamento della destinazione dei contributi pubblici, l’istituzione si trova in una condizione di assoluta precarietà”.

E questo nonostante lo Stato, attraverso un recente parere del Consiglio di Stato, abbia riconosciuto all’Accademia la fondamentale funzione pubblica legata alla lingua, che rappresenta il nostro più importante bene culturale immateriale. Da qui la richiesta rivolta con forza al governo: ovvero che “sia finalmente assicurata all’Accademia della Crusca, per legge, una dotazione ordinaria, in grado di consentirle un sicuro funzionamento e uno sviluppo delle attività adeguato ai propri fini statutari”.

Questo appello, come ha concluso la presidente Maraschio, è stato firmato da tutti gli accademici e i soci corrispondenti. “Una testimonianza di come tutta l’Accademia sia uscita allo scoperto per far conoscere le difficoltà con cui è costretta a lottare tutti i giorni”. (mf)

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