Cosa succederà in futuro, quale sarà il soggetto destinato a subentrate agli attuali tre Ato della Toscana, sono le incognite che maggiormente preoccupano Franco Borchi, Riccardo Gabellini e Paolo Nannini rispettivamente direttore generale e presidenti di Ato Toscana Costa, Ato Toscana Centro e Ato Toscana Sud. Incertezze riprese anche dal presidente della commissione Ambiente e territorio Vincenzo Ceccarelli nel corso dell’audizione di oggi, giovedì 10 giugno, e che tuttavia sono state stemperate: “Ha pesato e pesa l’incertezza normativa nazionale e le difficoltà nelle localizzazione degli impianti.
Sono tuttavia evidenti segnali di accelerazione nei lavori degli Ato”. Cosa riserverà il futuro e quale sarà il soggetto destinato a subentrare alle tre autorità, sul quale il presidente ha espresso qualche perplessità peraltro in accordo con il vicepresidente Andrea Agresti, “non deve distogliere dal lavoro fatto in piena legittimità. Da parte nostra – ha assicurato Ceccarelli – opereremo per dare continuità ai percorsi fin qui tracciati e per non bloccare o disperdere il lavoro ancora in corso”.
Percorsi che Borchi, Gabellini e Nannini hanno riassunto per mostrare ai commissari appena insediati lo stato dell’arte del riordino del sistema dei rifiuti in Toscana così come definito dalla legge regionale 61 del 2007. In particolare Borchi ha sottolineato una “situazione complessa” visto il numero di gestori che insistono nel territorio: “A differenza di Centro e Sud, abbiamo a che fare con 25 soggetti. Esiste un deficit impiantistico, siamo attrezzati solo con le discariche”. Lo stato dell’arte dell’Ato Costa “marca un po’ di ritardo rispetto al resto della regione.
Stiamo concludendo il monitoraggio delle diverse gestioni che ci porterà ad una classificazione ideale per definire il perimetro ma soprattutto la tipologia di gara da avviare”. “Vista l’incertezza nella quale navighiamo – ha concluso il direttore generale – e i tempi molto stretti, lavoreremo per impostare il percorso possibile da qui a fine anno”. L’iter della legge 61 è “in fase di completamento” al Centro anche se con “difficoltà palesi” considerata l’incertezza di cosa accadrà fra cinque mesi” ha sottolineato Gabellini.
“Stiamo andando verso la definizione dell’affidamento per la gestione, la rivisitazione dei contratti di servizio e il rinnovo delle convenzioni per i soggetti in salvaguardia e per quelli che stanno procedendo alla realizzazione di impianti”. “Il nostro territorio – ha continuato - non ha il valore aggiunto, nel contesto ambientale, di punti di smaltimento finali. Gli impianti devono essere fatti al più presto e parallelamente occorrerà investire sulla filiera del riciclo per diminuire la produzione”.
Di “percorso forse lento ma molto condiviso” ha parlato Nannini. “Al Sud le procedure di gara sono state avviate e le convenzioni approvate”. Per il presidente, il modello toscano “è all’avanguardia. Chiudere il ciclo impiantistico rimane una priorità laddove sono stati previsti interventi necessari, anche se il futuro è sempre meno a discarica”. Critico sul giudizio di una “Toscana avanzata”, il vicepresidente della commissione: “Il rapporto Ato, Comuni, gestori è causa di disfunzioni.
In tema di rifiuti, la nostra regione non può dirsi certo in linea”. A margine dei lavori di commissione, il presidente Ceccarelli ha rinnovato l’invito a lavorare “per arrivare il prima possibile all’attuazione della programmazione prevista dalla legge di riordino del sistema”. “Gli obiettivi che la Regione si è data sono ambiziosi per le soluzioni ambientali previste e per una corretta gestione del ciclo”. In campo impiantistico, il presidente ha ribadito la “necessità” che ha la Toscana per “evitare situazioni di rischio”.
(f.cio)