Nei giorni scorsi, con una lettera indirizzata a Stella Targetti, vice-presidente della Regione Toscana, Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana aveva posta l’attenzione sulle grandi preoccupazioni relative al sistema scuola, ed al suo immediato futuro, che alla luce della manovra economica recentemente assunta dal Governo viene indebolito ulteriormente ponendo un peso insopportabile a carico delle autonomie locali. Giurlani ricorda come nello scorso anno scolastico 2009-2010 l’Uncem Toscana è intervenuta insieme agli enti locali per superare le difficoltà legate ai tagli governativi, ma ciò non deve essere ripetibile perchè i Comuni non si possono sostituire ancora una volta allo Stato per garantire la scuola primaria, creando quindi territori di serie A e serie B in quanto quei comuni non in grado di coprire le risorse rischiano di perdere le scuole. Inoltre le zone montane vivono già numerose difficoltà legate alle varie situazioni di disagio, ma tutte queste non devono costituire un ostacolo per la formazione dei giovani che invece devono essere seguiti e indirizzati adeguatamente con modalità di organizzazione del servizio conformi al contesto e alle caratteristiche dei territori montani. A questo punto Giurlani ha allargato la visuale del problema chiedendo il coinvolgimento dei comuni montani, che in Toscana sono ben 160 che fanno capo alle Comunità montane ed alle Unioni speciali di Comuni e, di conseguenza all’Uncem. Giurlani chiede ai sindaci di predisporre un ordine del giorno, da inviare al Capo dello Stato, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Pubblica Istruzione, agli uffici di Presidenza del Senato e della Camera dei Deputati, a tutti gli onorevoli Senatori e Deputati della Regione Toscana, al Governatore della Regione, al Presidente del Consiglio Regionale, al Presidente dell'Anci Nazionale e Toscana. Nell’ordine del giorno, secondo Giurlani, bisognerà fare riferimento all’importanza della scuola di montagna, utile anche per combattere lo spopolamento delle zone montane e mantenerne vitali le comunità, premesso che è necessario che il servizio scolastico, almeno per il primo ciclo del grado di istruzione obbligatoria, rimanga diffuso capillarmente su tutto il territorio, compatibilmente ovviamente con realistici criteri di ammissibilità di numeri e di spesa.
Non c’è dubbio che l’eventuale e probabile chiusura di scuole creerà un grande disagio ai bambini ed alle famiglie a causa delle distanze che, nelle zone di montagna, non si calcolano in Km ma in Km sommati a dislivelli, strade strette e danneggiate, neve, ghiaccio, eccetera. E’ noto, d’altra parte che vivere in montagna comporta nel quotidiano infiniti disagi e difficoltà; anche tutti i servizi basilari per la vita sociale di una comunità, nelle zone di montagna sono più difficili da garantire e mantenere sia in termini economici che organizzativi: vedi scuola, sanità, trasporti, attività sportive e ricreative, socialità eccetera, che la scuola è sicuramente un servizio primario che garantisce il diritto dei giovani e delle loro famiglie a rimanere sul territorio; che l’eventuale soppressione di classi e scuole comporterebbe un grande disagio per i ragazzi che già per poter frequentare le scuole superiori (e ancor più per le Università) sono costretti a lunghi spostamenti con evidenti sacrifici sia in termini economici che organizzativi. In definitiva, la montagna deve avere leggi specifiche e non deroghe.