Ieri sera al Teatro Studio di Scandicci, per Fabbrica Europa, in prima nazionale, la terza ed ultima tappa di un progetto con tutte le carte in regola: “Il ponte di pietra” regia Giancarlo Cauteruccio. Inserito nella cornice di Face à Face-parole di Francia per scene d’Italia, un’iniziativa promossa dall'Ambasciata di Francia e dalla Fondazione Nuovi Mecenati. Il testo “Il ponte di pietre e la pelle di immagini” di Daniel Danis drammaturgo québécois, tradotto da Gioia Costa, racconta del mondo immaginifico dell’infanzia.
La storia di Momo e Mung inizia con la guerra e con le rispettive famiglie che vendono le creature ad uno straniero, le quali finiranno in una fabbrica di tappeti. Un incendio e riescono a fuggire. Le mani dei bambini giocano a raccontare le storie delle loro famiglie, poi le raccontano con i piedi e il corpo. Le immagini e i corpi si fondono e i bambini diventano icone, bassorilievi ellenici che si staccano dal fondo. L’alchimia dell’incontro tra bambini, dell’infanzia, crea immagini, oggetti e storie. Gli oggetti, come le storie che raccontano non esistono, chi guarda immagina esattamente cosa sta succedendo, come i bambini che sono di fronte.
Fino a far sembrare tutto possibile, anche quella vocina di angelo che, in francese, chiede con insistenza: e ora? e ora che succede? Nello spettacolo, con dolcezza, i due bambini inventano e creano la loro storia parallela. Gli adulti prendono e si ossigenano di fronte a questo regalo. Il mondo degli adulti a volte odia questo mondo. Le crudeltà infierite alla purezza, gli abusi causati allo scopo di distruggere l’incontaminato è ciò che parte del mondo adulto vuole. Momo vuole morire con la sua famiglia in guerra perchè ama la sua famiglia e questo è tutto. Momo e Mung, interpretati da due bravissimi e giovanissimi attori, inventano con candore e allegria la loro fuga dalla guerra e dalla schiavitù alla ricerca di un paese senza guerra.
Poiché non sanno di cosa stanno parlando, perchè hanno conosciuto solo guerra e sofferenza, il loro viaggio continua ad essere un percorso accidentato e pericoloso. Ma c’è il gioco che viene in soccorso. Momo deve costruire il suo ponte di pietra e Mung lo segue, sulla loro strada per arrivare alla “terra senza guerra” Mung magicamente risolve le situazioni più improbabili. Tutto in accordo visionario e potente, le immagini, le luci, i corpi dei bambini e le parole, bellissima la scena del terremoto. Cristina Conticelli