Maggio: il Pd chiederà il ritiro del decreto Bondi. Le critiche del Pdl

Giani: "Vorrei che il Consiglo di oggi non fosse luogo di confronto fra forze politiche diverse, ma risuscisse ad esprimere il valore alto della città unita intorno ad una delle istituzioni che meglio la rappresenta".

Redazione Nove da Firenze
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11 maggio 2010 19:59
Maggio: il Pd chiederà il ritiro del decreto Bondi. Le critiche del Pdl

"La voce di Firenze è un tutt'uno con la voce dei lavoratori del Maggio". Lo ha detto il presidente del Consiglio comunale Eugenio Giani che questo pomeriggio ha aperto la seduta del Consiglio nel ridotto del Teatro Comunale. "Essere qui oggi tutti insieme, consiglieri, giunta, lavoratori ha un valore simbolico alto. Ma non è una questione aziendale, è una questione che riguarda tutta Firenze perchè il Maggio e il Teatro sono pilastri di cultura". Giani ha poi aggiunto: "Vorrei che il Consiglo di oggi non fosse luogo di confronto fra forze politiche diverse, ma risuscisse ad esprimere il valore alto della città unita intorno ad una delle istituzioni che meglio la rappresenta".

(lb) L’intervento della vicecapogruppo del Pdl Bianca Maria Giocoli “L’Opera di Monaco di Baviera vanta 177 rappresentazioni, il Metropolitan di New York 225, la Scala 300, il Festival del Maggio molte, molte meno. L’industria culturale ovunque nel mondo deve misurarsi con il mercato, essere competitiva per emergere e non vivacchiare ‘border line’, aspettando finanziamenti pubblici come la manna dal cielo e non facendo niente per attirare gli sponsor privati. E’ indispensabile un cambio di passo, più in linea con i tempi di questa congiuntura mondiale". "Nel 2005, dopo il disastro Van Straten, il bilancio del Maggio registrava una perdita di 6 milioni di euro, con il commissariamento e la vendita della Longinotti si arrivò a 2 milioni di attivo ‘virtuale’, ma questo tesoretto non è stato mantenuto e in soli tre anni, dal 2007 al 2009, il deficit è di nuovo aumentato fino a raggiungere 5 milioni e 400mila per poi riscendere ai 2 milioni e 300mila della gestione Giambrone.

In questi anni il contributo dello Stato si è mantenuto pressoché costante con una media di 19 milioni di euro, pari quasi al 50% del bilancio. Ricordiamo che lo Stato distribuisce ogni anno 260 milioni di euro alle 14 Fondazioni esistenti in Italia cui si aggiungono altri 110 milioni da regioni province e comuni. Ciò nonostante i nostri teatri dell’opera perdono circa 2,7 milioni l’anno e hanno, tutti insieme, un debito accumulato che sfiora i 300 milioni di euro. I 5600 lavoratori del settore costano oltre 340 milioni di euro e assorbono il 70% della spesa complessiva.

La lirica costa ai cittadini italiani quasi 400 milioni di euro e produce circa 3000 spettacoli l’anno: ciò significa che ogni singola replica costa all’incirca 135.000 euro, che l’erario finanzia a fondo perduto". "Voci troppo alte nel bilancio del Comunale come i costi di produzione (9 milioni di euro nel 2009) e i costi del personale (28 milioni e spiccioli) non sono più accettabili, se non a fronte di una maggiore produttività. Invece i nostri teatri sono in generale i meno produttivi del mondo.

Nel resto del mondo i teatri lirici sono quasi come i cinema: ogni sera c’è qualcosa, da noi ci sono solo anteprime, non c’è il repertorio e ogni anno si ricomincia da capo". "Fatte queste premesse, e cercando di andare al di là degli steccati ideologici per cercare il bene comune in nome dell’amore per la nostra città, vogliamo però capire, e vi è oggi necessità di fare chiarezza, se da parte di chi protesta c’è la volontà di tutelare e promuovere la Cultura della lirica o del balletto o la tutela del proprio contratto integrativo.

Noi non vogliamo credere che i lavoratori scesi in piazza lo abbiano fatto perché il decreto e, più che altro, i successivi regolamenti attuativi, potrebbero non garantire o rinegoziare l’indennità di strumento di circa 5000 euro l’anno o l’indennità trucco, o il gettone di presenza anche quando si è a casa e magari si usa il nome del Maggio per la propria attività professionale privata, o l’indennità di risultato, a prescindere dallo stesso, come pure l’indennità di registrazione (e meno male che a Firenze non c’è come a Napoli l’indennità di lingua se si usano parole e ne basta una, straniere) o l’indennità di umidità.

La fantasia contabile che sta alla base della giungla dell’integrativo a Firenze vale dai 4 ai 4 milioni e mezzo di euro. Dato che l’integrativo si può disdire, basterebbe per esempio tagliare il 50% e si andrebbe in pareggio, visto che il prossimo bilancio è di due milioni". "Ma noi non auspichiamo questo e non crediamo, anzi, non vogliamo credere, che la battaglia sia solo perché rimangano queste indennità. Vogliamo sperare che, alla base delle proteste, vi sia l’auspicio di più alzate di sipario rispetto al passato, di più produzioni, e che queste attirino più pubblico e non sempre i soliti aficionados, affinché le scenografie magari costino un po’ meno e non vengano poi buttate via, e la bigliettazione continui il trend positivo dell’ultimo anno". "Vogliamo credere che anche voi, come noi, vorreste investire sui giovani (bene Recondita armonia) e quindi più coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado usando gli orchestrali costretti a casa; che anche voi come noi vorreste attirare direttori emergenti; che anche voi come noi vorreste che l’eccellenza del Maggio sia prima di tutto eccellenza nel marketing con un cartellone all’altezza della città, e non solo il vivere di ricordi dei fasti passati.

Voi siete la forza lavoro: dovreste prendervela con chi non la impiega al meglio e vi mortifica gestendovi male, perché questo è solo un problema di gestione, di volontà di gestire al meglio, non questione di più o meno soldi dallo Stato, ma di come vengono gestiti e usati. Non è più il tempo delle vacche grasse, bisogna rimboccarsi le maniche e sfidare i tempi". "Nei giorni scorsi si è gridato da più parti ‘al lupo al lupo’ circa il rischio del declassamento del Maggio musicale da parte di quel cattivo del ministro Bondi.

Noi non avevamo dubbi che ciò avvenisse. Noi avevamo detto, quando il Sindaco prima ancora di leggere il decreto aveva sposato il grido di allarme – ingiustificato – che si levava, di aspettare, di leggere il decreto e dopo commentare e tantomeno metter mano al portafogli (2 miliardi vecchie lire tra Renzi/Comune e Rossi/Regione, soldi non loro ma dell’intera comunità). Il Maggio, Strozzi e Gabinetto Viesseux si mangiano da soli il capitolo della cultura del Comune". "Infatti, il declassamento non c’e stato e invitiamo Renzi a leggersi i primi tre articoli del decreto perché come presidente della Fondazione deve basare su questi la sua azione futura.

I privati devono essere stuzzicati e allettati, e se Ferragamo preferisce donare di più al Meyer un motivo c’è; se la Banca Monte dei Paschi scappa e la Fondazione ha ridotto il contributo, se Confindustria elargisce la stessa cifra (40.000 euro) che dà a Firenze Parcheggi ci sarà un motivo. Ci sarà un motivo se solo il 16% viene dai privati. A Milano i privati coprono il 60% delle risorse rispetto al 40% che mette il pubblico. I lavoratori della lirica devono capire che è necessario adeguarsi al cambiamento dei tempi; forse è necessario accettare qualche sacrificio oggi per avere tempi migliori domani.

Gli scioperi, le barricate e i funerali arrecano danni ad aziende già in crisi, alzare la voce non serve a nessuno; sono obsoleti questi toni da scontro, bisogna ragionare tutti insieme senza divisioni ideologiche inutili". "Ma se davvero come si è letto un direttore come Metha si mette dal palcoscenico a fare politica e a dare del poveraccio al testo del decreto, allora vuol dire che non si vuole cercare il bene della lirica, ma solo fare demagogia a buon mercato, e si andrà poco lontano.

Il ministro Bondi merita l’incoraggiamento di chi ama veramente la musica e l’arte, di chi è intellettualmente onesto e non tollera che ci sia qualcuno che si spaccia per vestale della cultura trasformando i templi della musica in arene per comizi per fare una propaganda a spese dei cittadini tutti”. (fdr) L'intervento di Mario Razzanelli "Firenze compatta per rilanciare il Maggio. Non si può accettare passivamente il declino di un'istituzione che fa parte della cultura "vivente" della nostra città, un patrimonio inestimabile che si aggiunge a quello lasciatoci dai nostri avi.

Non si può neanche concepire che la cultura venga amministrata a colpo di decreto”. Lo ha dichiarato Mario Razzanelli intervenendo nel corso del Consiglio straordinario che si è tenuto presso il Teatro Comunale. "Il Festival del Maggio - spiega Razzanelli - è un fiore all'occhiello per Firenze e per tutta la cultura italiana. Sono certo che l'Austria non accetterebbe di vedere declassato il Festival di Salisburgo, evento che conferisce lustro all'intera nazione. Di fronte a tale ipotesi, le istituzioni locali e nazionali si attiverebbero congiuntamente per evitare un simile disastro.

Per il Maggio serve un intervento deciso, che veda coinvolte tutte le forze politiche, le istituzioni culturali e anche il mondo dell'imprenditoria e dei privati". "Senza dubbio – aggiunge Razzanelli – il Maggio necessita di una gestione più oculata che possa consentire di avere bilanci migliori rispetto a quelli attuali. Si dovranno analizzare i costi ed eliminare gli sprechi qualora vengano evidenziati. Ma soprattutto si deve aumentare la produttività, con un metodo che consenta un miglior impiego del personale a disposizione senza che questo comprometta la professionalità e la qualità artistica delle nostre maestranze.

Se si pensa di risanare il Teatro diminuendo la produzione e vendendo il patrimonio siamo sulla strada sbagliata. In questo caso, il Teatro potrebbe avere grossi problemi”. Razzanelli ha posto l'accento sulla questione del Parco della Musica, oggetto di indagini da parte della Magistratura. "Il governo nazionale – spiega Razzanelli - deve giustificare un comportamento anomalo, quasi schizofrenico, nei confronti del Maggio. Il Parco della Musica, opera decisa e finanziata per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia, che costerà oltre 300 milioni di euro (e potrebbe superare i 400), sarebbe destinata a ospitare un "bambino mezzo morto".

Di fronte a questa ipotesi, forse sarebbe più utile evitare lo sperpero di tali risorse, lasciare il Maggio dov'è adesso e destinare i fondi alla gestione della Fondazione. Con tutti quei soldi il Maggio non avrebbe problemi per i prossimi 50 anni". "La questione del nuovo Teatro - dichiara ancora Razzanelli – è nel mirino della magistratura. Oltre all'annullamento del TAR, del quale attendiamo tutti di conoscere le motivazioni, pende anche lo spettro della nullità ai sensi dell'art. 253 dlgs.

163/2006, che potrebbe comportare, qualora uno degli interessati facesse ricorso al TAR, l'azzeramento "ex tunc" del contratto. Di conseguenza la ditta dovrebbe cessare i lavori. Per questo la prudenza amministrativa suggerirebbe una sospensione in attesa che venga deciso il ricorso presentato dalla SAC contro la sentenza del TAR del Lazio". Conclude Razzanelli: "Occorre, infine, valorizzare la presenza dei privati, piccoli e grandi, come cofinanziatori della Fondazione. Quattro anni fa è nato, anche su mia indicazione, il comitato di fund raising, che esiste ormai solo sulla carta essendo deceduto da tempo.

In quattro anni, si è riunito una sola volta. Città come Zurigo e Francoforte ottengono contributi sostanziosi grazie a comitati di fund raising che funzionano". (fd) L'intervento di Valdo Spini "Abbiamo due problemi: quello generale (che è l’occasione immediata della nostra mobilitazione) del Decreto del Governo sugli Enti Lirici, e i nostri problemi peculiari del Maggio Fiorentino. Occorre innanzitutto premettere che il Maggio Musicale Fiorentino è il festival musicale più antico d’Italia, risalendo la sua istituzione al 1933, e che a livello europeo è tra i primi in Europa; così come va ricordata l’importanza della vocazione sinfonica dell’istituzione del Maggio e il suo forte impegno culturale durante tutto l’arco dell’anno non solo a livello nazionale ma anche a livello internazionale.

Tenendo anche conto che l’opera italiana è un veicolo formidabile di diffusione della nostra lingua e della nostra cultura. I guai per il Maggio Musicale Fiorentino sono iniziati con la legge sulle Fondazioni che commisurava il contributo statale al contributo privato, con il risultato di avvantaggiare Milano, dotata di un retroterra economico nemmeno paragonabile a quello della nostra città". "Va altresì sottolineato come l’apporto di turisti culturali che Firenze da al nostro Paese, rappresenta un contributo alla bilancia dei pagamenti nazionale che lo Stato italiano deve riconoscere.

Questo per la specificità del Maggio. Quanto agli adempimenti del Teatro, riteniamo che dopo la loro nomina i nuovi responsabili debbano presentare un loro ‘piano industriale’. Ci sono poi i problemi più generali legati al Decreto, che blocca piuttosto che incentivare a migliorare. Qui lo Stato italiano deve decidere: se continuano a diminuire i soldi per la cultura, deve introdurre meccanismi di deducibilità fiscale veramente incentivanti, cosa che oggi non è. Sappiamo molto bene che dobbiamo fare nuovi e qualificati sforzi come territorio fiorentino a favore del Maggio, ma non possiamo farli contro corrente, in un clima nazionale sfavorevole. Infine un memento, cioè una preoccupazione: stiamo parlando di un edificio di cui ci si è impegnati alla vendita per costruire il nuovo teatro e la cui asta è andata deserta".

(lb) L'intervento di Francesco Bonifazi "Vogliamo testimoniare che la città e le istituzioni non solo hanno a cuore i destini della cultura fiorentina, ma che intendono difendere le proprie eccellenze, di cui il maggio ne è degno rappresentante non solo per la città o per il paese, ma per tutta la lirica internazionale”. Così è intervento oggi il capogruppo del Pd Francesco Bonifazi durante la seduta aperta del consiglio nel ridotto del Teatro comunale. “L’obiettivo – ha detto Bonifazi - è quello di far presente a tutti i livelli istituzionali che non accettiamo provvedimenti legislativi tesi a penalizzare in modo immeritevole il Maggio, ma vogliamo rilanciare la sua presenza e l’iniziativa culturale.

Riteniamo giustificate le proteste contro l’attuale decreto del ministro Bondi e chiediamo che venga ritirato in modo che il Parlamento possa discutere ed approvare una nuova e più ponderata legge. Colpisce – ha aggiunto Bonifazi - la lettura di questo provvedimento, l’assenza di qualsiasi richiamo al ruolo che lo stato dovrebbe esercitare per favorire e tutelare la formazione musicale e culturale. Quella del Governo è una posizione preoccupante, ancora più preoccupante se letta insieme ad altri provvedimenti emersi recentemente che hanno fortemente penalizzato in termini di finanziamenti e di servizi, la cultura di questo paese.

Mi riferisco al cinema, alle riviste culturali, ai tagli alla scuola e all’istruzione. Noi pensiamo in maniera opposta. La cultura è un diritto e una risorsa su cui fondare lo sviluppo del paese”. Secondo il capogruppo “è inaccettabile che venga utilizzato lo strumento legislativo d’urgenza per attuare una riforma degli enti lirici italiani. Tutto questo è così grave che si possono persino immaginare eventuali profili di conformità al dettato costituzionale. Giusta è quindi la reazione dei lavoratori e di tutto il mondo artistico degli enti lirico–sinfonici.

Noi rifiutiamo – ha concluso Bonifazi - che si parli come questa destra ha fatto in Consiglio comunale del Maggio Fiorentino come di un ‘carrozzone’ o di un ‘pozzo senza fondo’. Siamo consapevoli delle debolezze, ma anche delle sue specificità rispetto ad altre fondazioni. Le istituzioni, il sindaco, il presidente della Provincia, il presidente della Regione hanno siglato un patto istituzionale teso a difendere e valorizzare questa straordinaria eccellenza che il nostro territorio ha realizzato e che tutto il mondo ci invidia”.

(lb)

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