I misteri di una stagione sfortunata e le incognite future

Ingiustizie arbitrali, squalifica di Adrian Mutu, polemiche interne alla società, sino all'esito deludente della stagione. I tifosi viola avranno di che discutere per un pezzo di un'annata che preferirebbero dimenticare alla svelta

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 maggio 2010 22:20
I misteri di una stagione sfortunata e le incognite future

Il pareggio di oggi in casa con il Siena, ultima in classifica, chiude una stagione deludente dal camminio altalenante, che ha tradito le aspettative in campionato, con l'aggiunta delle recriminazioni in coppa Italia e in quella dei Campioni. Il bilancio della stagione 2009-10 è perdente, nonostante alcune serate indimenticabili, come quella che, a Liverpool, ha regalato alla Fiorentina il primo posto nel girone della Champions. Come è possibile che la squadra che ha espugnato l'Anfield Road e ha messo in difficoltà il Bayern di Monaco non sia riuscita nemmeno ad assicurarsi l'iscrizione alla prossima stagione delle coppe europee? L'esito di questa annata è talmente inspiegabile che i tifosi continueranno ad interrogarsi per un bel pezzo sulle vere cause del naufragio.

Di chi è la colpa? La squadra non è certo all'altezza delle corazzate del campionato, Inter, Roma, o Milan. Eppure la Fiorentina consegna due suoi uomini alla nazionale di Lippi, che probabilmente incontreranno al Campionato del Mondo in Sudafrica diversi loro compagni stranieri. Una buona squadra, dotata di interessanti individualità, che ha pagato sopratutto il limite di una rosa ristretta rispetto alle grandi. Sulla stagione viola hanno pesato i molti sfortunati infortuni, e numerose decisioni arbitrali (come il bassissimo numero di rigori concessi) che hanno determinato alcune partite chiave del campionato e delle coppe. Eppure bisogna identificare il punto di svolta stagionale nella disgraziata squalifica di Adrian Mutu, un evento incredibile che ha condizionato le partite successive.

Il campione rumeno, nella vicenda controversa dell'assunzione del farmaco proibito, ha mostrato di non essere all'altezza del ruolo chiave che da lui si attendeva Firenze, città a cui ha regalato indimenticabili prodezze, ma che quest'anno sperava da lui la guida dei compagni verso traguardi ambiziosi. Ebbene un “regista” di imprese continentali non può farsi “consigliare” le medicine dalla mamma. Quella di Mutu è una storia strampalata che non è degna di un professionista di levatura europea.

Infatti dall'Europa Mutu è stato allontanato, seguito in breve tempo dai suoi compagni di squadra. Veniamo a Cesare Prandelli e Pantaleo Corvino. Sono considerati due delle migliori espressioni del calcio italiano. L'allenatore viene indicato periodicamente in procinto di sedere sulle panchine nei grandi club, come in nazionale. Ed è immaginabile che prima, o poi lasci Firenze, che sinora lo ha letteralmente adorato. Da mesi però si rincorrono voci sui suoi difficili rapporti con il direttore sportivo e con lo spogliatoio.

Ultimamente sembra che le relazioni non siano state facili nemmeno con la proprietà. Dovunque il destino diriga Prandelli, divergenze strategiche sulla rosa e sulla campagna acquisti e una scarsa capacità comunicativa con i ragazzi in campo non saranno mai buone basi per conquistare successi. Veniamo ai vertici societari. Erano decenni che in città non si apprezzava una gestione così stabile della Fiorentina. Lo stile Della Valle ha fatto parlare di noi anche all'estero, per il fair play e l'eleganza con cui i viola hanno affrontato le alterne vicende dello sport.

Ai fratelli marchigiani si può forse rinfacciare qualche promessa estiva di troppo, ma non l'oculata gestione in un epoca di crisi globale industriale in cui le proprie risorse familiari e aziendali non meritano di essere sperperate sul mercato del calcio. Non si può sensatamente pretenderlo. Può darsi che i Della Valle si aspettassero qualcosa di più da Firenze. A un certo punto forse hanno creduto di avere in tasca il via libera amministrativo per la realizzazione del nuovo stadio e della cittadella viola a Castello.

Si sarebbe così dischiusa una prospettiva di business sulla falsa riga dei grandi club europei? Difficile dirlo. Certo è che gli imprenditori della moda siano venuti in città anche per qualcos'altro, oltre che per lo scarno palmares della Fiorentina. Se sono rimasti delusi dai Fiorentini, tifosi, o politici che siano, sarebbe bene che si chiarissero con sincerità. I controproclami delle settimane scorse hanno solo lasciato sbigottiti gli appassionati. Se a Firenze non hanno trovato quello che cercavano possono sempre mettere in vendita la società.

Può darsi che il momento non sia felice per vendere una squadra di calcio. Ma, considerando come i Della Valle sono entrati in possesso della Florentia Viola e quanto valgano ancora molti giocatori viola, a vendere non rimetterebbero moltissimi soldi. Qualcuno che ambisca a prendere in mano l'onore/onere viola si troverà. A cominciare da chi non ne ha mai fatto mistero, come la famiglia Fratini della Rifle, che l'interesse per la Fiorentina lo manifesto all'epoca del fallimento Cecchi Gori e che per il nuovo stadio avrebbe a disposizione alternative a Castello.

Per arrivare a imprenditori non fiorentini come i Della Valle, che magari hanno fatto fortuna in altri sport e ambirebbero a entrare da una delle porte principali nel grande circo del calcio italiano. Pensate a Giorgio Squinzi, proprietario del marchio Mapei, che da anni investe con successo i suoi soldi nella squadra più illustre del ciclismo nazionale e ultimamente nella rivelazione del pallone nostrano, quel Sassuolo ai vertici della serie B. Il patron della Mapei sarebbe interessato a fare il grande salto.

Nelle ultime settimane c'è chi lo racconta autocandidatosi a rilevare addirittura una grande del Calcio, quel Milan che per Silvio Berlusconi è anche “immagine politica” (e quindi incedibile), ma in cui il capo del governo non spende più volentieri come una volta. Bene: se la strada verso Milano fosse sbarrata, chissà che lo Squinzi non voglia rivolgersi verso sud per valicare gli Appennini... di Nicola Novelli

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