La scoperta di una serie di mutazioni genetiche durante una ricerca sulle malattie rare delle ossa condotta dall’Unità Operativa Malattie del Metabolismo Minerale e Osseo dell’Ospedale di Careggi, segna un nuovo, significativo passo avanti nella comprensione di queste patologie, oggi per lo più incurabili, e apre la strada alla messa a punto di terapie specifiche. Ne ha dato notizia oggi a Firenze, al congresso mondiale sull’osteoporosi IOF-ECCEO, l’endocrinologa Maria Luisa Brandi (nella foto), direttrice dell’Unità di Careggi, uno dei più importanti centri italiani per lo studio di queste particolari malattie. Le mutazioni genetiche, ha spiegato, sono state rilevate su alcuni dei 15 pazienti affetti da Calcinosi Tumorale Familiare (FTC) che il reparto sta seguendo.
Come noto, la FTC è un raro e grave morbo della pelle e dei tessuti molli. E’ ereditaria e nei primi 20 anni di vita dei pazienti provoca depositi di calcio a livello della pelle, dei muscoli, tendini e legamenti che circondano le articolazioni, soprattutto quelle del bacino, spalle, piedi e polsi. Queste calcificazioni, ricorrenti e dolorose, superano talvolta il chilo di peso, danneggiano le articolazioni limitando i movimenti, possono ulcerare la pelle creando fistole che tendono a infettarsi, e richiedono frequenti interventi chirurgici. Le cause scatenanti sono varie: malattie reumatiche (LES, Sclerodermia, Dermatomiosite), gravi problemi renali, tessuti danneggiati da traumi, infezioni, ridotta ossigenazione del sangue.
La FTC si distingue per un particolare quadro metabolico: mentre la concentrazione di calcio nel sangue è normale, aumenta il fosfato che precipita con il calcio vicino alle grandi articolazioni. In certe forme di FTC si associano concentrazioni anomale di vitamina D attiva, che causano un aumento del calcio riassorbito a livello renale e intestinale. All’esame del metabolismo calcio-fosforo dei 15 pazienti, l’equipe della professoressa Brandi ha aggiunto una serie di analisi genetiche e sono state così riscontrate mutazioni di vario tipo e gravità in tre diversi geni deputati al controllo dei livelli circolanti di fosfato e vitamina D. Una di queste mutazioni riguarda il gene FGF23 (Fibroblast Growth Factor 23).
Questo gene dà origine a un ormone chiamato Fosfatonina, che stimola l’eliminazione del fosfato a livello renale e riduce la produzione di vitamina D. I soggetti con basse concentrazioni nel sangue di FGF23 hanno infatti elevate concentrazioni di fosfato e vitamina D3 attiva. Il secondo gene mutato è GALNT3, il cui prodotto è la Glicosiltrasferasi, un enzima che previene la degradazione di FGF23. Le mutazioni di GALNT3 determinano anch’esse bassi livelli di FGF23 intatto. Il terzo gene è Klotho, che ha il compito di facilitare ha il compito di facilitare le azioni specifiche di FGF23 e di regolare i livelli plasmatici di vitamina D e del calcio.
Per capire meglio le possibili cause della FTC, è stato poi sviluppato un modello in vitro prelevando dai pazienti del grasso sottocutaneo. Queste cellule dette preadipocitiche, indotte artificialmente a differenziarsi in altre di tipo osteoblastico (gli Osteoblasti sono le cellule reponsabili della formazione di matrice ossea), hanno prodotto depositi minerali con maggior rapidità rispetto ai soggetti senza FTC. “Abbiamo dunque individuato qualcosa di sicuramente importante”, spiega la professoressa Brandi, “Non abbiamo ancora la risposta completa, ma ci stiamo avvicinando alla soluzione del problema.
E proprio questi studi dimostrano la necessità di creare a Firenze, dove esistono competenze di eccellenza, un Centro nazionale per la ricerca sulle malattie delle ossa”.