Spietati, eccoli che arrivano, Baustelle

Ieri sera il loro atteso concerto al Sashall di Firenze.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 aprile 2010 14:09
Spietati, eccoli che arrivano, Baustelle

Se è vero che "il tempo ci sfugge ma il segno del tempo rimane", come cantano, rievocando nostalgicamente un'amicizia che fu, in "Le Rane", dal nuovo album "I Mistici dell'Occidente", nessun segno deturpa il profilo dei Baustelle che si sono presentati al concerto di Firenze in piena forma, consapevoli del valore della loro ultima opera discografica. Il terzetto di Montepulciano - Francesco Bianconi: voce, chitarre, tastiere, Rachele Bastreghi: voce, tastiere, Claudio Brasini: chitarre - si presenta, al termine di un mini tour che ha toccato prima Milano, Roma e Torino, in una versione orchestrale con quartetto d'archi, fiati, coristi e percussionista, per celebrare il loro quinto album ed alcuni "classici".

"I Mistici dell'Occidente" - prodotto, oltre che dallo stesso Bianconi, anche da Pat McCarty che ha collaborato anche con U2 e Rem - conferma il raffinato talento compositivo di Bianconi, che spicca come autore mai scontato e di ampio respiro melodico (ah finalmente uno che sa scrivere canzoni..!). Scenografia minimalista, atteggiamento sobrio ed elegante, con quel tanto che basta per concentrare l'attenzione sulla musica e testi mandati a memoria da una platea partecipe. E‘ questa la cifra stilistica di un gruppo che, ormai in piena maturità artistica, ha trovato una sua precisa collocazione nel panorama musicale italiano, con convinto riscontro di pubblico e critica (binomio raro).

Quasi due ore di avvolgenti musiche, tra suggestioni cantautorali di rinnovato vigore (De André ma anche Paolo Conte), echi morriconiani e testi di un Bianconi distaccatamente critico della vacuità del nostro tempo, sopportabile solo attraverso un sano "misticismo" ("ci salveremo disprezzando la realtà.."). Toccante e profonda l'esecuzione di "Il Sottoscritto", trascinante "Gli Spietati" (con la citazione del riff di "Ma che colpa abbiamo noi" dei Rokes), ritmica rock'n'roll per "Le Rane", per passare alle note "La guerra è finita" e "Charlie fa surf", al pezzo per "intenditori", "Gomma", gemma del loro primo album del 2000 "Sussidiario illustrato della giovinezza" ed ad un medley del vecchio repertorio fra cui "Beethoven o Chopin" della seconda opera "La moda del lento" del 2003.

In un affascinante ed efficace contrappunto tra struggente musicalità ed ermetismo lirico (quanto intrigante è scovarvi le citazioni letterarie delle buone letture di Bianconi), scorre via una serata così emozionante e significante che, come canta Bianconi, "..a sapervelo spiegare che filosofo sarei". di Sergio Chellini

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